La prima candidatura in quinta elementare, poi l’esperienza da vice e quella da primo cittadino. È una delle elette dei comuni che hanno creato i consigli per i ragazzi. Ecco cosa fanno e a cosa servono

Dice sua madre, Valeria Temprati, che a dieci anni, impegnata tra prove e viaggi, uno persino in Cina, con il Piccolo coro dell’Antoniano, le chiese: «Mamma, secondo te riesco a candidarmi? Perché avrei piacere». Inizia così l’avventura politica di Michelle Lamieri, sindaca quindicenne del comune bolognese di Castel San Pietro Terme, 20 mila abitanti e una lunga tradizione di cittadinanza attiva a misura di bambino. L’idea di istituire il Consiglio comunale dei ragazzi nasce nel 2000, mutuata da una tradizione francese sorta alla fine degli anni Settanta e poi estesa anche ad altri Stati europei. Il primo esempio, oltralpe, è quello di Schiltigheim, nella regione del Grand Est, dove gli amministratori locali francesi sognavano iniziative concrete per dar voce alle giovani generazioni. In seguito, gli esempi si sono moltiplicati anche nel nostro Paese. E Castel San Pietro Terme è uno di quelli, insieme ad altri 183 comuni italiani.

 

«I ragazzi preparano una candidatura vera e propria per venire eletti. Si vota nelle scuole, statali o paritarie che siano. Una volta scelti i membri del Consiglio, sono loro stessi a eleggere il sindaco. Tutti i candidati si presentano con un programma elettorale, legato in questa prima fase a temi scolastici», spiega Fausto Tinti, primo cittadino (adulto) di Castel San Pietro Terme. «Quando diventano sindaci, i progetti escono dal perimetro della scuola per dedicarsi alla città». Le iniziative sono molteplici. Contrastare il bullismo, celebrare la memoria e la Resistenza, tutelare l’ambiente, promuovere lo sport. Gli eletti restano in carica due anni, la competizione aiuta a crescere e non esclude, perché chi arriva secondo diventa vicesindaco. Gli incontri con i rappresentanti adulti sono numerosi, due quelli topici: la presentazione dei progetti all’inizio del mandato e, una volta concluso, il bilancio dei risultati ottenuti. «Il nostro obiettivo è valorizzare il lavoro dei giovani delegati e finanziare alcune delle attività che propongono, qualora rientrino nelle politiche del Comune», aggiunge Tinti. Fanno da tramite l’ufficio delle politiche giovanili e gli educatori, che accompagnano i ragazzi nella loro avventura politica.

Isabella Franceschini

«La mattina la sveglia suona molto presto, perché vado a scuola a Bologna, al liceo classico Galvani. Finite le lezioni ho le prove al teatro comunale, la musica è una delle mie passioni», racconta Lamieri. L’altra sono i libri. In questi giorni sul comodino ne ha due, entrambi romanzi. “Teodoro” di Melissa Magnani e “Di sangue e di ferro” di Luca Quarin. «Se quando torno a casa ho un po’ di tempo libero e ho finito i compiti, per studiare sfrutto ogni pausa o i tragitti in autobus, mi piace partecipare alla vita culturale della mia città. In particolar modo agli incontri con gli autori in libreria. È così che capisco quali letture mi potrebbero interessare». All’avventura del Consiglio comunale Lamieri si avvicina per curiosità. Verso altre culture e nei confronti di nuove persone da conoscere «Mi affascinano da sempre, così come l’opportunità di dialogare con loro. Ho iniziato come vicensindaca, lo sono stata per due anni. Poi sono stata eletta sindaca. Queste esperienze per me sono il segno dell’apertura verso il futuro e la cittadinanza attiva. E incarnano i miei valori. Mi piace condividere idee, ascoltare, mettermi in discussione in prima persona».

 

La prima candidatura arriva quando è in quinta elementare e in gran parte è incentrata sul rispetto dell’ambiente. «Ci tengo da sempre e volevo far aprire gli occhi anche ai miei compagni, con esempi e proposte concrete». Si ispira all’attivista svedese Greta Thunberg e a Boyan Slat, giovane fondatore (ha 27 anni) dell’organizzazione no profit The ocean cleanup, creata per ripulire i mari dalla plastica. Perché «senza tutela dell’ambiente non c’è futuro», dice sicura. Per questo, oltre ai temi più classici del riciclaggio, recupero e riutilizzo dei materiali ha proposto il plogging, una corsa durante la quale si raccolgono anche i rifiuti. E un’autostrada delle api, una sorta di percorso creato con piante specifiche che ne agevolino il passaggio molte volte ostacolato dall’inquinamento o dagli allevamenti intensivi. «Mio nonno era un apicoltore e da piccola mi portava sempre a vedere le teche delle api», racconta. «Il resto del programma era incentrato sulla scuola, chiedevo più aule studio e laboratori pomeridiani. E proponevo di introdurre nuove cose come la cracking art, installazioni urbane che rappresentano animali e sono fatte di plastica riciclata. La prima volta che le ho viste era durante una mostra di Chagall».

