Accade oggi

Il governo litiga anche sui trattori: la Lega inizia la fronda contro Lollobrigida

di Simone Alliva   8 febbraio 2024

  • linkedintwitterfacebook

Lo scontro sulle proteste degli agricoltori. Blinken contro Israele. Haley perde le primarie in Nevada anche se Trump non si presenta. Il diario dalla prigione di Ilaria Salis. I fatti da conoscere

Frizioni di Governo. Crippa (Lega) striglia il governo: «Deve fare di più. Lollobrigida riceva i trattori»
«Per prima cosa c'è una questione di metodo. Se la posizione del governo è non ascoltarli, questo non va bene. Coloro che protestano ogni giorno vanno a lavorare e non prendono il Reddito di cittadinanza. Quindi per prima cosa serve il dialogo». Lo ha detto il vicesegretario della Lega, Andrea Crippa, in un'intervista a Il Fatto Quotidiano, in relazione alle proteste degli agricoltori. «Io credo che il ministro dell'Agricoltura debba riceverli e dialogare con loro, anche perché molti di coloro che scendono in strada sono iscritti alla Coldiretti, quindi non possiamo non ascoltarli» ha aggiunto. Poi Crippa è entrato nel merito della soluzione da trovare invitando il governo a scrivere una nuova norma che sostenga economicamente gli agricoltori: «La nostra linea è che bisogna fare di più, non ci può essere una chiusura totale o un calcolo politico». Quanto all'eventuale esenzione dell'Irpef per i redditi bassi sotto i 10 mila euro «sarebbe un primo segnale ma non basta, non è sufficiente: noi chiediamo l'esenzione totale per tutti gli agricoltori» e «i soldi si devono trovare, su queste cose non si possono fare calcoli economici o di cassa», ha continuato Crippa. «Il Festival non è di mia competenza e mi guardo bene dal commentare, anche se a Sanremo bisognerebbe andare per cantare, anche perché è importante capire, tra gli agricoltori, chi rappresenta chi» ha concluso sull'annunciata presenza dei manifestanti al Festival. 

 

Trattori in piazza. Inizia l'assedio di Roma 
I Trattori si preparano a 'entrare' a Roma per far sentire la loro voce, ma il fronte della protesta, come era già emerso nei giorni scorsi, è spaccato e non sembra ci siano - stando almeno alle dichiarazioni dei vari leader - i presupposti per ricomporlo. Nella capitale andranno dunque in scena mobilitazioni parallele che, salvo sorprese dell'ultimo minuto, difficilmente troveranno punti di convergenza. Da una parte il 'Cra agricoltori traditi', guidati dall'ex forcone Danilo Calvani, chiama a raccolta alle porte di Roma a partire da giovedì gli agricoltori italiani per una mobilitazione che culminerà in una "grande manifestazione" nella seconda metà della settimana prossima.

Dall'altra c'è Riscatto agricolo che, abbandonata la velleità di concentrarsi sul Raccordo Anulare, ha raggiunto un accordo con la questura di Roma per portare manifestanti e Trattori in piazza San Giovanni venerdì mattina e punta anche a salire sul palco di Sanremo per far sentire la propria voce a una platea sterminata di spettatori. «Attendiamo migliaia di mezzi, fra Trattori e camion, per la manifestazione della settimana prossima - dice Calvani, il volto più noto della marcia degli agricoltori in Italia - Non c'è ancora una data esatta né un luogo ma tra le ipotesi in campo c'è anche il Circo Massimo».

In attesa di capire quale sarà la strategia del movimento, di certo c'è che nelle prossime ore inizieranno a riempirsi i cinque presidi alle porte della città, che accoglieranno mezzi in arrivo da tutta la Penisola. Le aree individuate, tutte all'esterno del Grande raccordo anulare, sono ad Albano e Cecchina a sud, Palidoro ad Ovest, Fiano Romano, Capena e Formello e nord. Una mobilitazione appoggiata anche da Giuliano Castellino, ex esponente romano di Forza Nuova, che ha annunciato di scendere in piazza al fianco degli agricoltori con la sua 'Ancora Italia'. Dal canto suo Calvani sottolinea che il suo movimento è "apolitico". «Alla manifestazione - avverte - non vogliamo bandiere dei partiti, dei sindacati, né politici». E mostra freddezza anche verso le parole pronunciate dalla premier Giorgia Meloni nei confronti della sua categoria. «Al momento non abbiamo avuto contatti con Palazzo Chigi - dice - Abbiamo dato un ultimatum al governo di 5 giorni per recedere da tutti i trattati comunitari che stanno uccidendo l'agricoltura e per le dimissioni del ministro Lollobrigida. Noi vogliamo i fatti. Ci interessano solo le nostre campagne e non le campagne elettorali».

