Accade oggi
«Giovanni Toti ha truccato i dati per ottenere più vaccini»: il caso Liguria si allarga alla sanità
Scontro magistratura e governo sul premierato. Sono 35mila i civili palestinesi morti dal 7 ottobre. Per la prima volta in 13 anni Socialisti vincono in Catalogna. I fatti del giorno
“Devono darci i vaccini. Io avevo già truccato i dati, Toti li ha riaumentati". Il caso Liguria si allarga alla sanità
L'inchiesta sulla corruzione in Liguria avviata dalla procura di Genova e dalla dda tocca anche la sanità. Come anticipato oggi da alcuni quotidiani, si tratta di due filoni, uno relativo ai vaccini Covid e uno che riguarda invece presunti finanziamenti illeciti a Toti da parte di imprenditori della sanità privata. Per quanto riguarda il reato ipotizzato di falso, il governatore Giovanni Toti e il suo ormai ex capo di gabinetto Matteo Cozzani, entrambi ai domiciliari, sono indagati per i dati Covid: secondo una delle ipotesi della procura i numeri sarebbero stati gonfiati per ottenere più vaccini dalla struttura commissariale. Tra le intercettazioni avviate dagli investigatori una in particolare riguarda l'argomento. Le 'cimici' installate nell'ufficio di Cozzani - già sotto indagine per presunta corruzione elettorale - registrano una conversazione. Cozzani sta parlando della difficoltà di ottenere i vaccini: «Il problema qual è stato… che io avevo già truccato, lui li ha presi, cosa è accaduto li ha riaumentati», dice il capo di gabinetto. Quel "lui" è il presidente Toti: «Quando me li ha rimandati gli ho scritto 'ma cazzo pres, ma sono fuori' e lui ha detto 'ma li ho un po' aumentati' e io 'ma l'avevo già fatto io', e lui 'cazzo dimmelo che l'hai già fatto te, aspetta un secondo'.. vabbè». Secondo filone d'inchiesta invece è decisamente più complesso, e ricalca quello principale. Gli inquirenti stanno infatti indagando sui finanziamenti che imprenditori del mondo della sanità avrebbero elargito ai comitati elettorali di Toti. Manovre del tutto consuete e legittime, ma il sospetto è che in cambio di questi finanziamenti siano arrivati contratti e convenzioni. Il focus è sui finanziamenti alla Fondazione Change superiori ai 40 mila euro effettuati secondo gli inquirenti da alcune realtà attive nel settore sanitario convenzionato e privato. Come Casa della Salute, un network di poliambulatori specialistici controllati dal gruppo Italmobiliare della famiglia Pesenti che in Liguria ha conosciuto un vero e proprio boom. Nato nel 2013, conta oggi 29 strutture che impiegano 900 addetti, fra cui 450 medici. È presente a Bordighera, Ventimiglia, Sanremo, Albenga, Savona, Cairo Montenotte. E ha preso a contribuire con il Comitato di Toti. Il quale ha ricambiato presentando un loro evento nella Sala della Trasparenza della Regione, nel corso del quale sono intervenuti sia lui sia il sindaco di Genova Bucci. Fra i finanziatori anche l'Iclas di Rapallo del gruppo Gvm, Hc hospital e On health care. All'attenzione dei pm di Genova ci sono tre-quattro finanziatori, che si aggiungono alle 20 società operanti in altri settori entrate nei radar dell'indagine per tangenti.
Scontro sulla giustizia. E Conte evoca la P2
Alla marina di Palermo va in scena l'ultimo atto del congresso nazionale dell'Anm. E la mozione finale, approvata per acclamazione, è un segnale netto inviato al ministro Carlo Nordio. Per il presidente Giuseppe Santalucia «non si tratta» su una riforma «cattiva». Le toghe oppongono un corale "no" alla separazione delle carriere e alla revisione del Csm: «la Costituzione non si tocca". E lanciano una campagna di «mobilitazione culturale e comunicativa». «Non siamo una casta», precisa il rappresentante dei magistrati. Quasi a voler rispondere per le rime alle recenti dichiarazioni di Matteo Salvini, che proprio con la parola "casta" aveva definito la magistratura. Chi invece chiama in causa direttamente i ministri del governo è il leader M5s Giuseppe Conte. Dal palco del capoluogo siciliano, attacca la «reazione indecorosa e corporativa" dei membri dell'esecutivo «di fronte ai perversi intrecci tra politica e affarismo». La vicenda ligure non viene citata, ma è sullo sfondo. Il ministro Guido Crosetto, chiamato a esprimersi in un'intervista, parla