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Dopo l'attacco di Israele in Siria, il mondo teme l'escalation: le notizie del giorno

di Simone Alliva   2 aprile 2024

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Le minacce iraniane dopo il bombardamento della sede diplomatica a Damasco, la legalizzazione della cannabis in Germania, la Russia chiede l'estradizione del capo dei servizi ucraini, la Destra si spacca sulla proposta di Valditara sugli stranieri a scuola. Le notizie del giorno

Attacco a Damasco, l'Iran chiede intervento dell'Oic
Il ministro degli Esteri iraniano Hossein Amirabdollahian ha avuto una conversazione telefonica con il segretario generale dell'Organizzazione per la cooperazione islamica (OIC), Hissein Brahim Taha, e ha invitato l'OIC ad adottare misure urgenti contro Israele in seguito all'attacco aereo israeliano sull'edificio del consolato generale iraniano nella capitale siriana Damasco: lo ha riferito il ministero degli Esteri iraniano. Ieri Israele ha effettuato un attacco aereo contro il consolato iraniano a Damasco, a seguito del quale l'edificio è stato distrutto. Successivamente, il Corpo delle Guardie della Rivoluzione Islamica (IRGC) ha confermato che nell'attacco sono rimasti uccisi due generali dell'IRGC e cinque ufficiali. «Amirabdollahian... ha invitato l'OIC ad adottare misure appropriate e urgenti in risposta a questo crimine del regime israeliano», ha affermato il ministero degli esteri di Teheran in una nota. L'alto diplomatico iraniano ha inoltre sottolineato che l'attacco ha violato tutte le norme del diritto internazionale e le convenzioni sulle relazioni diplomatiche e consolari.

 

In Germania diventa legale il possesso di piccole quantità di cannabis
Attivisti pro marijuana hanno acceso spinelli in Germania per celebrare l'entrata in vigore della legge che liberalizza il possesso di piccole quantità di cannabis. L'Associazione tedesca per la cannabis, che ha condotto una campagna per la nuova legge, ha organizzato uno "smoke-in" presso la storica Porta di Brandeburgo di Berlino per festeggiare la parziale liberalizzazione il primo aprile. Eventi simili sono stati programmati in diverse città del Paese, tra cui Amburgo, Ratisbona e Dortmund. La legge legalizza il possesso, da parte degli adulti, di un massimo di 25 grammi di marijuana per scopi ricreativi e consente alle persone di coltivare sino a tre piante di marijuana. Dal 1° luglio prossimo, poi, i residenti tedeschi maggiorenni potranno entrare a far parte dei 'cannabis-club' i quali potranno avere massimo 500 membri. Nello specifico la legge consente ai maggiori di 21 anni di acquistare sino a 25 grammi di marijuana al giorno per un massimo di 50 grammi al mese.

Per i maggiorenni con meno di 21 anni il limite mensile scende a 30 grammi. I costi dei club saranno coperti dalle quote associative, che saranno scaglionate in base al consumo di marijuana da parte dei membri. La legge prevede anche la revisione delle condanne per reati legati alla cannabis che rientrino nei limiti ora consentiti. Molte di queste pene dovranno essere riviste se non addirittura annullate e le autorità regionali temono che il sistema giudiziario sarà sovraccaricato da migliaia di ricorsi. La legge è stata approvata dall'attuale coalizione composta dai socialdemocratici del cancelliere Olaf Scholz, dai verdi e dai liberal democratici filo-imprenditoriali. Ma ha trovato l'opposizione di alcuni Lander tedeschi e dei cristiano-democratici di centrodestra. Il leader cristiano-democratico Friedrich Merz ha promesso che il suo partito abrogherà la legge se vincerà le elezioni nazionali previste per l’autunno del 2025. I principali negozi di giardinaggio sentiti dall'agenzia di stampa dpa hanno dichiarato che non aggiungeranno piante di cannabis alla loro offerta, mentre l'Associazione medica tedesca si è opposta alla legge, affermando che potrebbe avere "gravi conseguenze" per "le prospettive di sviluppo e di vita dei giovani in il nostro Paese." 

 

Mosca cita Kiev per terrorismo: «Arrestare il capo degli 007. I killer avevano dei chip in testa» 
La Russia si è rivolta direttamente al governo ucraino per chiedere l'estradizione del capo dei suoi servizi segreti, accusato di avere organizzato attacchi terroristici sul suolo russo, e preannunciando cause giudiziarie presso le Corti internazionali. Mosca afferma dunque di voler seguire le vie legali per rispondere a una serie di attentati che nei due anni di conflitto hanno colpito fino nella capitale, ma per il momento si astiene ancora dall'accusare direttamente Kiev per l'attacco al Crocus City Hall. È vero che, dal presidente Vladimir Putin in giù, tutti i politici e responsabili dei servizi di sicurezza continuano ad agitare il sospetto di un ruolo di Kiev come mandante dell'attacco, che ha provocato 144 morti e che è stato rivendicato dall'Isis. Ma il ministero degli Esteri fa presente che fin quando non sarà completata l'inchiesta e raccolte le necessarie prove, non è possibile chiamare in causa ufficialmente l'Ucraina.