 

Blinken: "Israele non usi il 7 ottobre come scusa per disumanizzare gli altri" 
Israele non ha «la licenza per disumanizzare gli altri»'. Lo ha detto il segretario di Stato americano Antony Blinken a Tel Aviv, precisando che '«gli israeliani sono stati disumanizzati nel modo più orribile il 7 ottobre. Da allora gli ostaggi sono stati disumanizzati ogni giorno. Ma questa non può essere una licenza per disumanizzare gli altri». La Casa Bianca non ha nascosto la sua insoddisfazione nei confronti di Israele per le vittime civili nella Striscia di Gaza e per la situazione umanitaria durante la guerra, ma la critica di ieri del segretario di Stato è stata la più dura fino ad oggi. Blinken ha dedicato gran parte del suo intervento su questi argomenti, dopo una giornata di incontri con la leadership politica e militare di Israele. '«La stragrande maggioranza delle persone a Gaza non ha nulla a che fare con gli attacchi del 7 ottobre»', ha detto Blinken. '«Le famiglie di Gaza la cui sopravvivenza dipende dalla fornitura di aiuti da parte di Israele sono proprio come le nostre famiglie. Sono madri e padri, figli e figlie, che vogliono guadagnarsi da vivere dignitosamente, mandare i figli a scuola, avere una vita normale. Ecco chi sono. Questo è quello che vogliono».

 

Haley perde le primarie in Nevada senza Trump
Joe Biden stravince le primarie dem in Nevada con un plebiscitario 90% circa mentre Nikki Haley perde quelle repubblicane con un risultato imbarazzante: intorno al 30%, più che doppiata da quanti hanno scelto l'opzione "nessun candidato" (63%) in una gara senza Donald Trump. Il tycoon ha infatti preferito correre da solo nei caucus organizzati dal partito l'8 febbraio in alternativa alle primarie introdotte per la prima volta nel Silver State dopo il caos dei risultati del 2020. Con la garanzia di prendersi tutti i 26 delegati in palio. «Anche Donald Trump sa che quando giochi alle slot machine il banco vince sempre. Non ci siamo presi la briga di giocare a un gioco truccato per Trump. Stiamo andando a tutto vapore nel South Carolina e oltre», ha spiegato un portavoce della Haley, alludendo al fatto che il format dei caucus scelto dal partito favorisce il tycoon e che il suo rivale ha fatto campagna perché gli elettori votassero contro di lei.

Ma l'esito del voto è un brutto colpo per l'immagine dell'ex ambasciatrice all'Onu e il suo tentativo di cavalcare il 'momentum', anche nella raccolta fondi record, per una rimonta da suggellare il 24 febbraio nella sua South Carolina. Quel 30% in uno stato dove ci sono anche significative minoranze, a partire da quella ispanica, significa che la figlia di immigrati indiani non sfonda nella base del partito. E conferma la presa di the Donald sul Grand Old Party. Come dimostrano le annunciate dimissioni della presidente della Republican National Committee Ronna McDaniel dopo le critiche del tycoon, che punta a sostituirla con Michael Whatley, il presidente del partito repubblicano della North Carolina che è un convinto sostenitore della tesi delle "elezioni rubate" del 2020. E come conferma la linea estremista al Congresso, dove però i repubblicani hanno offerto l'ennesimo spettacolo di caos e subito due clamorose sconfitte alla Camera, nonostante la loro (risicata) maggioranza. La prima quando è fallito (216 a 214) il voto sull'impeachment del ministro dell'interno Alejandro Mayorkas, accusato per la crisi dei migranti al confine col Messico.

Lo speaker Mike Johnson ha promesso che ci riproverà un'altra volta ma l'imbarazzo resta. La seconda, pochi minuti dopo, è quando è naufragata (250 no e 180 sì, con 13 repubblicani contro) la legge che prevedeva 17 miliardi di aiuti solo per Israele, senza altre misure. Scene da dilettanti allo sbaraglio, mai viste quando lo speaker era la dem Nancy Pelosi. Ora tocca al Senato votare la legge da 120 miliardi di dollari (appoggiata da Biden) che tiene insieme la sicurezza del confine con gli aiuti per Kiev (60 miliardi) e Israele (12 miliardi). I repubblicani vogliono affondarla, spinti o minacciati da Trump. Ma i dem hanno in serbo l'opzione di una legge ad hoc solo per Kiev e Tel Aviv. Oggi intanto la corte suprema esaminerà il ricorso dell'ex presidente contro l'esclusione dalla candidatura in Colorado in base al 14/mo emendamento, che vieta le cariche pubbliche a funzionari coinvolti in insurrezioni o rivolte contro la costituzione su cui hanno giurato: la decisione sulla sua eleggibilità farà da precedente anche per tutte le altre cause pendenti in vari Stati

