L'inchiesta
Musk è già qui: tutti i suoi affari in Italia. Starlink usato già in Libano
Nonostante le gravi ingerenze sull'Italia e il controverso legame con Trump, il "genio" Elon è stato accolto col tappeto rosso dal governo Meloni: norme, accordi, progetti. Nessuno lo ferma. E la sua tecnologia satellitare, scopre l'Espresso, è già stata utilizzata da diplomatici e militari. In particolare nel territorio libanese durante l'offensiva israeliana contro Hezbollah
Con il miliardario del secolo scorso Donald Trump eletto per la seconda volta «commander in chief» (comandante in capo) degli Usa e del mondo che gli Usa influenzano, il miliardario di questo secolo Elon Musk è eletto per la prima volta «commander in business» (comandante in affari) degli Usa e del mondo che gli Usa influenzano. E infatti da alleata diligente, e politicamente intelligente, la premier Giorgia Meloni s’è prima congratulata con Trump per la rielezione e poi ha telefonato a Musk per la sua elezione indiretta: «Ho sentito l’amico Elon Musk. Sono convinta che il suo impegno e la sua visione potranno rappresentare un’importante risorsa per gli Stati Uniti e per l’Italia in uno spirito di collaborazione volto ad affrontare le sfide future». Volendo mondare la politica da sentimenti nobili come l’amicizia, qui si tratta di strategia, niente di particolarmente arguto, e la strategia che ha adottato Meloni è semplice e tipicamente italiana: non schierarsi apertamente né con i Democratici né con i Repubblicani, ondeggiare, abbozzare, cincischiare. Meloni ha puntato sul cavallo vincente Musk che, a sua volta, ha puntato centinaia di milioni di dollari su Trump per salvare il suo gruppo. Oggi siamo all'arrivo con Musk che viene nominato da Trump a capo di un dipartimento per la «efficienza governativa» e il presidente Sergio Mattarella che deve tutelare il decoro nazionale dopo gli insulti ai giudici del bullo Elon.
L’amico Musk, il genio che viene dal futuro e nel futuro ci introduce, deve saggiare concretamente lo spessore di questa «amicizia» con Meloni. Le premesse già sono robuste, tangono più settori: la multinazionale SpaceX, la sua creatura Starlink, investimenti per l’aerospazio, connessioni veloci, comunicazioni satellitari di tipo militare e civile. Un mese fa la rapida avanzata delle aziende di Musk in Italia ha rallentato – almeno pareva, almeno la logica lo suggeriva – per colpa di un’inchiesta giudiziaria su appalti pubblici che ha coinvolto il giovane informatico Andrea Stroppa, in maniera unanime reputato il referente italiano di Musk seppur non ricopra incarichi ufficiali. Stroppa è indagato in concorso in corruzione con il capitano di fregata Antonio Masala perché l’ufficiale della Marina, distaccato presso lo Stato Maggiore della Difesa, avrebbe girato a Stroppa stesso documenti riservati per aiutare SpaceX a ottenere una commessa miliardaria su un sistema di comunicazioni satellitari di tipo militare, criptate, da utilizzare all’estero in sedi diplomatiche e di intelligence.
Però fonti di governo e fatti pubblici smentiscono questa lettura prudente, anacronistica forse: l’inchiesta giudiziaria non ha rallentato né l’ipotesi di usare Starlink per le comunicazioni di tipo militare all’estero né l’ipotesi di usare Starlink per le connessioni veloci nelle aree più remote d’Italia. A conferma sono arrivate le agenzie di stampa che rilanciano le dichiarazioni di Stroppa, tornato candido nei panni di ventriloquo di Musk: «L’Italia può e deve ritagliarsi un ruolo di protagonista nei settori del futuro. Diventare il partner europeo privilegiato dev’essere l’obiettivo». Ripulite le disamine su Musk da una serie di baggianate, per esempio che il governo di Roma sia interessato alla propaganda su X oppure che Tesla potrebbe produrre auto elettriche e relative batterie sul suolo italico, il vero tema è il potere: il miliardario americano di origini sudafricane vuole espandere il suo dominio tecnologico in Europa sfruttando l’ingresso italiano.
Altro che Europa compatta per respingere Trump e Musk. Il governo italiano invoca Musk per qualsiasi soluzione. Ne possiamo configurare quattro.
