Il report
Le ragazze non stanno bene. In Italia mezzo milione di minori a rischio dipendenza da Internet, oltre 370 mila soffrono di disturbi alimentari
Ansia, depressione, isolamento, bullismo e baby gang. Il benessere psicologico dei minori crolla, la maggior parte di loro teme i cambiamenti climatici e non riesce a comunicare con il mondo degli adulti. Eppure 6 su 10 hanno di fiducia nel futuro: ecco i dati raccolti da Con i bambini
Marianna soffre ancora ma ha trovato le parole per raccontarlo. Con gli amici, quelli di cui si fida, si mette alla prova e cerca di riempire di significato quei contenitori vuoti che i dottori chiamano ansia e depressione. Si confronta e capisce che è un male comune, un male generazionale. Nulla di cui vergognarsi. Rosa invece si chiude in casa e guarda il mondo dallo spioncino. Offre la sua storia solo a chi si sente rotto e danneggiato come lei. Ѐ solo fiutando la somiglianza con qualche anima affine che si sente libera di parlare.
L’incomunicabilità del dolore è un sentire diffuso.
E l’incomprensione con l’adulto è sintomatica anche in argomenti che stanno più in superficie. Lo pensa il 54% degli adolescenti, con cui è d’accordo il 45% dei genitori, a riportarlo è l’indagine “Come stai?”, promossa da Demopolis e Con i bambini. Ѐ grazie quest’ultima società che le storie di Marianna e Rosa sono diventate parte di una trama condivisa, ricostruita con premura dal fotografo Riccardo Venturi e dalla videomaker Arianna Massimi che hanno raccolto volti e racconti di tutti quei giovani che “Non sono emergenza”, un progetto nato nell’ambito del Fondo per il contrasto della povertà educativa minorile. «Il mondo degli adulti ha difficoltà a comprendere le ragioni di questo disagio diffuso - commenta Marco Rossi-Doria presidente dell’impresa sociale Con i bambini - presente già da prima della pandemia ma cresciuto durante quel periodo drammatico. Non possiamo uscirne etichettando semplicisticamente come emergenza un’intera generazione o definire “gretini” chi si impegna per la salvaguardia del pianeta, cioè il loro futuro».
Le (non) relazioni sociali
Secondo gli ultimi dati raccolti, la generazione Z non sta bene. Durante il periodo Covid «che ha creato uno spartiacque», per l’Istituto nazionale di statistica, il 50.5% degli alunni delle scuole secondarie non frequenta più come prima la propria cerchia di amici. Parallelamente il numero delle interazioni online è salito. E chat e social media, per il 70% delle ragazze e dei ragazzi, sono diventati il mezzo principale di comunicazione. Nel 2023 la maggior parte di loro non ha visto e frequentato ogni giorno gli amici, anzi: per la fascia 11-14 anni la percentuale si aggira intorno al 27.6%, per coloro che sono tra i 15 e i 17 anni sale al 30.1%. Numeri che, ad oggi, migliorano di poco rispetto al periodo pandemico, ma che comunque non si avvicinano nemmeno un po’ a quelli della generazione precedente. Il 70% dei millennial infatti sembra frequentarsi quotidianamente. Complice la disgregazione delle relazioni sociali, l’isolamento sociale aumenta. L’Istituto superiore di sanità ha stimato che sono 65.967 le studentesse e gli studenti che tendono a chiudersi in cameretta. Inoltre, attraverso il campione preso in esame - che rappresenta circa l’1.6% della popolazione studentesca - si stima che quasi 100 mila giovani in età scolastica soffrano di dipendenza dai social media. Cifre che salgono ancor di più se si guarda alle ragazze e ai ragazzi a rischio di internet-gaming disorder: sono mezzo milione. Questa problematica si inquadra «nell’uso persistente e ricorrente di Internet per partecipare a giochi, che porta compromissione o disagio». E se la vita intera si sposta online, è diventato anche più difficile instaurare relazioni nel mondo fuori dalla soglia di casa, così come lo è interagire con adulti e genitori. Sono il 75.9% le persone tra gli 11 e i 13 anni che confessano di avere difficoltà a legare con il mondo dei grandi.