 

Ilaria Salis: «Ogni passo mi spinge più in profondità in questo tartaro»
Ad un anno dal suo arresto, Ilaria Salis racconta in un diario questi 12 mesi in cella del quale Repubblica diffonde alcuni stralci: "Il tempo scorre in modo molto strano: le giornate non passano più, ma i giorni si susseguono veloci. Non ho mai idea di che ore siano e anche i giorni sono tutti uguali, per cui si rischia di confondersi. Non avendo una matita, nei primissimi giorni faccio un piccolo strappo su foglio di carta tutte le mattine. Mi guardo in quello che probabilmente dovrebbe avere una funzione di specchio, ma, più che riflettere le immagini, in realtà le deforma, e mi dico: 'Coraggio, Ila! Sempre a testa alta e con il sorriso. E quando uscirai di qui sarai più forte di prima'. Nei mesi seguenti mi impegnerò a fondo a onorare questa promessa e a crescere giorno dopo giorno, preparandomi per il momento in cui finalmente tornerò 'a riveder le stelle'". 

 

Nei suoi appunti la giovane italiana detenuta in Ungheria ripercorre le sensazioni ed alcuni episodi di un anno che l'hanno accompagnata nella sua "discesa in questo mondo infero". A partire dall'arresto: "11 febbraio 2023. Teve Utca. Quando il furgone si ferma nel parcheggio della Questura, la sera inizia ad avvolgere i palazzi. 'Antifa? Duce! Mussolini!' - questa è l'accoglienza che ricevo nell'atrio e sono anche le ultime parole che riesco a comprendere prima di essere travolta dalla Babele ugro-finnica", "mi mandano in galera. Davvero, ga-le-ra", "14 febbraio 2023. Nagy Ignac utca. La città, i palazzi, il fiume, il cielo... tra poco tutto questo sparirà e si materializzerà davanti ai nostri occhi un altro mondo infero e dimenticato. Il fragore della carraia che si apre lentamente e noi entriamo a piedi. Sostiamo a lungo nell'androne: le guardie della scorta devono depositare le armi e le interpreti i telefonini. Mi invade un vuoto prepotente e il tempo inizia a dilatarsi. I colori tetri e stinti, la penombra, l'aria viziata, latrati dei carcerieri, i rituali di ingresso: tutto questo spettacolo rimarrà impresso con tinte sinistre dentro di me", "attraverso un cortile dove si trova un folto gruppo di prigionieri uomini, in fila mentre aspettano di salire su un autobus: i loro sguardi sono persi e vuoti e i loro corpi sembrano ondeggiare come fragili foglie al vento. Ogni passo, che mi spinge più in profondità in questo tartaro, è un passo che non vorrei compiere mai. L'infermeria è in una penombra quasi spettrale. Mi danno un materasso arrotolato e legato con un lenzuolo (scoprirò in seguito che questa è la forma che il materasso dovrà assumere durante i numerosi cambiamenti di cella). Sostiamo ancora a lungo in un corridoio, mentre per ciascuno si compiono gli ultimi rituali negli uffici. L'urlo assordante di una sirena segna il cambio di turno". 

 

"Metà febbraio 2023. Gyorskocsi utca - prosegue il dario -. Col buio non si vede quasi nulla da quel dannato furgone, ma dopo un breve tragitto in città ci fermiamo e si sente il rumore di una carraia che si apre. Tiro un sospiro di sollievo: sono arrivata. Qualche mese più tardi scoprirò che la prigione in cui mi trovo è lo stesso edificio del tribunale e che da lì mi hanno portata in un'altra prigione oltre il fiume solo per compiere i rituali d'ingresso, per poi riportarmi indietro. Perdo il conto dei piani di scale, mentre salgo trascino stancamente il materasso arrotolato: non mi è chiaro a quale girone infernale sono stata destinata. Infine si apre davanti a me la porta di una cella. Per giorni non capisco assolutamente niente di ciò che mi succede intorno. Sono talmente sfinita che mi addormento in continuazione e quando cerco di metter qualcosa sotto i denti vomito tutto all'istante".