Il foglio che annunciava la morte di Adriano Canese, noto nelle radio private della zona di Pinerolo, deturpato da scritte oscene. Il compagno: “Oggi la politica legittima all’insulto”

Un adesivo su un manifesto funebre. Un insulto omofobo (“Frocio”) incollato sul necrologio affisso su una bacheca comunale di Pinerolo in piazza Santa Croce, a pochi minuti a sudovest di Torino. 

 

Accanto, il volto di Adriano Canese protagonista delle prime radio "libere" locali del Piemonte. I modi garbati, la voce gentile, lo sguardo sorridente e luminoso. Nel 1975 era stato tra i fondatori di Radio Koala che divenne una voce importante in città. Poi Radio Armonia, dall'iniziativa condivisa con Corrado Brun, suo compagno. La loro unione civile fu celebrata nel 2016, subito dopo l’approvazione del ddl Cirinnà. Trentanove anni insieme, fino alla scomparsa di Adriano, alla soglia dei 77.

 

Ed è proprio il compagno di Adriano, Corrado, a rispondere agli omofobi, e parla di vergogna senza vergogna e di pena senza pudore: «Non sono arrabbiato per questo gesto ignobile perché i cretini esistono sempre» scrive in una lettera pubblicata per prima dal quotidiano locale Voce Pinerolese. «Non ho nulla da nascondere, da vergognarmi. Loro devono vergognarsi. Certo, mi dispiace che oggi, nel 2023 ci sia ancora qualcuno talmente ossessionato dall’omosessualità da doversi prendere la briga di insultare. Sono andato via da Pinerolo nel 1989 con Adriano – prosegue Corrado Brun – perché gli insulti a noi due e i danneggiamenti alle nostre cose erano quasi all’ordine del giorno. Avevano danneggiato anche la nostra radio: radio Armonia. Nel 2016 ci siamo poi uniti civilmente a Torre Pellice. Abbiamo vissuto insieme 39 anni di amore. Certo questo fatto, questa scritta nel necrologio mi amareggia». Brun poi entra con semplicità in un terreno complesso: l’ambiguità dei sentimenti e nei sentimenti, è chiaro, alberga anche la politica: «Cambiano le generazioni ma la cretineria resta. Oggi, purtroppo c’è la legittimazione all’insulto. Forse perché li sentono da certi politici. Certo, è un episodio increscioso, ignobile. Ma non mi feriscono. Per fortuna Torre Pellice si è stretta intorno a me a differenza di Pinerolo piccolo paese di provincia ancorato agli anni 50. Torre Pellice una città di 5000 abitanti ma con un fermento di idee che Pinerolo se le sogna». 

 

Le reazioni
A fare eco a questa vicenda è stato Claudio Marchisio, ex calciatore della Juventus, attraverso il proprio profilo Instragram dove si legge: "Questa mattina Torre Pellice, comune a pochi chilometri da Torino e che giovedi ospiterà la visita del Presidente della Repubblica, si è svegliato con questo atto di inaudita violenza. Nel giorno del suo funerale i manifesti di Adriano Canese sono stati vergognosamente deturpati, un gesto inaccettabile che non può e non deve rimanere impunito. Se è vero che i social network hanno anche un potere positivo, allora è giusto prendere posizione con forza affinchè comportamenti come questi non vengano più tollerati. Il mio pensiero va a Corrado e alla famiglia di Adriano".

 

Condanne anche da parte del coordinamento “Torino Pride”: «Non si può che provare rabbia e disgusto davanti a una cosa del genere», ha affermato il coordinatore Marco Giusta, che ha voluto ribadire la solidarietà al compagno di Adriano: «Invito tutta la comunità di Torre Pellice nello stringersi con affetto a questa famiglia, loro concittadina, per dimostrare che esiste un’altra umanità che non accetta l’odio e l’omofobia».