Transizione ecologica
Franco Arminio: «Dobbiamo abituarci alla trasformazione del paesaggio dovuto agli impianti rinnovabili»
Per il paesologo la maggior parte del territorio che abitiamo è il risultato dell’attività dell’uomo: il punto sta nel costruirlo bene. Il suo intervento a contorno dell’inchiesta de L’Espresso sui ritardi dell’Italia nella lotta all’inquinamento
Il paesaggio così come lo conosciamo è, nella maggior parte dei casi, costruito dall’uomo. Anche quello che oggi ci sembra tradizionale, come i vigneti o i campi di ulivi, in realtà è il risultato di azioni umane. Il punto sta nel determinare come vengono impiegate le risorse affinché venga costruito bene.
Perché l’Italia di oggi ha bisogno delle energie rinnovabili. Per questo dobbiamo, inevitabilmente, abituarci alla trasformazione dell’ambiente che abbiamo attorno. Ma quanto è accaduto fino ad ora è vicino alla truffa: ad esempio, il posizionamento degli impianti eolici non ha, nella maggior parte dei casi, generato benefici per i territori. E gli interessi delle aziende private che realizzano gli impianti prevalgono su quelli dei paesi e della popolazione. C’è una colonizzazione degli spazi da parte delle multinazionali che se la cavano pagando piccole mance ai sindaci o l’affitto per l’occupazione del territorio ma manca una vera ridistribuzione della ricchezza prodotta.
Lo Stato non tutela gli interessi dei cittadini. Servirebbe un piano regolatore che definisse le condizioni su cui basare l’installazione degli impianti e affinché le conoscenze dei privati e la salvaguardia dello spazio pubblico lavorino insieme.
Una soluzione potrebbe essere ripopolare i borghi che sono abbandonati da anni, per tutelare l’ambiente e promuovere la transizione ecologica. Questo dibattito manca completamente in Italia ed è mancato anche durante la pandemia quando avremmo potuto approfittare dello stop delle attività per pensare un modo diverso di abitare il territorio. Magari ci vorranno 30 o 50 anni, ma avviare una redistribuzione dei cittadini significa promuovere un’idea di Paese più sostenibile e equo.
Contrastare l’incuria che caratterizza i territori abbandonati serve anche per anche alleviare le conseguenze, sempre più pericolose per la popolazione, delle catastrofi naturali, come inondazioni e frane, che causano danni più ingenti nelle zone che sono abbandonate da anni».