L’Inail non verserà contributi ai genitori dello studente morto all’interno della piccola azienda di Noventa di Piave. Perché la norma prevede che venga elargita una somma di denaro solo quando la vittima è inquadrata come operaio

L’ultima offesa a Giuliano De Seta, morto di scuola-lavoro: per la famiglia nessun risarcimento perché era solo stagista

«Non è scuola quella che sfrutta, non è lavoro quello che uccide» hanno gridato gli studenti dalle principali piazze di Italia dopo la morte di Giuliano De Seta, 18enne schiacciato da un parallelepipedo di acciaio, all’interno di piccola azienda della zona industriale di Noventa di Piave, vicino a Venezia, durante lo stage, lo scorso settembre. Per chiedere al Ministero dell’Istruzione di riformare i Pcto, i Percorsi per le competenze trasversali ed orientamento, che così come sono oggi, secondo gli studenti: «non sono né formativi, né retribuiti come dovrebbe essere il lavoro. Ma sono solo una via di accesso preferenziale verso un modo occupazionale che sfrutta e garantisce scarsa sicurezza».

 

E infatti proprio perché non sono né scuola ma neanche lavoro, i genitori di Giuliano, come spiega il Gazzettino, non riceveranno nessun risarcimento da parte dell’Inail per la morte del figlio, appena maggiorenne, che frequentava la quinta all'istituto tecnico "Da Vinci" di Portogruaro.

 

Nonostante la questione sia controversa, la norma per l’indennizzo Inail prevede che venga elargita una somma di denaro solo nel caso in cui la vittima sia inquadrata come operaio della ditta. Non come stagista, a meno che non abbia un reddito familiare basso o una famiglia a carico. Ma visto che solitamente partecipano ai progetti di alternanza scuola-lavoro gli studenti delle scuole superiori è poco probabile che le condizioni coincidano. Anche la ministra del Lavoro Marina Calderone ha, infatti, dichiarato che la normativa vigente sui risarcimenti su chi muore durante il periodo di alternanza scuola-lavoro, «va cambiata immediatamente. Lo faremo con il prossimo decreto a cui stiamo lavorando in questi giorni».

 

Per gli studenti, invece, che da mesi sottolineano l’inefficienza del rapporto scuola-lavoro è «inaccettabile che il governo non abbia ancora provveduto ad un tavolo con noi studenti in cui costruire una nuova modalità di alternanza scuola-lavoro ed una riforma dei tirocini. Chiediamo di essere ascoltati e di essere protagonisti nel superamento dei pcto e della legislazione che li regolamenta», scrive il sindacato studentesco, Rete degli studenti medi, per commentare l’accaduto.

 

«Che l'Inail non fosse tenuto ad erogare alcunché lo sapevamo già da ottobre. Non ci sono i presupposti per un intervento perché Giuliano non era percettore di reddito e non aveva una famiglia a carico ma era lui ad essere a carico dei genitori. Il risarcimento competerà sempre e comunque ai familiari all'esito delle indagini e sarà pagato da coloro che saranno ritenuti responsabili a mezzo delle proprie compagnie assicurative», chiarisce a L’Espresso Luca Sprezzola, l’avvocato della famiglia De Seta che sottolinea anche come quello del risarcimento sia, in realtà, l’ultimo dei pensieri della famiglia impegnata invece nella ricerca di giustizia e chiarezza su quanto accaduto. Anche perché, come aveva dichiarato Sprezzola a L’Espresso: «Si ipotizzano inadempienze da parte dell’azienda, in quanto i ragazzi durante gli stage non dovrebbero lavorare ma osservare, imparare, affiancare il tutor. C’è da capire se sono state violate le norme di sicurezza».

 

L’udienza è prevista per il prossimo 10 marzo. Sono indagati la dirigente scolastica dell’Itis da Vinci di Portogruaro che ha firmato il progetto, il titolare dell’azienda in cui De Seta svolgeva lo stage, il responsabile della sicurezza e il tutor.

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