1. Lo sviluppo di programmi aerospaziali annaffiati da oltre 7 miliardi di euro di fondi Pnrr. L’apposito disegno di legge, dopo l’approvazione estiva in Consiglio dei ministri, è in transito in commissione alla Camera. È in corso la fase delle audizioni, ma gli articoli 25 e 26 non li vuole emendare nessuno. Certamente non fra i partiti di maggioranza. L’articolo 25 prevede che l’Italia si avvalga di una rete internet di riserva, non in terra, ma in cielo, attraverso una costellazione di satelliti a bassa quota. Un abito perfetto per essere indossato da Starlink. La concorrenza è francese, ma i francesi di questi tempi in Italia sono parecchio impopolari. L’articolo 26 mette ordine ai disturbi di frequenza che possono sorgere durante l’utilizzo contemporaneo di trasmissioni satellitari e telefoniche.
2. L’articolo 26 agevola la seconda soluzione. Come rivelato da L’Espresso, il governo potrebbe includere Starlink nel piano “Italia 1 Giga”, finanziato da denaro pubblico proveniente anche dal Pnrr, per offrire connessioni veloci ai Comuni più difficili da raggiungere con la fibra ottica. Il procedimento è assai complesso, ma le prove tecniche sono iniziate e lo stesso Stroppa, in uno dei suoi interventi su X, ha raccontato dell’efficacia di Starlink.
3. L’accordo di SpaceX/Starlink con Telespazio, la società del segmento aerospaziale che ha Leonardo come azionista principale, è servito a diffondere le comunicazioni satellitari di tipo civile. Si contano decine di migliaia di euro di acquisti in pochi mesi dallo Stato Maggiore della Difesa, dall'Aeronautica Militare, dalla Marina Militare, dal ministero degli Esteri. A quanto risulta a l'Espresso, Starlink è stato impiegato già di recente dalla Farnesina per comunicazioni non criptate in Libano durante l'offensiva israeliana contro Hezbollah e dalla Marina per tenere i contatti con la nave scuola "Amerigo Vespucci" durante il suo giro del mondo. Dunque attraverso Telespazio, che ha i francesi di Thales come azionisti di minoranza, in un semestre Starlink è riuscita a far testare i suoi apparecchi a diplomatici e militari. E non per una scampagnata, ma in mezzo alla guerra in Libano dove operano i militari italiani del contingente Unifil delle Nazioni Unite e negli oceani a bordo del principale veliero per addestrare gli allievi della Marina.
4. Questo punto incide più degli altri tre assieme. Non per valore economico, ma per rilevanza geopolitica. Come ricostruito da L’Espresso, da quasi un anno il governo italiano è impegnato a esaminare una proposta recapitata direttamente dalle aziende di Musk che riguarda le comunicazioni satellitari di tipo militare. Le attività diplomatiche e di intelligence fuori dal territorio italiano dovrebbero passare su Starlink. Oltre al costo stimato di un miliardo e mezzo di euro, ciò che pesa davvero, ed è inestimabile, è il controllo totale delle comunicazioni più sensibili di un membro dell’Unione Europea e dell'Alleanza Atlantica affidato a una multinazionale privata. La regia dell’operazione è alla presidenza del Consiglio, seguita dal generale Franco Federici, consigliere militare di Meloni. Ai colloqui hanno partecipato da invitati il ministero degli Esteri, che ha fornito l’elenco delle sue esigenze, e il ministero della Difesa, che ha formulato obiezioni su diversi punti, più defilato il ministero per le Imprese, ma il titolare Adolfo Urso, da presidente del Comitato per l’aerospazio, dovrà approvare l’eventuale deliberazione del progetto.
Musk ha tanti motivi per aspettarsi il definitivo sbarco in Italia, ma anche l’Italia ha bisogno di Musk. E lo ha spiegato il ministro Guido Crosetto (Difesa) ai senatori della commissione Esteri e Difesa: «Oggi c’è solo Starlink sui satelliti in bassa quota per la comunicazione. Per raggiungere il livello di Starlink serve una capacità di lanciarli che oggi nessuno ha e non ai costi di Starlink. Nessun altro è in grado di far tornare un lanciatore così. Abbiamo quindi un privato che ha un monopolio sostanziale. Ti puoi permettere di non parlare con quel privato? Puoi mettere in campo un sistema tuo, e l’Europa ci sta pensando, ma arriverà tra 10-15 anni». Le opposizioni, timidamente, fanno domande. Un dato è inoppugnabile. Questa Europa litigiosa e in ritardo è l’Eldorado di Elon. Chissà che ne resterà tra 10-15 anni.