Le dipendenze
Quando l’intera popolazione mondiale si è chiusa in casa, i segnali di peggioramento nel benessere psicologico dei minori si sono fatti sempre più evidenti. I fattori scatenanti sono molteplici e individuali. L’indice di salute mentale raccolto da Istat varia su una scala che va da 0 a 100. Ecco, nel 2021 il benessere dei giovani tra i 14 e i 19 anni è calato di quasi quattro punti, passando da 73.9 a 70.3. Altra problematica legata alle persone in fase adolescenziale (11-17 anni), ed esacerbata negli ultimi anni, sono le dipendenze da cibo: sono oltre 370mila le studentesse e gli studenti a rischio. Nel 2021 gli accessi in pronto soccorso di minori per sindromi e disturbi del comportamento alimentare sono stati 2.778, il 10.5% in più rispetto agli anni precedenti. Secondo Rossi-Doria, per comprendere a fondo quanto stia accadendo alle nuove generazioni: «Occorre conoscere e ascoltare, creando e rafforzando alleanze educative come sta già avvenendo grazie al Fondo per il contrasto alla povertà educativa. Il tema del disagio degli adolescenti riguarda tutti, non solo i ragazzi, le ragazze e le loro famiglie». E’ una questione che «riguarda la scuola e la formazione, le fondazioni e il Terzo settore, le istituzioni e gli enti locali, il mondo della cultura, dello sport e dell’informazione, il mondo economico e delle imprese». E’ qualcosa dunque che non si può semplicemente ignorare.
Bullismo: ne soffre uno studente su dieci
I più esposti al rischio di essere presi di mira dai bulli sono i minori stranieri. Durante la fase più critica della pandemia, circa uno studente delle scuole secondarie su dieci dichiara di aver subito bullismo e cyberbullismo, stime che salgono nel caso di giovani senza cittadinanza italiana. Si parla del 18.2% degli intervistati. A questi episodi si aggiunge anche la crescita delle gang giovanili, spesso protagoniste delle varie cronache locali e nazionali. Un fenomeno che, stando ai numeri, è in forte aumento negli ultimi cinque anni. Tra il 2019 e il 2021 sono passati da 107 a 186 i ragazzi presi in carico dagli uffici di servizio sociale per i minorenni, proprio come membri di queste piccole organizzazioni criminose.
«I ragazzi soffrono, ma hanno straordinarie risorse»
Tempi diversi, stesse preoccupazioni. Sebbene la questione della crisi ambientale sia entrata nella coscienza collettiva a partire dagli anni Settanta, oggi è diventata una causa generazionale. Questa consapevolezza porta quasi due giovani su tre a dichiararsi molto preoccupata per il cambiamento climatico. Si tratta di una stima superiore rispetto alla media della popolazione totale, pari al 53%. Un dato che non dovrebbe sorprendere vista l'ampia platea studentesca che, negli ultimi anni, ha dato corpo e voce ai diversi movimenti che in piazza chiedono giustizia climatica e, soprattutto, un futuro. E proprio guardando in avanti le aspettative dei giovani sono alte, ma non troppo entusiastiche. Sei giovani su dieci, tra i 14 e i 19 anni, esprimono un giudizio positivo sulle prospettive per i prossimi cinque anni. E proprio per provare a fare in modo che questo futuro sia il più sereno possibile per le nuove generazioni che l’ente Con i bambini vuole coinvolgere tanti soggetti diversi, chiedendo loro di aderire alla campagna “Non sono emergenza”, «perché vuol dire condividere l’urgenza e anche testimoniare, prendere consapevolezza di far parte di una comunità che educa i giovani e li ascolta, che impara anche da loro. I ragazzi soffrono, ma hanno straordinarie risorse».