Gianfranco Fini rottama la sua legge sull'immigrazione: «È cambiato tutto, va modificata»

Giorgia Meloni interviene all'Onu, il Papa sull'Africa che non deve essere saccheggiata, la scomparsa di Gianni Vattimo. I fatti del giorno conoscere

Meloni: «L’Italia non diventerà il campo profughi d’Europa»  
La presidente del Consiglio Giorgia Meloni interverrà nella nottata di oggi al Palazzo di Vetro, momento segnerà il suo esordio all'Assemblea generale delle Nazioni Unite, la 'prima' di una donna presidente del Consiglio italiana nell'imponente sala oro e blu. E lì che Meloni solleverà uno dei temi che le sta più a cuore, spina nel fianco del suo governo: l'emergenza migranti, un'onda che non si arresta e che anzi ha preso più vigore con l'alluvione in Libia e il terremoto in Marrocco. «Se qualcuno pensa in Europa che si possa chiudere il problema in Italia temo che si stia sbagliando». Lo dice Giorgia Meloni riguardo al tema dell'immigrazione. «Non consentirò che l'Italia diventi il campo profughi d'Europa», dice la premier parlando con i giornalisti a New York. «In ogni caso, anche se ci fossero al Governo persone con una visione immigrazionista, come quelli che c'erano prima, il problema non lo fermi in Italia», dice ancora la premier. «Quindi, l'unico modo è dichiarare guerra ai trafficanti e questo va fatto con il supporto di tutto il sistema multilaterale, con la volontà di tutte le nazioni che non accettano di farsi ricattare da organizzazioni criminali», conclude. 

 

Fini: «La mia legge è datata e va cambiata» 
«La legge che porta la mia firma e quella di Bossi va cambiata». Così, al Fatto Quotidiano, l'ex presidente della Camera Gianfranco Fini. «La Bossi-Fini - spiega - aveva la stessa impostazione della Turco-Napolitano: il migrante economico ha diritto di permesso solo se ha un contratto di lavoro. Vent'anni dopo è cambiato tutto il panorama internazionale e il fenomeno migratorio si è trasformato. Oggi riguarda centinaia di migliaia di persone ed è dovuto a grandi fattori economico-sociali». «Quando fu approvata la mia legge - dice ancora Fini - solo in pochissimi chiedevano l'asilo. Bisogna agire in un contesto sovranazionale. La mia legge prevedeva quote di ingresso regolari: portò a una sanatoria di centinaia di migliaia di migranti. Questo è il modello da seguire». «La politica - prosegue - dovrebbe fare un ragionamento più ampio rispetto alla battuta giornaliera del blocco navale tipica di una campagna elettorale». Inoltre, finché «si continuerà a ragionare secondo la logica degli Stati nazionali non si troverà una soluzione. Nessuno vuole prendersi parte dei migranti. La campagna resta permanente in vista delle Europee. Cresceranno forme di xenofobia e disagio sociale». Giorgia Meloni, secondo Fini, «sta facendo il massimo e sta ottenendo il massimo in sede europea. Basti vedere al rapporto con Von der Leyen. Salvini? Il governo non è diviso. Ma quello di Salvini è un comizio, un tweet: sono affermazioni eccessive tipiche della campagna elettorale. Però poi non ci pensa a fare la crisi di governo».

 

Zelensky: «La Russia spinge il mondo alla guerra finale» 
L'Ucraina sta organizzando un vertice di pace con tutti i leader mondiali «che non tollerano l'aggressione» della Russia, che «sta spingendo il mondo verso la guerra finale». A dare l'annuncio è stato Volodymyr Zelensky parlando per la prima volta di persona all'assemblea generale dell'Onu dopo Joe Biden, che aveva anticipato il suo appello alla comunità internazionale a non abbandonare Kiev, anche contro i potenziali aggressori di domani. Applaudito all'inizio e alla fine, il presidente ucraino ha assicurato che fornirà mercoledì in una sessione speciale del consiglio di sicurezza ulteriori dettagli sul suo piano di pace, basato sulla sovranità nazionale e sull'integrità territoriale, e che ha già l'appoggio «totale o parziale di oltre 140 Stati e organizzazioni internazionali». Il leader ucraino non ha precisato quando o dove si terrà il summit di pace, ma in precedenza aveva auspicato che si tenesse entro l'autunno di quest'anno. Durissimo il suo attacco a Mosca, di fronte ad una platea affollata da 150 tra capi di Stato e di governo, ma senza i leader di Cina, Russia, Francia, Regno Unito e India. «Non si può credere al male, chiedete a Evgenij Prigozhin», ha detto sarcastico contro Vladimir Putin.  

 

Papa: «Basta saccheggiare l'Africa, non è una miniera da sfruttare»
«Purtroppo la schiavitù, così come il colonialismo, non è un ricordo del passato. Purtroppo». Lo ha detto Papa Francesco durante l'udienza generale dedicata a San Daniele Comboni, «apostolo pieno di zelo per l'Africa, innamorato di Dio e dei fratelli" e «testimone dell'orrore della schiavitù». «Nell'Africa tanto amata da Comboni - ha aggiunto - oggi dilaniata da molti conflitti, dopo quello politico, si è scatenato un colonialismo economico, altrettanto schiavizzante. E' un dramma davanti al quale il mondo economicamente più progredito chiude spesso gli occhi, le orecchie e la bocca". "Basta soffocare l'Africa - è l'appello del Papa - non è una miniera da sfruttare o un suolo da saccheggiare». «La schiavitù sociale - ha aggiunto il pontefice - si radica in una schiavitù più profonda, quella del cuore, quella del peccato, dalla quale il Signore ci libera. Da cristiani, dunque, siamo chiamati a combattere contro ogni forma di schiavitù».

 

Vattimo, Arcigay: «intellettuale raffinato e pioniere caparbio della nostra comunità»
È morto nella serata di martedì a Torino il filosofo Gianni Vattimo, famoso per aver teorizzato e sviluppato il concetto di “pensiero debole“. Pioniere per i diritti della comunità Lgbt. «Con Gianni Vattimo perdiamo un intellettuale raffinato e un pioniere caparbio della nostra comunità»:  dichiara Gabriele Piazzoni, segretario generale Arcigay. «Vattimo è stato un testimone autentico e resiliente di un tempo ostile agli omosessuali, e quell'ostilità, purtroppo, lo ha accompagnato anche nei suoi ultimi giorni. Questo Paese, l'Italia intera, deve molto ai pensatori liberi come Gianni Vattimo, che vollero e seppero occupare la prima linea dell'impegno politico e della militanza, facendosi carico personalmente delle fatiche del progresso e dell'evoluzione culturale di un popolo. Salutiamo commossi uno dei nostri compagni più illustri, che ci ha fatto sempre sentire dalla parte giusta della storia. L'abbraccio di Arcigay a tutte le persone che gli hanno voluto bene», conclude 

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