Il caso
Da Meloni a Musk, le bugie sul corpo di Imane Khelif rivelano la faccia feroce di una politica reazionaria
Il CIO ha smentito che si trattasse di una persona trans. Per gli endocrinologi "Non si può dire che il livello di testosterone più alto incida sulla forza di una donna". Eppure alti esponenti di governo vanno alla ricerca di capri espiatori per la loro battaglia politica anti-lgbt
Non è solo la polemica del giorno tra due atlete; il match sul ring che diventa scontro mondiale con pesi massimi come J.K Rowling e Elon Musk, leader come Giorgia Meloni e Donald Trump che costringono il ministro dello Sport algerino Abderrahmane Hammad a difendere la pugile Imane Khelif «nostra figlia, sorella e campionessa» contro «L’accanimento mediatico di cui è vittima».
C’è qualcosa di più profondo in questa stagione polarizzata e polarizzante, che rinvigorisce una campagna fondata su mezze verità, fake news e bufale che non distingue più la realtà dalla finzione.
Il mondo al contrario è qui. Così evidente sui nostri schermi e sui media: JK Rowling famosa per la saga di Harry Potter scrive su X "A una giovane pugile è stato appena portato via tutto ciò per cui aveva lavorato e si era allenata perché avete permesso a un maschio di salire sul ring con lei. Siete una vergogna, la vostra 'salvaguardia' è una barzelletta e Parigi 2024 sarà offuscata per sempre dalla brutale ingiustizia fatta a Carini". Rowling posta anche una foto di fine match: "Il sorrisetto di un maschio - il riferimento all'atleta algerina -che sa di essere protetto da un sistema sportivo misogino e si gode il disagio di una donna a cui ha appena dato un pugno in testa e alla quale ha appena distrutto l'ambizione di una vita". Musk commenta con un "assolutamente" un altro post che recita: "Gli uomini non appartengono agli sport femminili. Sto con Angela Carini".
Nel nostro piccolo mondo il ministro alle Infrastrutture Matteo Salvini è il primo a scagliarsi contro "il trans" Khelif per poi appuntare la medaglia sul petto della pugile azzurra ("Brava Angela e vergogna a chi ha dato l'ok al match"), la premier Giorgia Meloni, sbarcata a Parigi a tifare gli azzurri ribadisce le sue convinzioni, espresse "già tre anni fa": "Le tesi estreme incidono su diritti donne. Non è discriminazione, ma equa competizione".
"Tesi estreme", "trans", "uomo". In realtà Imane Khelif è una donna con "variazioni delle caratteristiche del sesso". Vero, era stata squalificata dai Campionati mondiali femminili di Nuova Delhi poche ore prima del suo incontro per la medaglia d'oro. Il motivo: elevati livelli di testosterone che violavano le regole della federazione internazionale di boxe IBA ente che ha perso lo status CIO perché coinvolto in brogli e corruzione, non ha mai esibito i risultati dei test e in qualche occasione ha negato che esista un esame del DNA (sarà un caso che il direttore dell'IBA sia un oligarca russo al servizio di Vladimir Putin).
Per le regole del Comitato Olimpico Internazionale Khelif può tranquillamente partecipare alle olimpiadi: ha superato tutti i test medici ed è considerata una donna idonea a competere. "Lei è una donna ed ha fatto competizioni per sei anni al livello internazionale", ha detto all'ANSA il presidente del Cio, Thomas Bach, al termine dell'incontro con la presidente Meloni a Parigi.
Una donna. C'è poco da discutere. Anche se va in tilt il ministro degli Esteri Antonio Tajani che dice: "Anche se all'anagrafe l'atleta algerina risulta donna, il pregresso è da pugile uomo". Falso ma la realtà non conta.
