Hanno dormito accampati in tenda davanti a Montecitorio. Senza nessuna intenzione di rimanere inascoltati, non per l’ennesima volta. Sono gli studenti che da mesi protestano contro il costo troppo alto di un posto letto nella maggior parte delle città italiane. Che impedisce a chi si trasferisce per frequentare l’università (ma non solo, perché è coinvolta anche la maggior parte dei lavoratori fuorisede soprattutto se giovani e precari) di trovare un alloggio a prezzi accessibili. Di fatto impedendo, a chi dispone di minori risorse economiche, di proseguire il percorso di studi.
Alla protesta davanti al Parlamento, più per una casualità che per scelta, si è unita anche la signora Laura Funaro, che ieri sera ha montato la tenda accanto a quella degli studenti e ha iniziato lo sciopero della fame per chiedere giustizia a proposito delle violazioni di diritti costituzionali che, a quanto racconta, ha subito in questi anni. E per chiedere di ricevere la pensione che le spetta dopo 48 anni di lavoro.
Ieri sera il ministro dell’istruzione e del merito Giuseppe Valditara ha risposto alla richiesta di un incontro avanzata della rete degli Studenti medi, che insieme all’Udu, l’Unione degli universitari, partecipa alla protesta delle tende di fronte al parlamento. «È un primo segnale. Ma non saremo soddisfatti finché non vedremo risposte vere, con tutele per tutti quelli che oggi non possono permettersi il costo assurdo della scuola», ha detto Paolo Notarnicola, coordinatore della Rete, ricordando che è anche il costo del materiale scolastico sempre più elevato a mettere in discussione il diritto allo studio.
«La ministra dell’Università Bernini, invece, continua a ignorarci», spiega Camilla Piredda, coordinatrice nazionale dell’Udu. «Dopo l’ennesima notte in tenda abbiamo ricevuto solo prese in giro». La ministra, come riferiscono gli studenti, ha infatti dichiarato che li riceverà il 29 e 30 ottobre, durante la prossima seduta del Cnsu, Consiglio nazionale degli studenti universitari, l’organo consultivo di rappresentanza degli studenti iscritti ai corsi attivati nelle università italiane. Che già per prassi formula pareri e proposte al Ministro dell’istruzione, università e ricerca, attraverso incontri che è già normalità che avvengano. Con i consiglieri eletti da ciascuna organizzazione studentesca. Non con i rappresentati nazionali che, ad esempio nel caso dell’Udu, sono quelli che stanno organizzando la protesta. Quindi quelli che hanno chiesto l’incontro e che vorrebbero, in quanto sindacato studentesco - parte sociale - confrontarsi con la Ministra. A proposito di un argomento che interessa la comunità studentesca che protesta da maggio 2023.
Ma il problema è anche che le date indicate dalla ministra non esistono. «Ad oggi la seduta non è stata convocata. E anche quando lo sarà avverrà online perché così era già stato precedentemente deciso a proposito degli incontri del Csnu, probabilmente per mancanza di fondi», spiega ancora Piredda. «Quando la ministra ha intenzione di incontrarci?», si chiedono gli studenti. «Non stiamo chiedendo nulla di strano: un tavolo in cui dar voce alle istanze a chi da mesi si mobilita nelle università di questo Paese. Un confronto che per la prima volta un ministro ci nega».