Mosca, ha sottolineato la portavoce Maria Zakharova, ha invece inviato a Kiev, attraverso un canale diplomatico che passa per la Bielorussia, precise richieste riguardanti altri episodi. Tra queste richieste, formulate sulla base delle convenzioni internazionali per la lotta al terrorismo, vi è l'arresto e l'estradizione del capo dei servizi segreti (Sbu), Vasiily Malyuk, che in una recente intervista ha fornito dettagli - di conseguenza ammettendo la responsabilità - in una serie di attentati. Parlando alla televisione Primo Canale la portavoce ha chiamato in causa gli ucraini, oltre che per l'attentato al Ponte di Crimea dell'ottobre 2022, anche contro giornalisti e personaggi pubblici sostenitori dell'intervento armato in Ucraina. Come le uccisioni di Darya Dugina e Vladlen Tatarsky e il ferimento dello scrittore Zakhar Prilepin. Se Kiev non accetterà di consegnare gli accusati e risarcire i danni alle vittime, dovrà rispondere delle sue "responsabilità legali internazionali", di fronte ai giudici, ha avvertito la portavoce. E "se emergeranno nuove informazioni" su un possibile ruolo dell'Ucraina, la stessa procedura verrà seguita in merito all'attacco al Crocus.

I servizi d'intelligence interna, Fsb, hanno annunciato di avere sgominato un'altra cellula di terroristi in Daghestan, repubblica russa del Caucaso settentrionale, arrestando quattro persone che intendevano fare esplodere una bomba in un luogo affollato nella città di Kaspiysk, sul Mar Caspio. L'Fsb ha aggiunto che uno degli arrestati ha confessato anche di avere portato personalmente armi e denaro fino a Mytishchi, alle porte di Mosca, per consegnarli agli attentatori del Crocus. Nei giorni scorsi gli Usa avevano detto di avere avvisato in anticipo la Russia di un attacco in preparazione nella capitale. Ora l'agenzia Reuters scrive di avere saputo da tre fonti bene informate che anche l'Iran aveva messo in guardia Mosca. "Non ne so nulla", ha commentato il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, rispondendo a una domanda. Intanto, l'ex capo dell'ufficio russo dell'Interpol, il generale della polizia in pensione Vladimir Ovchinsky, in una intervista alla televisione di Stato ha ipotizzato che dei chip potrebbero essere stati impiantati nel cervello degli autori dell'attacco al Crocus City Hall, perché, ha affermato, la loro "coscienza era disabilitata".

Sul fronte ucraino, un membro dell'amministrazione filorussa della regione di Lugansk è rimasto ucciso in un attentato quando la sua auto è saltata in aria. Mentre Peskov ha annunciato che la Russia valuterà solo alla scadenza del suo mandato, in maggio, se continuare a riconoscere Volodymyr Zelensky come presidente dell'Ucraina, in assenza di elezioni presidenziali. In base a quanto prescritto dalla Costituzione, la consultazione si sarebbe dovuta tenere ieri, ma è stata resa impossibile dalla legge marziale. Il ministero della Difesa di Mosca ha infine precisato che l'arruolamento di circa 150.000 nuove reclute, sulla base di un decreto firmato dal presidente Vladimir Putin, rientra nella normale chiamata di leva primaverile e "non ha nulla a che vedere" con il conflitto in Ucraina, dove questi soldati non saranno inviati.

 

In America Trump deposita una cauzione di 175 milioni per evitare sequestro beni
Donald Trump ha depositato una cauzione di 175 milioni di dollari presso i tribunali americani, evitando l'umiliante prospettiva di sequestri legali dei suoi beni dopo essere stato condannato a pagare una multa di 454 milioni di dollari per frode finanziaria a febbraio, secondo un documento del tribunale diffuso nelle ultime ore. L'ex presidente degli Stati Uniti, candidato repubblicano alla Casa Bianca, aveva tempo fino a giovedì per versare questa cauzione, coperta da una compagnia di assicurazioni. «Rispetto profondamente la decisione della corte d'appello e depositerò 175 milioni di dollari (...) molto rapidamente, entro dieci giorni», aveva detto a marzo Trump, che ha intensificato gli attacchi virulenti contro i giudici nei casi che lo vedono coinvolto.

 

Foti (FdI): «Tetto agli studenti stranieri si scontrerebbe con realtà»
«Una legge che dovesse avere carattere di perentorietà nei numeri rischierebbe di scontrarsi contro un limite invalicabile: la realtà dei fatti». Lo dice in una intervista a La Stampa il capogruppo di FdI alla Camera, Tommaso Foti, in merito alla proposta della Lega di fissare un tetto sulla percentuale di studenti stranieri in ogni classe. Boccia l'idea del ministro dell'Istruzione? «No - risponde Foti -, ma dovrei leggere il testo del provvedimento per commentarlo. Dico solo che nella città in cui vivo, Piacenza, la presenza di alunni non italiani è superiore al 20 o 30 per cento del totale in molti istituti. Non è una scelta. Se in una scuola ci sono cento bambini, settanta stranieri e trenta italiani, anche se li ridistribuisci in quattro classi, il rapporto rimane lo stesso». Dopo Pioltello, l'Università di Siena fermerà la didattica per la fine del Ramadan, ma per l'esponente di Fratelli d'Italia «i calendari scolastici vanno rispettati per quello che sono, senza sospendere di volta in volta per altre fallaci ragioni. Per di più, il cattolicesimo, pur non essendo religione di Stato, è un culto praticato dalla maggioranza degli italiani».

Mentre sugli atenei di Bari e Torino che hanno bloccato un bando con Israele e la Normale chiede di rivedere le applicazioni militari, «non entro nel tema della legittimità», tuttavia «mi sembra una follia confondere un intero Paese e ciò che il suo governo può rappresentare in una fase specifica, magari in distonia con il corpo docente. Le cooperazioni in ambito universitario servono a legare i popoli e superare i pregiudizi, anche culturali».