Andare in onda contro l'isola dei tradimenti che fa ascolti da record sarebbe stato ostinarsi a un confronto impossibile. Una volta tanto viale Mazzini ha tutelato la cultura. In accordo con il conduttore

Difendere le scelte di questa Rai è spesso difficile, a volte impossibile. Ma c’è sempre un’eccezione che può confermare la regola. È il caso di Noos, il programma culturale di Alberto Angela che è stato rinviato per evitare lo scontro con la finale di Temptation Island. Rinviato, non chiuso. Spostato, per una protezione dell’intelletto rispetto ai fegatelli. Perché, devono essersi detti, prestarsi a un gioco impari forse non era davvero il caso, visto che l’isola del vuoto di Canale 5 praticamente triplica in termini di ascolto quello dell’approfondimento di Rai Uno. Partito con una media del 13,6% di share, il programma è calato sino all’11,5%, 1.532.000 spettatori per Angela e tre milioni e mezzo per la produzione targata De Filippi. E come se non bastasse ci sono le Olimpiadi ai blocchi di partenza. Quindi arriva l’annuncio ufficiale: la seconda edizione di quello che è nato sulle ceneri di Superquark, tra scienza, natura e società slitta al 22 agosto, sempre in prima serata, alla fine degli uomini in mutande dell’isola delle tentazioni e dopo le gare di uomini e donne sempre in mutande delle gare parigine.

 

Un'azione scellerata hanno tuonato in molti, il segno di questo disastro imperante che sta sgretolando il servizio pubblico, hanno rilanciato in tanti. Ma se invece avessero avuto ragione? La decisione di viale Mazzini andrebbe letta come frutto di un senso materno di protezione nei confronti di uno spezzatino culturale che, al contrario dell’immaginifico speciale su Pompei (quell’affascinante piano sequenza lungo due ore) propone servizi accorpati e legati insieme e che si muovono guardinghi, alla ricerca di un pubblico adatto. Passare dalla Luna al nutrizionismo, dai dinosauri al leopardo del Serengeti saltellando qua e là tra il semaglutide e Russell Crowe, l’archeologia e il buonumore forse non aiuta un pubblico distratto, annientato dall'afa e che generalmente della cultura non sa bene che farci.

 

Perché il punto è proprio questo, e andrebbe girato il punto di vista per evitare il gusto duro e puro della polemica a tutti i costi. Il problema, se così si può definire, è che una quantità imbarazzante di persone stia attaccata a un piccolissimo schermo per seguire un trionfo di mascolinità tossica e l’assenza ingombrante del congiuntivo rinchiuso in un resort della Sardegna. Un pubblico che non ha pensato neanche lontanamente di scegliere tra Angela e la muffa del tradimento a favore di telecamera. E quelli che, pochi e sparuti, sorvolano sullo scongelato Bisciglia e i suoi falò di confronto, si mettono il condizionatore sotto il braccio e vanno in giro a cercare un the freddo. Quindi perché imporre al povero Alberto in sahariana un gioco al massacro a tutti i costi? Meglio, decisamente meglio spostarlo in un tempo a lui più favorevole, poche settimane alla fine ed evitare confronti barbini. O polemiche sterili, nate e cresciute anch’esse sotto gli scherzi del caldo.