Fu l'azienda americana Starlink a presentare il progetto a Palazzo Chigi a fine 2023. Nell'intesa è quindi entrato prepotentemente in scena Andrea Stroppa, l'uomo di Musk in Italia, che gode di una enorme rete di potere dai sultani arabi amici di Matteo Renzi ai fratelli Elkann, proprietari del gruppo Gedi

Ci sono due modi in finanza per entrare in un nuovo mercato: bussare alla porta e aspettare che qualcuno apra oppure rompere la finestra e sedersi al tavolo.

Elon Musk non ha scelto né l’uno né l’altro modo, è stato ancora più scaltro. E fortunato. Ha trovato un tappeto rosso in Italia, complice la speciale sintonia con la presidente Giorgia Meloni. Consultate più fonti di governo, L’Espresso è in grado di ricostruire la rapida avanzata delle aziende del miliardario americano di origini sudafricane. Dopo i primi approcci e le prime interlocuzioni, tutto comincia lo scorso dicembre, proprio a ridosso degli eventi politici di Atreju, la festa di Fratelli d’Italia, con la presenza a sorpresa, e neppure tanto a sorpresa, di Musk e un pezzo di famiglia (in parte proveniente dalla gestazione per altri, Gpa, che in Italia adesso è vietata e considerata reato universale grazie a questo governo).

In quel periodo ha preso forma l’idea, meglio chiamarlo “progetto”, di far transitare le comunicazioni criptate italiane da e per l’estero, di ambasciate, militari, servizi segreti attraverso il sistema di connessione di Starlink, la costellazione satellitare del gruppo aerospaziale Space X. Il progetto, assai delicato perché riguarda la sicurezza nazionale, è rimasto a conoscenza di un numero limitato di ministri e di funzionari, finché due settimane fa non è finito nell’inchiesta romana sulla corruzione in Sogei, la società di consulenza informatica per la pubblica amministrazione, controllata dal ministero dell’Economia. E nell’inchiesta romana - condotta dai procuratori aggiunti Paolo Ielo e Giuseppe Cascini che hanno coordinato le indagini della Guardia di Finanza di Roma e del Nucleo Valutario - il progetto ci è finito perché il capitano di fregata Antonio Angelo Masala ha passato documenti e informazioni riservate al trentenne Andrea Stroppa, ex hacker, classe 1994, divenuto in breve tempo il referente italiano di Musk, seppur non rivesta cariche ufficiali né in Italia né altrove per Space X. Un fatto contestato a Masala e Stroppa, indagati per concorso in corruzione, risale al 29 agosto 2024, ma come detto il progetto di Starlink col governo italiano è molto precedente e non è soltanto l’unico.

Dunque bisogna fissare l’inizio al dicembre 2023, col governo Meloni saldo in sella e con una bussola geopolitica ben orientata agli Stati Uniti, ma con qualche esitazione in Europa, soprattutto per le altalenanti se non pessime relazioni con i tedeschi e i francesi. La tecnologia di Musk è una valida opzione a quella, meno ricca (e in ritardo), dei consorzi europei tipo Iris2. Il miliardario americano era abbastanza ai margini col governo Draghi, invece col governo Meloni ha capito che è scoccata l’occasione giusta. Anche perché, e va ripetuto fino alla noia, il successo di Musk dipende dai progetti irrorati da denaro pubblico nel business spaziale che dipende dal settore militare, non dalla vendita delle automobili elettriche né dal vecchio Twitter ribattezzato X. L’Espresso ha appreso che, quasi un anno fa, i dirigenti di Space X hanno presentano formalmente alla presidenza del Consiglio il progetto per connettere le sedi italiane all’estero, in particolare le ambasciate, sfruttando i satelliti a bassa quota e basso costo Starlink. La pratica è stata affidata agli uffici del generale Franco Federici, consigliere militare di Meloni e poi se n’è discusso, per i rigorosi approfondimenti, con lo Stato Maggiore della Difesa (dov’era distaccato Masala), il ministero degli Esteri e, certamente, l’Intelligence. Non è semplice utilizzare strumentazioni e satelliti di una multinazionale privata per comunicazioni sensibili che toccano la sicurezza nazionale di un importante membro dell’Alleanza atlantica come l’Italia. I requisiti sono parecchio stringenti. E in quest’ottica va interpretata la consegna di documenti e informazioni di Masala a Stroppa: l’ufficiale della Marina voleva aiutare Starlink, per il tramite di Stroppa, a superare l’esame del governo con l’obiettivo di inserire nell’affare da oltre un miliardo di euro anche le aziende della moglie (come raccontiamo nel box alle pagine 24-25). Questo progetto ha una gestazione inevitabilmente lenta: ancora non è approdato al comitato per l’aerospazio Comint, presieduto dal ministro delle Imprese Adolfo Urso, mentre in parallelo altri progetti, simili ma non uguali, sono andati spediti.