 

Se si guarda indietro, Lamieri è soddisfatta: «Penso che iniziative simili debbano esserci ovunque, sono lo strumento per ascoltare davvero la nostra voce». Ne è convinto anche il primo cittadino di Castel San Pietro Terme. «I ragazzi sono prima di tutto uno specchio, di quello che fai o non fai. Si presentano con una passione e un entusiasmo che spesso noi grandi abbiamo dimenticato. Stimolano e coinvolgono tutta la comunità. Ci danno l’occasione di mettere a fuoco diverse tematiche, partendo da esperienze che in molti casi hanno vissuto direttamente. Creano momenti di introspezione e analisi, portando soluzioni». Il Consiglio comunale dei ragazzi non ha un valore simbolico ma un ruolo pratico. Pone domande, esige risposte e svela i comportamenti sbagliati. «Come quando con il plogging hanno riempito cinque contenitori trasparenti, di quelli che vengono usati negli uffici per servire l’acqua, di cicche di sigarette. Nei giorni successivi il numero di mozziconi è diminuito significativamente. Ci hanno messo davanti al problema che abbiamo creato, cambiando in meglio il nostro modo di comportarci», dice Tinti.

 

Il mandato di Lamieri sarebbe scaduto, ma per via della pandemia e dell’impossibilità di indire nuove elezioni è sindaca ad interim. «Sarò ben contenta di passare il testimone, non voglio togliere quest’occasione ad altri», commenta. Anche perché la aspetta una nuova avventura, nell’Assemblea regionale dei ragazzi e delle ragazze dell’Emilia Romagna, dov’è fresca di elezione. Un’altra sfida e più coetanei da rappresentare. «Sentivo il bisogno di continuare a fare, a dialogare, anche se la mia esperienza a Castel San Pietro Terme stava giungendo al termine. Volevo portare i miei valori più in alto, farli conoscere a più persone». L’Assemblea regionale dei ragazzi è un progetto recente, nato a novembre 2021 come gesto simbolico di ripartenza dopo il virus. È composta da 50 tra bambini e adolescenti, tra i nove e i 18 anni, che hanno la possibilità di formulare proposte ed esprimere pareri su tematiche loro vicine. «È una sentinella sul territorio», spiega Francesca Marchetti, consigliera regionale e presidente della Commissione V che si occupa, tra le altre cose, di scuola e politiche giovanili.

 

Le candidature sono state esaminate da collaboratori regionali e funzionari, tenendo conto delle esperienze dei giovani, della rappresentanza territoriale e dell’età. «Sono arrivate 141 domande, per noi un motivo di orgoglio. Da studenti di licei e istituti tecnici, da persone nate da genitori stranieri. È un obiettivo raggiunto, perché declina a pieno il significato di partecipazione e rappresentatività», dice Marchetti. Istituendo l’Assemblea regionale, l’Emilia Romagna ha seguito due bussole: l’articolo 12 della Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza, ogni bambino gode del diritto all’ascolto e alla partecipazione, e la legge regionale n.14 del 2008. Secondo cui bambini, adolescenti e giovani sono «risorsa fondamentale della comunità». Poi, commenta la consigliera, l’Assemblea serve anche ad agevolare il dialogo tra istituzioni, «poiché molte volte gli effetti delle politiche comunali derivano dal scelte e provvedimenti adottati a livello regionale».

 

Michelle Lamieri ancora non sa cosa le regalerà il futuro. «Sono una ragazza determinata, mi piacerebbe portare in Europa la voce dell’Emilia Romagna, per questo vorrei studiare diritto internazionale. O scienze politiche. Sono progetti, adesso ho ancora 15 anni, ma mentalmente mi vedo già lì». È l’orgoglio di sua madre, la signora Temprati, di professione contabile amministrativa, che sorridendo dice: «Io nella vita faccio tutt’altro, ho i numeri nella testa». E aggiunge: «Però le abbiamo sempre insegnato il rispetto. Per le persone, le cose, l’ambiente. Forse parte della sua passione viene da lì. O da tutti quelli che ha incontrato nel suo cammino, dai soggiorni all’estero, dalla sua freschezza ed energia». Che rappresentano davvero l’aspetto bello e sano della politica.