Sanità
La caduta del governo Draghi rischia di accelerare il collasso dei pronto soccorso
Le carenze dell’organico nel Sistema Sanitario nazionale sono drammatiche: l’esecutivo uscente stava avviando alcune misure per arginare l’emergenza. Ma le incertezze politiche rischiano di far saltare tutto. «Ci sentiamo sempre più soli e traditi dalla politica»
Cade il governo, crollano i Pronto Soccorso. Prima che Mario Draghi presentasse le proprie dimissioni al presidente della Repubblica, il ministro della Sanità, Roberto Speranza, insieme ad Andrea Orlando, al vertice dei ministero del Lavoro, stavano varando alcune modifiche per rafforzare il ruolo dei medici di Emergenza e Urgenza, così da convincere un maggior numero di camici bianchi a entrare in servizio nelle corsie dei pronto soccorso italiano che, al momento vivono una carenza di 4.800 professionisti.
Un processo sfumato per sempre e che rischia di mandare in tilt i pronto soccorso d'Italia. La denuncia arriva dai vertici di Simeu, Società Italiana di Medicina d'Emergenza Urgenza: «È la peggiore estate da quando esistono i Pronto Soccorso. Siamo sotto organico e, allo stesso tempo la carenza di sanità territoriale e di medici di base fa sì che gli accessi al Pronto Soccorso siano aumentati del 20 per cento nelle ultime settimane, proprio perché siamo l'unico punto di riferimento sanitario per la cittadinanza», avverte Fabio De Iaco, Presidente Nazionale Simeu. In alcune regioni la situazione è anche peggio: «In Lazio, ad esempio, nella giornata del 22 luglio risultava preso in carico un cittadino ogni 1325 abitanti. Sono numeri impressionanti, da maxi emergenza», dice Beniamino Susi, Vicepresidente Nazionale Simeu e responsabile del rapporto con le Regioni.
Le richieste di intervento superano di gran lunga le possibilità di risposta dei dipartimenti di Emergenza e Urgenza perché un numero sempre maggiore di persone vi si rivolge perché lo ritiene l'unico presidio di cura territoriale rimasto in funzione e d'altro canto il numero di medici dei pronto soccorsi è in costante diminuzione, visto che alla carenza di 4.200 medici che mancavano nell'ultima rilevazione di novembre si sono aggiunti altri 600 camici bianchi che si sono dimessi dai pronto soccorso nel 2022.
Anche il numero di pazienti che permane a lungo in Pronto Soccorso in attesa di ricovero - il boarding - aumenta con le stesse proporzioni, con malati che attendono cure troppo a lungo.
«Sommando le cause, gli operatori subiscono un incremento dell’intensità del carico di lavoro personale superiore al 50 per cento rispetto al 2021, che in questo stesso periodo non registrava né un’ondata di Covid né una simile e persistente ondata di calore», continua De Iaco.
La situazione degli infermieri è meno quantificabile ma certamente le carenze non sono inferiori. Il rapporto infermiere paziente in un pronto soccorso è di circa 1 ogni 20 assistiti, mentre la media europea si ferma a uno ogni sette. I medici di Simeu raccontano che i parenti lamentano che i loro cari, nelle lunghe attese, non ricevono sufficiente cibo, acqua, assistenza ordinaria oltre che medico-infermieristica e spesso manifestano questo sgomento in maniera violenta.
A tutto ciò si sommano i fatti recenti della politica che hanno determinato un duro stop a quelle poche conquiste che la medicina di emergenza urgenza faticosamente sembrava prossima a conquistare. Il rischio? Dover ricominciare tutto da capo.
Recentemente Roberto Speranza aveva richiesto al ministero del Lavoro di riconoscere la professione come usurante ed era inoltre in corso il riconoscimento ufficiale della specializzazione in medicina di Emergenza e Urgenza all'interno dei dipartimenti ospedalieri. Era inoltre stato avviato un importante lavoro per rendere possibile l'inserimento dei medici specializzandi nei Pronto Soccorso così da tamponare – nell'immediato – la carenza di medici strutturati. Fra le iniziative, anche il piano per ridurre il ricorso incongruo alle cooperative di medici a gettone e l'applicazione di una legge contro la violenza sul personale sanitario, che spesso resta inosservata.
«Ci sentiamo sempre più soli, traditi da una politica che aveva abbozzato delle misure ora sospese per via della crisi di governo e del tutto incompresi dai cittadini che sfogano contro di noi il loro dissenso sul sistema. La voglia di scappare dal Ssn è sempre più diffusa: ci si dimentica che ogni professionista è prima di tutto un essere umano», commenta Salvatore Manca, medico del pronto soccorso di Oristano.
«La crisi di governo potrebbe essere la mazzata finale. Pur nei ritardi registrati l'auspicio era che le interlocuzioni in corso con le istituzioni portassero entro questa estate ad alcuni dei provvedimenti che chiediamo da tempo e per i quali proprio nell’ultimo periodo avevamo ricevuto segnali positivi. Ma la crisi limita il raggio d’azione del governo agli affari correnti. I tempi per raggiungere i provvedimenti necessari alla sopravvivenza del servizio si dilatano in maniera insostenibile: in questa maniera non resisteremo», avverte il presidente di Simeu, Fabio De Iaco.
L'appello di medici e infermieri del pronto soccorso è che, nonostante un governo liquefatto, le istituzioni entro le prossime settimane trovino una soluzione per evitare l'implosione dei pronto soccorso di tutta Italia: «Invitiamo i cittadini ad essere dalla nostra parte e contribuire a diffondere questo appello. La nostra è una battaglia per il bene comune, che dovrebbe vedere i cittadini nostri alleati, non certo opposti», conclude De Iaco.