Ogni anno si ripete come se nulla fosse il rito dei saluti romani davanti all’ex sezione missina teatro dell’eccidio di 46 anni fa a Roma. Perché quello è luogo identitario per vecchia e nuova destra

Da bambina pensavo che fosse un grosso mirino. Non avevo tutti i torti: un tempo lo fu. È dipinta di nero sull’asfalto, ed è talmente grande che si può vedere perfino da Google Maps. Basta digitare «via Acca Larentia» nella barra di ricerca, zoomare un po’, e appare lei. La croce celtica. Una croce celtica davvero grossa.[…] È il 2008. Come ogni anno da trent’anni, cioè da quel 7 gennaio del 1978, in corrispondenza della croce celtica e per la via e le strade circostanti si raduna tutta l’estrema destra di Roma. Nel 2008 io sono un’adolescente brava a scuola, ma non per questo sveglia. Non ho anticorpi politici e nutro un colpevole disinteresse per la cronaca, anche per quella della mia città. Per cui, tra tutte le estetiste di Roma, la mia è vicino a via delle Cave, proprio a due passi dal raduno. Ho pensato bene di farmi una ceretta d’inverno. Non solo: ho pensato bene di farmi una ceretta d’inverno a pochi metri da Acca Larentia. Come se avessi vissuto in una cupola di vetro fino a quel momento, non ho assolutamente idea dello spettacolo inedito che, con l’inguine ancora dolorante dagli strappi dell’estetista, sto per trovarmi davanti agli occhi.[…]

 

Sono tutti vestiti di nero, come a un funerale. Molte teste rasate e qualche bomber. Diversi giornalisti. Dalla croce celtica gigante in giù e tutt’intorno, il corteo marcia triste e solenne manco fosse una processione. Poi si arresta d’improvviso. Una voce maschile grida: «Camerati, aaattenti!». Si mettono sull’attenti. La voce maschile grida ancora: «Per tutti i camerati caduti...». Non lo fanno neanche finire. Dev’essere una coreografia collaudata, perché gli rispondono all’istante con un saluto romano di massa – braccia destre puntate al cielo, che per tutta risposta gli sputa addosso. Sotto la pioggia urlano: «Presente!». La voce maschile inizia a fare nomi che non conosco, mi sembra di essere a scuola durante l’appello. In prima ora, quando vorresti essere rimasta a letto. E invece i partecipanti, tutti esaltati, continuano ad alternare quei nomi con i loro saluti romani più entusiastici, e a gridare a ritmo, accompagnando gli urli con il braccio teso.[…]

 

 

Scuoto la testa, spaventata e incredula: mi avevano detto che raduni simili non esistevano più. E questi qua da dove sono sbucati? Perché non me ne sono accorta prima? Lancio un’ultima occhiata alla croce celtica dipinta di nero nel cuore del mio quartiere. D’un tratto, mi sembra che lo ferisca. Una cicatrice che riprende a sanguinare. O un mirino: spara qui.[…]

 

Una volta a casa, sembra che quanto ho visto mi voglia perseguitare, manco fosse un presagio o chessò io. Mamma guarda il telegiornale. Al telegiornale ci sono loro.[…] In silenzio, mi accuccio vicino a lei sul divano arancione per osservare meglio le immagini sullo schermo. Il telegiornale mostra le figure vestite di nero sotto la pioggia, poi l’inquadratura si stringe su una donna bionda di bassa statura con una corona di fiori in mano.[…] Nel 2022 diventerà presidente del Consiglio. Nel 2008 è ministro della Gioventù. Le telecamere di qualche giornalista la riprendono mentre deposita una corona di fiori sulla croce celtica nera più grossa che Google Maps abbia mai immortalato. Da bambina pensavo che fosse un grosso mirino. Non avevo tutti i torti: un tempo lo fu.

 

Con “Dalla stessa parte mi troverai”, in uscita per Sem il 12 gennaio, Valentina Mira inaugura la collana true crime “Italian Tabloid”. Anticipiamo qui l’incipit. Il progetto è anche in formato podcast