Buio in sala

May december è un film che mina ogni certezza

di Fabio Ferzetti   27 marzo 2024

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Una donna che ha sedotto un minorenne. E l'attrice che la deve interpretare al cinema. Il lavoro di Todd Haynes costringe a chiedersi dove finisce la seduzione e dove inizia la manipolazione

Un'attrice venuta da Hollywood arriva nell'umida e sensuale Savannah, in Georgia, dall’altro lato degli Usa, per conoscere la donna che dovrà interpretare in un film. La città è bellissima, la casa ha un vasto giardino, sotto gli alberi un giovane bello come un Marlon Brando euroasiatico si occupa del barbecue, mentre la padrona di casa, Gracie, si prepara ad accogliere gli ospiti. Gracie (Julianne Moore), è la donna che l'attrice, Elizabeth (Natalie Portman), è venuta a studiare. Per capire meglio la sua storia, che vent’anni prima era su tutti i giornali.

 

Gracie infatti aveva 36 anni quando restò incinta del giovane che oggi cuoce la carne sul barbecue, Joe (Charles Melton), che ne aveva 13 ed era un suo allievo. Lo scandalo fu enorme. Gracie andò addirittura in prigione. Ancora oggi conviene non aprire certi pacchi che arrivano a casa... Ma la storia di Gracie e di Joe ha resistito. Dopo una prima figlia hanno avuto due gemelli, un ragazzo e una ragazza, che ormai hanno 18 anni e stanno per andare al college. Anche se nulla - forse - è come i protagonisti raccontano. Al resto del mondo e a se stessi.

 

Lo dice la musica, poche note perentorie che Marcelo Zavros ha preso dalla partitura di Michel Legrand per “Messaggero d'amore”, capolavoro di Joseph Losey del 1971. E lo capisce anche Elizabeth, l'attrice venuta a studiare il “suo” personaggio, per cui presto scopre di provare sentimenti torbidi e inconfessabili. Invidia, fascinazione, attrazione, gelosia. Le indagini di Elizabeth si allargano al resto della famiglia e della comunità. Ma più scava nel mondo di Gracie e di Joe, più Elizabeth scopre se stessa, in un sofisticato (e pericoloso) gioco di specchi che evoca apertamente “Persona” di Ingmar Bergman. Ma è da sempre anche al cuore del cinema di Todd Haynes, il regista di “Carol”, “Lontano dal Paradiso”, “Mildred Pierce”, profondo conoscitore dei grandi “mélo” anni 50 che qui supera e in parte ribalta in un film di stringente e dolorosa attualità.

 

Ci sono ancora limiti invalicabili, e se li superiamo qual è il prezzo da pagare? Dove finisce la seduzione e dove inizia la manipolazione? Domande che non investono solo i rapporti fra Gracie e Joe, ma anche quelli fra l’attrice e il mondo che è venuta a studiare, o forse a vampirizzare. In una coazione a ripetere che Haynes e le sue due portentose attrici esplorano in una serie di scene magistrali destinate a rendere sempre più incolore e strumentale il personaggio maschile. Fragilità, il tuo nome è uomo.

 

MAY DECEMBER
di Todd Haynes,
Usa, 107’

 

AZIONE!
Volker Schlöndorff, il regista del “Tamburo di latta”, farà un film sulla prima orchestra al femminile della storia, formata da Vivaldi con le ospiti di un orfanotrofio di Venezia nel '700. Magnifico tema, che rima felicemente col fantasioso “Gloria” di Margherita Vicario, presto in sala. A volte arriviamo prima noi.

 

E STOP
Niente David per gli attori di “Io capitano”. Colpa del regolamento: sono candidabili solo attori che «hanno recitato o sono doppiati in italiano». Quindi i protagonisti dell’attualissimo film di Garrone, in finale agli Oscar, coraggiosamente distribuito solo con sottotitoli, restano a casa. Urgono nuove regole.