Il Tg5 dedica un lungo servizio in prima serata per smentire il crollo degli ascolti dei telegiornali del servizio pubblico. Lanciandosi in un'inedita difesa a spada tratta di quello che, in teoria, dovrebbe essere il principale competitor

Mediaset in difesa della Rai. Sembra una boutade di inizio anno, invece lunedì 8 gennaio il Tg5 delle 20 si è lanciato in un accurato servizio a protezione degli ascolti di Viale Mazzini. «Ci sono giornali che non perdono occasione per attaccare sistematicamente la televisione sia pubblica che privata» esordisce il mezzobusto Alberto Bilà, tra un approfondimento sul Papa e uno sulla guerra in Ucraina. E lancia il servizio su come i giornali del gruppo Gedi anziché pensare al crollo delle loro vendite si accaniscano contro quella che «loro definiscono TeleMeloni, con una spruzzata di generale antipatia per la televisione condita da una lettura non obbiettiva dei dati di ascolto. Così due giornali, Repubblica e La Stampa cannoneggiano contro quella che viene chiamata Rai meloniana, senza mai risparmiare neanche l’odiata Mediaset ».

Tra immagini di viale Mazzini e le vetrate di Saxa Rubra, il cronista Giuseppe De Filippi firma ben tre minuti di servizio. E non manca di sottolineare come la novella associazione sindacale dei giornalisti UniRai, emanazione di Pluralismo e libertà, la componente di destra di Usigrai, sia portatrice sana della polemica contro il Gruppo Gedi, che guarda la pagliuzza (gli ascolti dei telegiornali) e non la trave (il crollo delle vendite).

 

Come si dice, la rivoluzione Mediaset annunciata da Piersilvio Berlusconi in quel di giugno è davvero cominciata. A cavallo della Rai.