Il discorso di Mario Draghi per le comunicazioni in Senato sulle sue dimissioni non è piaciuto a Silvio Berlusconi e a Matteo Salvini: troppo duro nei toni e senza apertura al dialogo su balneari, tassisti e tasse. Tre argomenti molto cari al centrodestra.
E a nulla questa volta sono serviti i soliti tentativi dei governisti di Forza Italia e Lega, in primis Renato Brunetta e Giancarlo Giorgetti, per evitare alla fine l’apertura vera della crisi del governo. Riuniti a Villa Grande, a Sud di Roma, i due leader dopo il discorso di Draghi hanno deciso di dare mandato ai propri capigruppo in Senato di chiedere un nuovo esecutivo senza il Movimento 5 stelle di Giuseppe Conte che questa situazione ha creato non votando il ddl Aiuti: «Il Senato accorda il sostegno all'azione di un governo profondamente rinnovato sia per le scelte politiche sia nella composizione», mette nero su bianco il partito di Salvini in una risoluzione firmata dai senatori Roberto Calderoli e dal capogruppo leghista al Senato Massimiliano Romeo. E il forzista Maurizio Gasparri aggiunge: «Se c'è una maggioranza, può governare il Paese con questo presidente del consiglio. Non abbiamo esigenze di poltrone ma di serietà sì e di discontinuità sì. Con chi scambia il Parlamento - che voleva aprire come una scatoletta - per il teatrino della politica non possiamo condividere un percorso, lei presidente Draghi meno ancora di noi».
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«Stavolta è finita», sussurra subito dopo a Palazzo Madama un componente della segreteria dem, mentre Matteo Renzi ai suoi dice: «Questa volta Draghi ci manda a quel paese». «Conte combina il più epico guaio della storia recente. Ma il centrodestra di governo, geloso, gli ruba in corner, davanti agli Italiani, la responsabilità di far cadere il governo Draghi. Ma davvero stiamo assistendo a tutto questo?», dice il presidente della Liguria e di Italia al Centro, Giovanni Toti.
Alla fine il «colpo di pistola di Sarajevo» evocato dal segretario del dem Enrico Letta è stato davvero sparato da Conte. E addio cos’ a quella «meravogliosa giornata» che oggi si auspicata proprio il segretaro del Pd che rishcia di vedersi crollare davanti non solo il governo Draghi di oggi ma anche la futura alleanza con i 5 stelle.