Accusata dal Carroccio per 24 ore con post social e comunicati, la 39enne prigioniera in Ungheria era stata assolta grazie alle immagini fotografiche e ai video girati. Che raccontano una storia completamente diversa

È durato meno di 24 ore l'attacco mirato della Lega di Matteo Salvini a Ilaria Salis, detenuta da quasi un anno in un carcere ungherese e ripresa con manette a polsi e caviglie e una catena legata alla vita a mo' di guinzaglio nel Tribunale di Budapest.

 

La militante anti-fascista era stata accusata dai vertici del Carroccio di aver "assaltato" dei gazebo della Lega nel 2017 "insieme a decine di violenti dei centri sociali". Ma le motivazioni della sentenza emerse in queste ore smentiscono i post e i comunicati stampa della Lega. Era stato il vicesegretario Andrea Crippa tra i primi a diffondere la fake news: "Un'altra grana giudiziaria per un assalto a delle militanti della Lega. Prima che la sinistra e i suoi giornali la trasformino in Madre Teresa, possiamo sapere se questa insegnante ha anche altri precedenti?».

 

A ruota tutti gli altri. Il segretario e vice presidente del Consiglio Matteo Salvini le aveva anche dedicato un post sui social: "Le immagini di Ilaria Salis incatenata in tribunale sono scioccanti e spero che possa dimostrarsi innocente. Certo, è sorprendente che lei sia stata presente in occasione di manifestazioni violente, a Budapest come a Monza nel 2017 quando venne distrutto un gazebo della Lega. Mi permetto di dire che non sarei felice se Salis fosse l’insegnante di mia figlia"

Ma era tutta una montatura. «Ilaria Salis ha impedito che le violenze contro il banchetto della Lega di Matteo Salvini a Monza proseguissero mettendo il "braccio dietro la schiena ad un giovane che aveva appena buttato a terra la bandiera leghista, come ad invitarlo a proseguire nel corteo», si legge nella sentenza con cui l'1 dicembre 2023 è stata assolta per non aver commesso il fatto. Secondo la sentenza, che si basa in particolare sulle immagini fotografiche e sui video girati il 18 febbraio 2017, nessuno degli imputati avrebbe "partecipato all'azione delittuosa commessa dai compagni di corteo, né pare averli in qualche modo incoraggiati o supportati moralmente".

 

L'indagine della Polizia di Stato di Monza è nata dalla denuncia presentata dall'allora segretario cittadino della Lega Nord, Federico Arena. L'assoluzione di Salis è stata chiesta anche dalla Procura di Monza, oltre che dai difensori della donna Eugenio Losco e Mauro Straini. Nelle motivazioni della sentenza si legge che "la mera partecipazione al corteo, senza partecipazione diretta o istigazione all'azione delittuosa commessa da altri, non costituisce di per sé concorso, neppure morale" al reato.

 

Il corteo del 18 febbraio 2017, a cui prese parte Salis a Monza, era stato indetto nel pomeriggio come contro manifestazione dell'Associazione nazionale partigiani d'Italia (Anpi) per protestare contro la presenza di fronte alla Villa Reale del presidio organizzato dalla associazione A.D.ES., riconducibile alla formazione neonazista di Lealtà e Azione. Lungo il percorso del corteo, persone che non sono state identificate avrebbero incontrato un gazebo della Lega Nord in via Libertà 48 e buttato "in terra materiale informativo", strappato "le bandiere" e rovesciato "i tavolini". Inoltre sarebbero stati rivolti degli sputi e alcuni insulti come "fate schifo, merde, razziste" all'indirizzo di due attiviste del partito di Matteo Salvini.

 

Gli imputati sono stati tutti assolti per non aver commesso il fatto (per un quinto minorenne si procede in maniera separata). L'assoluzione per Salis è giunta quando già si trovava da 9 mesi rinchiusa nelle carceri ungherese.