di «magistratura politicizzata". E il presidente pentastellato alza i toni. Per Conte, il governo non solo «delegittima l'azione delle toghe», ma con la sua riforma della giustizia mette in atto una «svolta autoritaria che presenta assonanze con il progetto di rinascita democratica della P2». Parole «molto gravi» per la Lega, che invita il leader M5s al confronto tv con il segretario Salvini. A poche settimane dalle elezioni europee, la giustizia resta terreno di Scontro politico totale ed entra di peso nella campagna elettorale. Conte arriva a Palermo per dire che sulla separazione delle carriere «il modello italiano non va rivisto». Ma anche per insistere sulla battaglia per la legalità: di fronte alle «premesse per una nuova Tangentopoli", invita i partiti "a fare pulizia al proprio interno". «Non lasciamo che siano soltanto le inchieste giudiziarie a dettare le regole», ammonisce. Il leader non nomina mai Genova. Ma il caso Toti, da una parte all'altra dello Stivale, continua a generare reazioni. La segretaria dem Elly Schlein rivendica: «noi siamo i primi a prendere le distanze dalla corruzione». E pungola il centrodestra: «dall'altra parte, quando arriva un arresto di un presidente di Regione si mettono i ministri a fare l'avvocato d'ufficio». Dalla maggioranza, Crosetto esprime «ribrezzo» verso «le persone che speculano su vicende di questo tipo». E chiama in causa, senza nominarlo, anche un ministro di Forza Italia «che, di fatto, scarica Toti». Per il leader degli azzurri Antonio Tajani, però, le dimissioni del presidente della Regione restano «una scelta" del diretto interessato. «Ma credo che adesso sia prematuro», chiarisce. Forza Italia, nel giorno in cui l'ipotesi di una riforma della giustizia viene respinta con decisione dall'Anm, sceglie di continuare a insistere sul suo cavallo di battaglia. «Andiamo avanti sul progetto - spiega in diretta tv - perché abbiamo preso un impegno con gli elettori». Ma nonostante il pressing di Tajani, è difficile - si ragiona in ambienti parlamentari - che FI possa piantare la bandierina della riforma prima delle europee.
Mosca avanza a Kharkiv. Kiev, 'duri scontri al confine'
La resistenza ucraina è in affanno di fronte alla nuova offensiva russa nel nord di Kharkiv, dove le truppe di Mosca guadagnano terreno attaccando senza sosta lungo tutta la frontiera. Ad ammetterlo sono le stesse forze di Kiev: «La situazione si è sostanzialmente aggravata», ha affermato il comandante delle forze armate Alexander Syrsky, «ma la difesa sta mantenendo le posizioni». Di tutt'altro parere è il ministero della Difesa russo che rivendica la conquista di altri quattro villaggi ucraini - Gatische, Krasnoye, Morokhovets e Oleinkovo - dopo quelli dei giorni scorsi. In risposta, le forze ucraine hanno martellato senza sosta la regione russa di Belgorod, dove secondo le autorità di Mosca frammenti di un missile ucraino «fornito dalla Nato» si sono abbattuti su un palazzo di 10 piani nell'omonimo capoluogo provocandone il crollo, con almeno 9 morti e 20 feriti tra cui due bambini. «Continuano le battaglie difensive, feroci battaglie su gran parte della nostra fascia di confine» nel Kharkiv, ha spiegato Volodymyr Zelensky secondo cui «alcuni villaggi sono passati da una 'zona grigia' a una zona di guerra e gli occupanti stanno tentando di prendere il controllo di alcuni di essi mentre ne utilizzano altri per avanzare». Parole giunte al termine di una giornata in cui si sono moltiplicate sui media notizie preoccupanti, come quella secondo cui un'unità della Guardia nazionale ucraina si è vista costretta ad abbandonare alcune posizioni di difesa. Mentre il governo di Zelensky continua a chiedere rapide consegne delle forniture di armi occidentali, i partner osservano con preoccupazione gli ultimi sviluppi sul terreno, gli ennesimi a sfavore di Kiev. «E' un momento estremamente pericoloso» per l'Ucraina, secondo il ministro degli Esteri britannico, David Cameron. «Non sottovaluterei ma nemmeno drammatizzerei la situazione», ha invece affermato il ministro degli Esteri Antonio Tajani, secondo cui «bisogna seguire con la massima attenzione le mosse di Mosca. Ma non ci sono pericoli di attacchi alla Nato, lo escludo».
