Ciao Eugenio. Ciao fondatore de L’Espresso, padre nobile del giornalismo italiano, coscienza critica della sinistra. C’è Scalfari sulla copertina del nuovo numero del giornale: il suo famoso sguardo penetrante ha un sottofondo affettuoso (lo scatto è di sua figlia Enrica), il viso è avvolto dall’inconfondibile cornice di barba e capelli bianchi. Al giornalista scomparso e al secolo che ha caratterizzato con la sua lunga vita è dedicato uno speciale con scritti di Bernardo Valli, Leopoldo Fabiani, Wlodek Goldkorn e Bruno Manfellotto. In chiusura, un articolo indimenticabile dello stesso Scalfari, che spiegava perché tra Achille e Ulisse preferiva il secondo.
L’apertura del giornale è sulla crisi di governo. Uno sfracello, lo definisce Susanna Turco, una sceneggiata vergognosa che lascia il parlamento nudo, come scrive Lirio Abbate nel suo editoriale. Una crisi che riporta Berlusconi al ruolo di Caimano (di Carlo Tecce) e che segna il finale del lungo addio tra Pd e 5Stelle (di Antonio Fraschilla).
Putin è al centro delle nuove rivelazioni degli “Uber files” del Consorzio internazionale di giornalismo investigativo (di Paolo Biondani e Leo Sisti) con il suo giro di soldi e potere: un potere che, rivela Federica Bianchi, di fronte all’impasse della guerra in Ucraina declassa gli oligarchi e si affida ai blogger. Negli Usa intanto tiene ancora banco il complotto di Donald Trump contro l’elezione di Biden (ne scrive Alberto Flores d’Arcais).
In un periodo come questo l’ecologia rischia di passare in secondo piano: e invece è proprio il momento di puntare sul green, spiega Elly Schlein a Gloria Riva, mentre Eugenio Occorsio fa il punto sulla riscossa dei fautori del petrolio. Anche i diritti civili vengono accantonati: ma una schiera di sindaci corre ai ripari a forza di cittadinanze onorarie (di Paolo Di Falco e Enrico Filotico). Rimini intanto, scrive Marco Grieco, si prepara a diventare capitale estiva del Gay Pride.
E L’Espresso chiude con un invito al bacio lanciato da Manuel Vilas (in dialogo con Gigi Riva) e un viaggio nell’eterno eros di Pompei firmato da Marisa Ranieri Panetta. Francesca De Sanctis presenta gli ‘A67, band premiata dalla giuria del Tenco, e Gérald Bronner spiega ad Anna Bonalume come combattere le fake news a colpi di Lumi e razionalità.
Nel giornale, che offre ai suoi lettori venti pagine in più, resta ancora spazio per scoprire la città delle donne nel Kurdistan assediato (di Alessia Manzi e Giacomo Sini), la battaglia di Dalila contro il body shaming (di Margherita Abis) e la missione sul Vesuvio per testare robot e droni che andranno nella spazio (di Emilio Cozzi). E Mathieu Kassovitz parla con Emanuele Coen della sua vera passione: che non è il cinema, ma lo sport.