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Gli Usa "processano" i social. E Mark Zuckerberg si scusa: «Mi dispiace per tutto quello che i bambini hanno dovuto passare»

di Simone Alliva   1 febbraio 2024

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I senatori americani interrogano i ceo della Silicon Valley, Orban si difende sul trattamento riservato a Ilaria Salis, i trattori "minacciano" Bruxelles, gli Houthi rivendicano l'attacco al cargo statunitense. Le notizie del girono da conoscere

"Mani sporche di sangue", Big Tech sott'accusa a Capitol Hill
"I vostri prodotti uccidono", "avete le mani sporche di sangue". I senatori americani attaccano pesantemente gli amministratori delegati di Meta (Facebook, Instagram), X, TikTok, Snap e Discord torchiandoli in un'audizione alla commissione giustizia sui rischi delle piattaforme social per i bambini e gli adolescenti. «Stanno distruggendo vite umane e minacciando la democrazia. Queste aziende vanno domate e il peggio deve ancora venire», ha accusato il senatore repubblicano della South Carolina Lindsey Graham riferendosi a Big Tech.

Parole accolte dagli applausi di decine di genitori con le foto dei loro bambini morti o traumatizzati dai social. Messo in imbarazzo, il ceo di Meta Mark Zuckerberg si è rivolto proprio alle famiglie e ha chiesto scusa. «Mi dispiace per tutto quello che avete dovuto passare. Nessuno dovrebbe attraversare quello che voi avete attraversato. È per questo che abbiamo investito così tanto per assicurare che altri non debbano vivere quello che avete vissuto voi», ha detto illustrando gli sforzi della società: circa 40 mila persone preposte alla sicurezza online, oltre 20 miliardi di dollari spesi dal 2016 e altri due in programma per quest'anno. Ma i senatori hanno citato i documenti interni al gruppo secondo cui Zuckerberg ha rifiutato di rafforzare i team incaricati di individuare i pericoli per gli adolescenti online. E Ted Cruz lo ha trafitto a proposito di un monito su Instagram che avvisava gli utenti del rischio di vedere su una pagina un'immagine con abusi sessuali su minori ma poi consentiva comunque di vederla. 

«Mister Zuckerberg, a cosa diavolo stava pensando?», lo ha incalzato. Il ceo di Meta si è giustificato dicendo che può essere utile reindirizzare gli utenti alla fonte, piuttosto che bloccare il contenuto. Anche l'ad di Tik Tok Shou Zi Chew ha vantato gli sforzi per proteggere i minori, con 40 mila addetti e 2 miliardi di investimenti previsti per una piattaforma che in Usa conta oltre 170 milioni di utenti mensili. Ma pure lui è finito nel mirino per numerosi episodi. Linda Yaccarino ha difeso X ricordando che non è una piattaforma scelta dai giovani e che verrà comunque creato un nuovo dipartimento per la moderazione dei contenuti. Moderazione finora allentata dal patron Elon Musk, sul cui social questa settimana sono apparse anche immagini hard fake di Taylor Swift.

Il problema di fondo è che le misure annunciate regolarmente dalle piattaforme online sono ritenute insufficienti da osservatori e autorità. E che al Congresso giacciono da tempo vari disegni di legge per proteggere i minori ma finora nessuno è stato approvato: l'ultimo è quello del senatore dem Dick Durbin, presidente della commissione giustizia, che consente di perseguire le società tech per i loro contenuti pedopornografici e alle vittime di fare causa.

L'inazione del Congresso ha spinto città e Stati americani a fare da soli. Il sindaco di New York ha appena bollato i social media come "una tossina ambientale", "un pericolo per la salute pubblica", preannunciando misure. La Florida si appresta a vietare per legge i social ai minori di 16 anni. In ottobre più di quaranta stati americani hanno presentato una denuncia contro Meta, ritenendo che le sue piattaforme danneggino la "salute mentale e fisica dei giovani", citando i rischi di dipendenza, molestie informatiche o disturbi alimentari. Due mesi dopo il New Mexico ha fatto causa sempre a Meta, accusando le sue piattaforme di promuovere la criminalità infantile, dalla pedopornografia agli algoritmi di raccomandazione e all'istigazione criminale. 