E siccome della polemica del giorno tocca sembra impossibile sottrarsi, non c’è rimedio. Si può però usare lo spazio per fare delle domande agli esperti e ascoltare le risposte: "Non si può dire che il livello di testosterone più alto incida sulla forza di una donna" lo spiega chiaramente alla Dire il professore Gianluca Aimaretti, ordinario di Endocrinologia all'Università del Piemonte Orientale e presidente della Società italiana di Endocrinologia (Sie). "Avere il testosterone alto significa avere delle masse muscolari più espresse, ma ciò che fa la differenza è l'allenamento fisico. Non è detto che la massa muscolare corrisponda a una forza fisica superiore. Come presidente della Sie dico che non si deve fare ideologia su questo caso si tratta di un problema sportivo. Ci stiamo occupando di quest'atleta solo in Italia perché due ministri, Salvini e Roccella, danno la loro opinione senza conoscere i dati e senza essere a completa conoscenza della cartella clinica di Imane Khelif", aggiunge il medico.
"Anche se esistono i disturbi della differenziazione sessuale, e quindi ad esempio la presenza del gene maschile XY in una donna, o l'iperandrogenismo femminile, che aumenta il livello di testosterone, nei fatti i medici del Comitato olimpico internazionale (Cio) hanno valutato come adeguati i parametri ormonali dell'atleta Khelif, fissando la soglia massima a 10 nmol/L. Noi non sappiamo se la pugile sia stata affetta davvero da una patologia della differenziazione sessuale (intersex)- chiarisce ancora una volta il presidente della Sie- ma un'ipotesi potrebbe essere che avrebbe avuto qualche patologia insorta alla nascita, congenita o su base genetica che ha provocato un disordine nell'assegnazione chiara di un sesso maschile per il quale è stata curata da bambina. La pugile nei fatti è una donna, non aggiungiamo altro. È chiaro che non sia una transgender perché non ha una disforia di genere che l'ha portata a cambiare sesso".
Qualcuna del gruppo italiano di pugilato (Susie Canfora ai Giochi del Mediterraneo) i guantoni con la Khelif li ha incrociati. Assesta pugni forti, ammettono, però Carini "poteva anche vincere" sottolinea il tecnico. Quella dell'abbandono da parte di Angela Carini resta una scelta personale, eppure su questa l'internazionale conservatrice ha messo su una narrazione vincente, costruita con l’intento di far cadere nel tranello della disinformazione un numero sempre più nutrito di persone con lo scopo di alterarne il pensiero e la percezione della realtà. Dai gruppi anti-lgbt ai ministri e i deputati noti per le loro uscite anit-scelta e omotransfobiche.
Un episodio che è soltanto l'ultimo di una lunga serie, proprio perché si svolge in un’arena pubblica e mediatica altamente visibile, come quella delle Olimpiadi, che ci aiuta a comprendere l’espressione più visibile di un portato ideologico reazionario che nelle diverse radici e genealogie da cui derivano condividono lo stesso obiettivo, gli stessi “nemici”, gli stessi capri espiatori e, occorre insistere, anche gli stessi metodi: "Quelli dell’ideologia gender e dell’ideologia woke che si sarebbe impossessata e avrebbe colonizzato le menti e le organizzazioni sportive, così come già quelle scolastiche, universitarie, istituzionali, addirittura religiose", spiega Massimo Prearo, Ricercatore in scienza politica dell'Università di Verona, da più di un decennio segue i movimenti pro-life e autore de "L’ipotesi neocattolica. Politologia dei movimenti anti-gender" (Mimesi): "E come sempre, come ieri e come tutti i giorni chi ne fa le spese sono le persone - qui le atlete - esposte alla gogna pubblica. Il caso di cui si discute in queste ore richiama quello dell’atleta Caster Semenya e delle atlete iperandrogine - questa peraltro aveva fatto causa e la Corte Europea dei Diritti Umani le aveva dato ragione. Non entro qui nel dettaglio “sportivo” perché non è il mio campo. È interessante e urgente però sottolineare che questo è il mondo in cui viviamo. Questo è il mondo che hanno prodotto dieci anni di mobilitazione anti-gender, il ritorno in politica dell’attivismo neocattolico, e il consolidamento della destra radicale in posizioni di governo e dentro le istituzioni. Un mondo cui ogni giorno le persone LGBTQIA+, le persone non conformi, le minoranze sanno che dovranno lottare per esistere contro un fronte eterogeneo ma compatto che sputa odio e violenza su di loro e sulle loro vite".