Diritti Negati
Il Governo Meloni ha iniziato a “cancellare” le famiglie arcobaleno: 500 nuclei a rischio
L’avvocato Cardaci (Rete Lenford): «Il secondo genitore rischia di diventare un completo estraneo, su un piano giuridico, per il proprio figlio: nessun diritto o dovere»
«Non dobbiamo avere paura di avere giustizia», determinato Giacomo Cardaci, legale di Rete Lenford - Avvocatura per i diritti LGBTI, assiste diverse famiglie arcobaleno oggi nel mirino della Procura di Milano. Racconta L’Espresso la strategia già attuata dal Governo Meloni che punta a “cancellare” (dice proprio così) le coppie omogenitoriali.
La procura di Milano ha infatti impugnato già quattro iscrizioni dopo il pressing del ministero dell’Interno Piantedosi che ha richiamato all’ordine l’amministrazione Sala sulla registrazione delle famiglie Arcobaleno.
Sono passate solo 48 ore dal dichiarato stop alle iscrizioni dei figli delle coppie omogenitoriali è da lì, in un tam tam fragoroso e velocissimo il Tribunale di Milano, che ha recepito il verdetto e che in passato ordinava le iscrizioni da oggi discuterà i ricorsi.
Per il sindaco di Milano, Giuseppe Sala «un’escalation che va verso un ritorno al passato e al negare alcuni diritti». Sicuramente l’inizio di una nuova battaglia per la comunità Lgbt pronta già a reagire sabato in piazza della Scala, a Milano.
Avvocato Cardaci, i giudici hanno già iniziato a impugnare le iscrizioni delle Famiglie arcobaleno. Cosa vuol dire?
«Sono stati impugnati i riconoscimenti fatti a gennaio che riguardano l’iscrizione alla nascita di due madri che hanno fatto la procreazione medicalmente assistita all’estero con figlio nato in Italia. Non solo i due padri vengono attenzionati, quindi, ma anche le due madri. Noi ad oggi non abbiamo notizia di impugnazioni relative a riconoscimenti o trascrizioni precedenti a gennaio».
Può spiegarci cosa vuol dire impugnare?
«La Procura della Repubblica ha depositato un ricorso in Tribunale, che ha convocato le coppie fissando un’udienza per discutere la causa e decidere se emettere un ordine nei confronti dell’ufficiale di stato civile di Milano affinché cancelli dall’atto di nascita l’indicazione del secondo genitore (in concreto, viene proprio “depennato” dall’atto). Il pubblico ministero è anche il “guardiano” della correttezza e veridicità degli atti di stato civile, in particolare di quelli di nascita relativi ai soggetti più deboli (i bambini, appunto): è suo compito controllare che i bambini abbiano genitori reali e non “fasulli”. Per questo, ha poteri di iniziativa per la modifica degli atti nascita. A decidere, però, sarà il Tribunale».
Che effetti può avere sulle famiglie?
«Alcune madri, su mio suggerimento, hanno già fatto una carta di identità con entrambi i genitori. Se il Tribunale dovesse ordinare la cancellazione della seconda madre, anche la documentazione anagrafica dovrà essere rifatta. D’improvviso, il secondo genitore sarebbe un completo estraneo, su un piano giuridico, per il proprio figlio: nessuna rappresentanza legale, nessun diritto o dovere. E potrebbe essere messo “alla porta” dall’altro genitore, in caso di litigi».
Beppe Sala parla di “escalation”. Si può collegare al ministro Piantedosi?
«Sì. Va detto però che le circolari del ministro prendono atto di una giurisprudenza di Cassazione che finora è stata rigorosa nel dire no alla trascrizione di atti formati a seguito di gestazione per altri e alla formazione di atti di nascita con due madri di bambini nati in Italia, nonostante le decisioni di moltissimi giudici territoriali favorevoli alle famiglie arcobaleno. Ci sarà a Milano sabato una protesta giusta e necessaria contro il governo. Ma non bisogna sottovalutare il ruolo avuto dalla giurisprudenza di Cassazione in questa vicenda».
I nuclei famigliari omogenitoriali trascritti a Milano sono più di 500. Sono a rischio?
«Bisogna fare una suddivisione. Ci sono le coppie riconosciute tra il 2015 e il 2018, le prime coppie registrate o trascritte. Poi c’è stata un’interruzione. Nel corso dell’ultimo Pride Sala ha annunciato una ripresa. Ci sono quindi situazioni in cui l’identità personale e familiare è ormai consolidata e si tratta di un aspetto che la procura non potrei non considerare. Noi come Rete Lenford, su questo, non mancheremo di offrire ogni nostro contributo».
Siete preoccupati?
«Dieci anni fa Pisapia registrò gli atti di matrimonio di persone dello stesso sesso celebrati all’estero. Alfano firmò subito una circolare simile a quella di Piantedosi ordinando la cancellazione degli atti, proprio come oggi Piantedosi ordina la cancellazione della seconda madre o padre. All’epoca non ci perdemmo d’animo: resisteremo anche ora. Ricordo quel periodo come un’avventura giudiziaria avvincente: il comune di Milano si costituì in giudizio stando dalla parte delle coppie sposate all’estero, sarebbe bello che facesse lo stesso anche questa volta. Portammo il caso al Parlamento Europeo: andammo tutti dentro un piccolo bus affittato, fu un viaggio indimenticabile. E infine arrivammo a risultati positivi: la sensibilizzazione del dibattito pubblicò che iniziò a parlare di matrimonio ugualitario in Italia, ad esempio, e poi le unioni civili, un risultato insoddisfacente e inaccettabile, certo, ma che almeno ha dato una prima tutela. Oggi siamo preoccupati, ma una cosa è certa: così come all’epoca demmo battaglia per rimanere sposati, oggi daremo battaglia e avvieremo ogni interlocuzione possibile per rimanere padri e madri. Non dobbiamo avere paura di avere giustizia. Anzi: la giustizia per noi e per i nostri cari deve essere la nostra “ossessione”»