Che il 2024 fosse l’anno della svolta in Italia per Starlink lo si era capito, come ha scoperto L’Espresso, dall’assemblea degli azionisti che a febbraio ha allargato il potere di firma a due dirigenti americani: l’amministratore delegato Richard Jinu Lee ha affiancato la presidente con deleghe Lauren Ashley Dreyer. A giugno Space X ha segnato due colpi. Uno: l’accordo con la società italofrancese Telespazio, principale azionista l’italiana Leonardo, per la fornitura dei suoi servizi di comunicazione non criptata. Due: Il disegno di legge Spazio, approvato in Consiglio dei ministri e in questi giorni sbarcato alle Camere, che crea i presupposti per usare i satelliti di Starlink per una rete di connessione alternativa alla rete terrestre in rame e fibra. L’accordo con Telespazio è stato una sorta di prova generale del progetto più grosso per le comunicazioni criptate e difatti i servizi Starlink, in una manciata di mesi, sono già stati acquistati per commesse da decine di migliaia di euro dallo Stato Maggiore della Difesa, dall’Aeronautica Militare, dalla Marina Militare, dal Ministero degli Esteri. La passione sfrenata per i satelliti di Starlink, inoltre, ha portato il governo a vagliare l’ipotesi di portare le connessioni nelle zone remote d’Italia, quelle più impervie da raggiungere, con le costellazioni di Starlink (e non più con la fibra), ricavando per Musk una porzione dei miliardi del Pnrr.

A mettere questa complessa e ambiziosa architettura in pericolo, suo malgrado, ci ha pensato Stroppa. Lo stesso che già due anni fa si è prodigato di fare proselitismo per Musk, mentre organizzava l’acquisto da 44 miliardi di dollari di Twitter. Stroppa e altri investitori italiani, come Unipol, sin da allora credono in Musk e nella sua aura di uomo che viene dal futuro. Il giovane hacker va fierissimo di questa etichetta, che non manca di esibire con copiose foto su X, in compagnia di lui e lei. Lui è Elon, lei è Meloni, l’altro è proprio Stroppa, insieme al “Global Citizens Award” di New York, dove la presidente del Consiglio è stata premiata dal miliardario imprenditore. Però il romano Stroppa non è soltanto la faccia di Musk in Italia. È molto più di questo. È in affari con sultani arabi. È consigliere degli Elkann.

Stroppa comincia a far parlare di sé giovanissimo, quando ancora minorenne fa il suo ingresso nel collettivo Anonymous. Era uno degli hacker, anche se non si addentra mai nelle vere stanze del cybercrime. C’era poca fiducia verso il giovane Stroppa che, forse per la giovane età, forse per l’inesperienza, in effetti si fa beccare in fretta e, ancora 17enne è indagato dopo l’attacco di alcuni siti istituzionali. Ne esce intonso, grazie al perdono giudiziale del Tribunale dei Minori e si separa da Anonymous. Lui dice di essersi pentito e di aver smesso; loro sospettano che abbia cantato come un passero in Procura. Comunque a Stroppa non va poi così male: fa breccia in Matteo Renzi, amico del suo amico Marco Carrai. Archiviata la pagina col centrosinistra, lo ritroveremo a destra con Fratelli d’Italia, i patriottici, il mito di Tolkein, il tirannico Musk, ma dopo molti passaggi societari. Partiamo da una srl che non c’è più, chiusa per liquidazione: la 2050. Creata ad aprile 2015, chiusa in dicembre dello stesso anno, una joint venture con Renato Giallombardo, all’epoca fra i manager più rinomati del potente studio di avvocati Gianni&Origoni, prima di passare al colosso EY. Stroppa e Giallombardo si occupavano di monitoraggio di strategie digitali. Competenza che Stroppa affina negli anni successivi, quando nel 2017, a 22 anni, svela le presunte campagne di disinformazione online di Lega e Cinque Stelle.