Da Sanders a Blinken, "Israele fermati"
I Democratici americani hanno lanciato un avvertimento a Israele: «gli errori strategici e morali» rafforzeranno Hamas. E' stata una domenica monopolizzata dagli interventi degli esponenti del governo Biden e dei rappresentanti progressisti del Congresso, che hanno voluto riposizionare gli Stati Uniti nel conflitto in Medio Oriente. In un'intervista alla Cnn, il senatore progressista del Connecticut Chris Murphy, membro della commissione relazioni estere, è stato il primo della giornata a lanciare il messaggio al premier israeliano Benjamin Netanyahu: «Voglio che Hamas sparisca - ha detto - non voglio che abbiano più la possibilità di colpire Israele di nuovo. Ma mi preoccupa il numero di civili che stanno morendo e tutto questo fornisce materiale per la propaganda di Hamas, e diventerà una minaccia per gli anni a venire». «Noi non possiamo - ha aggiunto - avere un'invasione a Rafah che finisca con altre decine di migliaia di persone morire. Starà una brutta cosa per Israele sia dal punto di vista morale e sia da quello strategico». Al momento il bilancio è di circa 35 mila civili uccisi dal 7 ottobre, giorno del massacro di 1200 israeliani da parte del gruppo paramilitare palestinese di Hamas. I commenti del senatore Murphy arrivano dopo giorni in cui sono aumentate le proteste da parte dei Democratici riguardo la minaccia di Israele di attaccare l'area a sud di Gaza, dove si trovano quasi un milione e mezzo di rifugiati e dove anche l'Onu ha messo in guarda dal rischio di una "catastrofe umanitaria». Due giorni prima, il portavoce per la sicurezza nazionale della Casa Bianca, John Kirby, aveva spiegato che "l'attacco a Rafah non indebolirà Hamas, ma finirà per rafforzarla». Alle voci progressiste contrarie al via alle operazioni di terra, si è aggiunta quella del senatore, ed ex candidato presidenziale nel 2016, Bernie Sanders: «Qualsiasi osservatore obiettivo - ha dichiarato in un'intervista a Nbc - sa che Israele ha violato la legge internazionale, e ha violato la legge americana. Dal mio punto di vista, Israele non dovrebbe ricevere un centesimo di aiuti militari dagli Stati Uniti». Sanders ha anche ricordato che «è stata Hamas, una disgustosa organizzazione terroristica, a cominciare questa guerra». Il capo della diplomazia americana, Antony Blinken, che venerdì ha consegnato un rapporto al Congresso sulla crisi a Gaza, in un'intervista a Cbs ha detto che è «ragionevole affermare che in alcuni casi Israele ha agito in un modo non in linea» con la legge internazionale. Blinken ha evitato di accusare direttamente Israele di violazioni, limitandosi a confermare l'atteggiamento critico di Washington. «E' molto difficile - ha precisato - determinare, in particolare nel mezzo di una guerra, cosa è successo esattamente per tirare le conclusioni». Il segretario di Stato ha accusato Hamas di «nascondersi dietro la popolazione civile, nelle scuole e negli ospedali».
Per la prima volta in 13 anni Socialisti vincono in Catalogna
Vittoria limpida per i Socialisti in Catalogna, che con il candidato a governatore Salvador Illa, sono la prima forza politica di lunghezza sul partito indipendentista Junts per Catalogna, ma resta l'incertezza sulle possibili alleanze per governare. Per la prima volta da tredici anni, i partiti a favore dell'indipendenza hanno perso la maggioranza nel Parlamento catalano. A scrutinio praticamente concluso, Junts con Esquerra Republicana de Catalunya del governatore uscente Pere Aragones, e l'anticapitalista Cup ottengono complessivamente 59 seggi dei 135 della camera catalana, distanti dalla maggioranza assoluta di 68 scranni. E per una maggioranza indipendentista non sono sufficienti nemmeno i 2 seggi ottenuti dal partito anti islamista e secessionista Aliança Catalana, al suo esordio alla Generalitat, e intorno al quale le forze democratiche hanno stretto preventivamente un cordone sanitario per isolarlo da patti post-elettorali. Il Psc di Salvador Illa ha ottenuto 42 seggi, davanti a Juntx con 35 scranni, mentre Erc si è fermato a 20, la Cup ha più che dimezzato la presenza, con 4 seggi. I tre partiti indipendentisti nelle precedenti elezioni del 2021 avevano ottenuto 74 scanni. Il Partito Popolare si attesta come quarta forza politica con 14 seggi, davanti all'ultradestra Vox, con 11, e ai Comuns dell'ex sindaca di Barcellona Ada colau, con 6 scranni. Negli scenari di possibili alleanze di governo, la più probabile, secondo tutti gli analisti è un'intesa tripartita fra Psc-Erc e i Comuns Esquerra repubblicana potrebbe lasciare definitivamente alle spalle il blocco indipendentista, rafforzando l'intesa con i Socialisti, di cui è interlocutore privilegiato anche del governo progressista Psoe-Sumar. Pedro Sanchez vedrebbe così rafforzato l'esecutivo per canalizzare le tensioni politiche crescenti a livello nazionale della difficile legislatura. La politica del premier della 'riconciliazione" e della "concordia" in Catalogna, portata avanti dal 2018, culminata con gli indulti ai leader indipendentisti e la legge di amnistia, negoziata in cambio degli appoggi dei partiti catalanisti all'esecutivo Psoe-Sumar, sembra quindi essersi rivelata vincente. Anche se, per Salvador Illa, non sarà facile negoziare un accordo di governo alla Generalitat, dato che Pere Aragones nel dialogo con Madrid, aveva messo sul piatto un referendum concordato con lo Stato sull'indipendenza, dopo la legge di amnistia.