Il documento che fa il punto sull’attuazione della 194 che regolamenta l’IVG in Italia ogni anno non è ancora stato pubblicato. Impossibile conoscere quindi i dati aggiornato sui medici obiettori. «La situazione è inaccettabile»

La relazione annuale sulla 194 non è ancora stata presentata al Parlamento. Si tratta del documento che dovrebbe essere consegnato a febbraio di ogni anno, che fa il punto sull’attuazione della legge che regolamenta l’interruzione volontaria di gravidanza in Italia. E che certifica anche la percentuale di medici obiettori di ogni Regione.

 

«La relazione viene presentata in ritardo tutti gli anni, indipendentemente dall’orientamento politico del Governo. Ma quest’anno la situazione è inaccettabile, sono passati 7 mesi da quando sarebbe dovuta essere pronta», spiega Anna Piu, responsabile dell’organizzazione toscana di Sinistra italiana: «Si tratta di un ennesimo tentativo di reprimere la libertà delle donne, un altro attacco che si gioca sul nostro corpo. Una dimostrazione che il Governo preferisce basare il suo operato sulle chiacchiere più che sui dati».

 

Così, visto che a poco più di tre mesi dalla conclusione del 2023 manca ancora quello che dovrebbe essere il documento principale di informazione sulla corretta applicazione della legge del 1978 in materia di aborto, Luana Zanella e Marco Grimaldi, capogruppo e vice-capogruppo di Alleanza Verdi Sinistra alla Camera, l’11 settembre hanno depositato un’interrogazione in Parlamento per chiedere al ministro della Salute Orazio Schillaci le ragioni del grave ritardo. E che il documento venga finalmente redatto.

 

«Senza dati certi è impossibile fare buona informazione. E senza informazione come si fa a parlare di diritto e di un libero accesso all’aborto? È una violazione della 194 stessa: all’articolo 16, comma 1, si legge che ogni anno il ministro della Salute è tenuto a presentare, entro febbraio, il documento che illustra l’attuazione della legge. Ma la mancanza della relazione è anche una esplicitazione di quali siano le priorità del Governo: reprimere la libertà privando i cittadini dell’informazione dovuta e adeguata, dando seguito a una visione medievale della donna». 

 

Per Zanella e Grimaldi, ogni ulteriore giorno di ritardo «rappresenta una violazione di legge ma soprattutto l'inadempienza di un Ministro nei confronti della cittadinanza e un ostacolo alla conoscenza e all'esercizio di un diritto». Per Piu la relazione annuale sulla 194 ha per sua stessa costituzione dei limiti intrinseci: offre una visione sfocata del diritto all’aborto in Italia, perché presenta dati micro aggregati chiusi, «dando informazioni sul tasso di abortività di ciascuna Regione italiana, ma non specificando, ad esempio, che nel consultorio di Villafranca in Lunigiana, in Toscana, il tasso di obiezione è del 100 per cento». Crea così un enorme danno che sono le persone gestanti a pagare: «Ma quest’anno la situazione è peggiore del solito, manca proprio la relazione».