Tornando al presente, in base al registro della Camera di Commercio, Stroppa è amministratore unico della LXS AI srl, creata l’8 maggio di quest’anno, nata per essere una holding di partecipazioni societarie. Il 33% è di Giovanni Perdersoli, partner del famosissimo studio legale Pedersoli&Gattai. Se lo studio è anche un riferimento della famiglia Elkann nella difesa dei fratelli John, Ginevra e Lapo contro la madre Margherita Agnelli, l’avvocato Giovanni Pedersoli è anche socio fondatore di Qcapital, una società che punta a far crescere piccole e medie imprese innovative e tecnologiche. La quota di maggioranza (66%) della LXS AI fa capo a Legio X Septimus srl, che dovrebbe ricondurre a Stroppa, avendo sede allo stesso civico della sua residenza romana. Tuttavia, non c’è un esatto riferimento a lui nei dati societari, perché la Legio è amministrata e di proprietà della Septimus ss, società semplice, creata nel 2023, che ha un codice fiscale attivato all’Agenzia delle Entrate, ma parrebbe non essere registrata alla Camera di Commercio. Quindi è impossibile avere ulteriori informazioni sulla Septimus, se non la sede, che è sempre a casa di Stroppa. Un altro indizio che riconduce Stroppa a questa società è il nickname che utilizza nel suo profilo X: Claudio Nero’s Legion. Il termine Legione viene spesso utilizzato dagli hacker di Anonymous. Mentre il nickname “Claudio Nero’s Legion” viene utilizzato da una serie di altri utenti di X ed è pure una criptovaluta in bitcoin. Forse che il passato da hacker non sia del tutto passato? Chissà. Di sicuro la società semplice Septimus è oscura tanto quanto una società di fatto.

Però Stroppa ha altre società in “chiaro”. Come la Artis Wrld srl, di cui Stroppa è amministratore delegato e titolare del 37 per cento delle quote. È la società più interessante e che ben rappresenta le capacità relazionali del giovane. Perché in questa società, che si occupa di servizi innovativi ad alto contenuto tecnologico (e lo scorso anno ha perso 37mila euro), è partecipata al 21% dalla Tharawat Holding Company, il resto è nelle mani di Simon Fiduciaria, di Agorart srl e una quota residuale del 10 è di Llandini srl. Chi sono costoro? Il capo della Tharawat è il principe saudita Turki bin Salman Al Saud, fratello di Mohammed, erede al trono dell’Arabia Saudita, figlio dell’attuale re Salman e amico di Renzi. Nel 2023 correvano diverse voci secondo cui il fondo Tharawat fosse interessato ad acquistare la Juventus, ma tale è rimasta: una voce. Mentre di certo il fondo sta investendo in svariate attività dall’immobiliare, all’agricoltura, dalla ricerca scientifica, all’informatica, ovunque nel mondo. Chi si celi dietro la partecipazione di Simon Fiduciaria in Artis Wrld non è possibile saperlo: anche se storicamente la Simonfind è legata alla famiglia Agnelli, molti utilizzano le fiduciarie per schermare l'identità dei veri proprietari. Invece Agorart fa capo al fondo d’investimento Avm Associati Spa di Giovanna Dossena, Stefano Filippini e Claude Marie Breuil. La restante quota è della Llandini, di proprietà di Lorenzo Landini che, fra l’altro, è amministratore unico della Garage Italia Immobiliare e della Laps to go Holding srl, ovvero le imprese di Lapo Elkann. È l’uomo più fidato per la gestione degli affari di Lapo. Il legame fra Lapo e Stroppa è confermato dall’organigramma della Laps Foundation, la fondazione a scopo benefico del nipote di Gianni Agnelli. Stroppa è fra i consiglieri. E ancora, il giovane ex hacker è stato reclutato dagli Elkann per lo sviluppo di Whoopsee.it, una piattaforma digitale che pubblica notizie di gossip, che fa capo a Gedi, cioè l’editore di Repubblica, di proprietà degli Elkann. Il sito Whoopsee è di proprietà della società Unaluna, attiva dal 2021, in perdita costante per circa mezzo milione di euro l’anno, nata da un’idea di Franco Villa e dell’influencer Francesca Muggeri, professionisti e titolari di agenzie fotografiche. Dicevamo, che fra gli azionisti c'è Gedi, seguita da un cospicuo gruppo di fiduciarie, fra cui la già citata Simonfid e la Sirefid. Qui Stroppa è solo consigliere di amministrazione. Resta comunque un ragazzo dai molti impegni.