Ho visto cose

Call my agent 2 è un'irresistibile dichiarazione d'amore per il cinema

di Beatrice Dondi   25 marzo 2024

  • linkedintwitterfacebook
Call my agent 2

A volte persino la tv può omaggiare il grande schermo. Con una serie che anche in questa seconda stagione convince e diverte parecchio

Ci sono davvero parecchi motivi per cui vedere la seconda stagione di “Call My Agent” (in esclusiva su Sky e in streaming su Now) ma il più curioso è che la sfrontata dichiarazione d’amore nei confronti del cinema arriva da un prodotto televisivo. Perché di questo si tratta, di un incondizionato sentimento di affetto, nostalgia e senso di protezione per il grande schermo, accarezzato nel corso di sei episodi neanche fosse un esemplare in via d’estinzione. O forse proprio perché, a ben guardare, ormai andrebbe tutelato come i panda marroni, tra sale disertate, cartelloni spenti e la crisi del cinema italiano, da scrivere tutto attaccato, come un novello tormentone. 

Così il remake (che ora non è più esattamente tale) del gioiellino francese “Dix pour cent” esalta quel mondo da red carpet in un incastro assai gradevole di scatole cinesi, che si intersecano in un continuo scambio di piani, citazioni e carte mescolate in favore del racconto. 

C’è Gabriele Muccino, che urla all’impazzata e si incanta quando sono gli altri ad alzare la voce («Tu dimmi se c’è una forma di cinema più alta di una famiglia che si sbrana»), c’è Claudio Santamaria che prova a trasformarsi in un cattivo ragazzo ma poi è quello che porta in ufficio i peperoni cruschi. E ci sono le immaginifiche “Valerie” (Golino e Bruni Tedeschi), che solo il fatto di vederle giocare nella stessa inquadratura è un regalo che vale l’intera visione. 

Nel tutto, la tv si intrufola di continuo, con citazioni da “Masterchef”, con l’ansia di Serena Rossi per i dati di ascolto, con i passaggi casuali di Massimiliano Caiazzo, in un rimando divertente e ostinato che incrocia schermi grandi e piccoli. 

Ma quel che accade in questa assai divertente prova seriale (in cui sbucano guest star all’improvviso anche solo per un cameo, come si faceva un tempo, per il semplice piacere di farlo), è che il mondo di contorno degli agenti cinematografici diventa il vero protagonista, mentre le star, che in ogni episodio interpretano il loro essere se stessi fuori dal set, si liberano dei panni solisti per mettersi al servizio del coro, in favore del piacere d’insieme. 

Libero dalla paura di mostrare tic e manie, cadute di stile e debolezze a tratti esilaranti, l’intero cast mostra una credibile quanto inedita generosità nei confronti dello spettatore, a cui non si nega. Ma senza bisogno di strafare, al punto che alla fine quel che rimane non è la punta ma l’intero iceberg, in cui si intersecano l’esuberanza di Sabrina Impacciatore e la timidezza di Sara Lazzaro, la gargantuesca comicità di Corrado Guzzanti e il credibile carattere di Sara Drago. Tutti insieme appassionatamente, come se fosse vero, come se fosse un film.

*************************

DA GUARDARE 
Sette romanzi, sette episodi: “Regina Rossa” (Prime Video) è la serie tratta dalla saga di Juan Gómez-Jurado. Che mette insieme un poliziotto basco gay, la donna più intelligente del mondo e le varie facce di Madrid. Il tutto in un thriller acuto, a tratti inedito e, capace di mescolare con sufficiente sapienza super poteri e debolezze.

La regina rossa

 

MA ANCHE NO
È appena terminato ma una nota postuma di demerito per “Boss in incognito” bisogna pur darla. Perché non solo è uno show (Rai Due) che dileggia lo spettatore, omaggia il padrone e tratta i lavoratori come figurine. Ma è anche alla sua nona edizione, e come si dice, errare è umano ma perseverare eccetera eccetera.