 

Vicktor Orban: «Salis non è stata isolata, ha potuto fare telefonare»
Si apre alle 10 a Bruxelles il Consiglio europeo straordinario, convocato dopo che nella seduta di dicembre il premier ungherese Viktor Orban aveva posto il veto sulla revisione del bilancio comunitario pluriennale che contiene i 50 miliardi di euro (33 in prestiti e 17 in sovvenzioni) destinati all'aiuto macrofinanziario all'Ucraina. Nella notte Orban ha avuto due incontri separati, all'hotel Amigo, con la presidente del Consiglio Giorgia Meloni e con il presidente francese Emmanuel Macron. Sul tavolo proprio la questione del budget e il tentativo di convincere Orban a dare il via libera all'intesa a 26 raggiunta a dicembre. Sui due incontri non sono trapelate indiscrezioni, anche se fonti diplomatiche sottolineano che un'intesa è ancora lontana e il summit prende il via, sostanzialmente, "al buio". Al termine dei colloqui, rispondendo ai giornalisti, il premier ungherese si è limitato a dire che la situazione «è troppo complicata». Con Meloni, Orban ha parlato anche di Ilaria Salis, la ragazza italiana detenuta in Ungheria, le cui immagini ammanettata mani e piedi in tribunale hanno suscitato forti reazioni in Italia.

«Ha potuto fare telefonate e non è stata isolata dal mondo, non è corretto dire così», ha detto Orban ai cronisti, aggiungendo di aver «illustrato tutta la storia» alla premier. «I magistrati ungheresi - ha aggiunto - non rispondono al governo, la magistratura è indipendente, non posso influenzarli in nessun modo. L'unica cosa su cui posso intervenire è fornire i dettagli sulla detenzione ed esercitare un'influenza perché abbia un equo trattamento. Tutti i diritti sono garantiti». Il Consiglio si tiene in una Bruxelles blindata, con misure di sicurezza particolarmente stringenti nel quartiere europeo, a causa della protesta degli agricoltori: ieri sera i trattori si sono fermati alla sede del Parlamento ma oggi intendono manifestare davanti all'Europa building.

 

Carlo Calenda: «Orban va cacciato oggi. Domani la Slovacchia» 
«Orban va cacciato dall'Ue. Vanno bloccati tutti gli aiuti e gli incentivi, va escluso dall' articolo 7, dalle decisioni rilevanti dell'Unione europea e se questo comporta un blocco del rischio di veto sugli aiuti all'Ucraina bisogna che i paesi europei suppliscano con aiuti nazionali. Perchè se noi non ci leviamo dalle 'balle' oggi Orban e domani la Slovacchia, che è lo stesso identico problema, noi non la finiamo». Così Carlo Calenda che intervenendo a Radio Anch'Io aggiunge: «Possiamo scavallare questa volta, ma alla prossima ci troveremo con un nuovo veto di Orban».

 

Mille trattori per le strade di Bruxelles, blocchi e roghi   
Circa un migliaio di trattori stanno bloccando le strade di Bruxelles. La capitale belga si è svegliata questa mattina con gli ingorghi creati dagli agricoltori in protesta contro le politiche dell'Ue. Lo riporta il quotidiano belga Le Soir. Le autorità consigliano ai cittadini di privilegiare il trasporto pubblico o i mezzi alternativi all'auto. In Place du Luxembourg, dove si riuniranno in mattinata i manifestanti provenienti da tutta Europa, sono stati accesi i primi roghi. 

 

Gli Houthi rivendicano l’attacco al cargo "americano" nel Mar Rosso 
Il movimento Houthi nello Yemen ha rivendicato un attacco a una nave mercantile statunitense nel Mar Rosso. L'imbarcazione sarebbe la KOI, che secondo gli Houthi è gestita dagli Stati Uniti. Lo riporta la Bbc. La società di sicurezza marittima Ambrey ha detto che una nave che opera a sud del porto di Aden, nello Yemen, ha segnalato un'esplosione a bordo ma non ha fornito il nome del mezzo. Secondo l'agenzia di stampa Reuters, la KOI è una nave portacontainer battente bandiera liberiana gestita dalla Oceonix Services con sede nel Regno Unito. Della stessa compagnia fa parte la flotta della petroliera Marlin Luanda, danneggiata sabato da un missile. Gli Houthi considerano tutte le navi israeliane, statunitensi e britanniche come obiettivi legittimi in seguito alla guerra di Israele contro Hamas a Gaza. Il portavoce militare Houthi Yahya Sarea ha detto ieri sera che le forze armate del movimento avevano preso di mira una nave mercantile americana denominata KOI con "diversi missili navali appropriati".