Il nuovo numero
I cento nomi della destra pronti per il dopo-elezioni. L’Italia delle disuguaglianze in aumento. E Biden in rimonta verso le elezioni di Midterm. Ecco cosa trovate sul numero in arrivo. E gli articoli in anteprima per gli abbonati digitali
di Angiola Codacci-Pisanelli
Un guizzo di ottimismo firmato Altan: «Voto sperando di sorprendermi», è la frase della sua vignetta in copertina sul nuovo numero de L’Espresso. Un augurio agrodolce per il risultato delle elezioni in arrivo, un invito ad andare al seggio in ogni caso. Perché il voto per il futuro dell’Italia arriva proprio mentre soffiano sempre più minacciosi i venti di guerra, come sottolinea Lirio Abbate nel suo editoriale. E davvero non è questo il momento di astenersi.
L’ora della verità, scrive Bruno Manfellotto, arriverà appena concluso lo spoglio dei voti: quando la destra, vincitrice annunciata, si troverà ad affrontare problemi veri e non Peppa Pig. I nomi per le poltrone più importanti sono già pronti, rivela Susanna Turco: da Tremonti a Nordio, da Moratti a Santanchè. E sono già prevedibili le battaglie populiste, che metteranno a rischio il Pnrr (di Gianfrancesco Turano) e le nuove manovre della rete di amici di Putin, ricostruita da Catherine Belton. A destra e a sinistra, comunque, i leader di tutti i partiti hanno una cosa in comune: si sono assicurati a gran fatica il controllo dei gruppi parlamentari futuri (di Simone Alliva e Antonio Fraschilla).
L’Istat intanto disegna un’Italia sempre più in crisi, tra giovani in fuga, natalità in crollo e disuguaglianze in aumento (di Carlo Tecce). Anche per la salute mentale degli italiani, denuncia Chiara Sgreccia, i soldi sono sempre meno. Una situazione aggravata dalla crisi economica, scrive Vittorio Malagutti indicando l’unica categoria che gode dell’inflazione: le banche. Intanto, denuncia Giuseppe Remuzzi a Gloria Riva, la campagna vaccinale anti-Covid d’autunno avanza lentamente nel disinteresse generale. E mentre Loredana Lipperini va a cercare le radici del disastro delle Marche, Adil Mauro fa il punto sulla scandalosa rimozione della morte di Aldrovandi, ucciso diciassette anni fa.
Nel mondo: l’Ucraina riconquistata restituisce fosse comuni e altre prove degli orrori commessi dalle truppe russe (di Lorenzo Tondo). La Grecia, scrive Federica Bianchi, è sull’orlo di un Watergate per uno scandalo di spionaggio che coinvolge i piani alti del governo. In Siria la violenza sulle donne aggrava il disagio della vita nei campi profughi (di Marta Bellingreri). Negli Usa intanto le elezioni di Midterm si avvicinano e per Biden la rimonta è possibile, spiega il responsabile degli investimenti green John Podesta a Manuela Cavalieri e Donatella Mulvoni.
E L’Espresso chiude facendo il punto su cosa leggono davvero i “lettori forti” (di Paolo Di Paolo con un commento di Wlodek Goldkorn). Daniele Mencarelli scrive della difficoltà di esprimere la complessità della vita, Chandra Livia Candiani della magia del quotidiano (intervista di Carlo Crosato), Bernardo Valli del fascino di Thomas Mann nella biografia di Colm Toibin. E il regista di Skam, Ludovico Bessegato, racconta a Pietro Turano la nuova serie su due gemelli in cerca della loro vera identità.
C’è ancora spazio per riunire i nuovi italiani senza cittadinanza che hanno cambiato il volto del nostro sport (di Marco Grieco) e per scoprire il museo che raccoglie le memorie di un medico di famiglia (di Valerio Millefoglie). Per finire, due voci lontane unite dal pacifismo: «La mia patria è la pace», dice a Stefano Vastano lo scrittore tedesco-bosniaco Saša Stanišić, mentre Christoph Walz, fresco interprete di un western, confessa a Claudia Catalli il suo odio per le armi.