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Liliana Segre. "Ricevo minacce pazzesche ma non ho paura. Gli odiatori vanno curati". Le notizie del giorno

di Simone Alliva   13 maggio 2024

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L'American nega il "genocidio" a Gaza. Blinken vola a Kiev per dare sostegno all'Ucraina. In Liguria si aprono due nuovi filoni di indagine su voto di scambio e mascherine. Il duello tv Meloni-Schlein. I fatti da conoscere

La Casa Bianca: "Israele non sta perpetrando un genocidio" a Gaza

 

Il governo degli Stati Uniti ha respinto l'ipotesi di un «genocidio» nella Striscia di Gaza, ma ha invitato Israele a «fare di più» per garantire la protezione dei civili nell'enclave palestinese. «Crediamo che Israele possa e debba fare di più per garantire la protezione e il benessere dei civili innocenti. Non crediamo che quello che sta accadendo a Gaza sia un genocidio», ha dichiarato il consigliere per la sicurezza nazionale della Casa Bianca Jake Sullivan in una conferenza stampa. Sullivan ha ribadito che gli Stati Uniti si oppongono a un'operazione militare su larga scala su Rafah, all'estremità meridionale della Striscia di Gaza, che confina con l'Egitto e ospita circa 1,4 milioni di gazesi, la maggior parte dei quali è fuggita dagli attacchi israeliani nel resto dell'enclave. «Crediamo che sarebbe un errore lanciare un'operazione militare su larga scala nel cuore dell'area, che metterebbe a rischio un numero enorme di civili", ha dichiarato Sullivan. Finora, il governo statunitense ha considerato l'operazione israeliana a Rafah «di portata limitata» e non l'«invasione su larga scala» contro cui ha messo in guardia per mesi. Secondo le stime dell'Agenzia delle Nazioni Unite per i Rifugiati (UNRWA), circa 360.000 persone sono fuggite da Rafah dal primo ordine di evacuazione emesso dall'esercito israeliano una settimana fa, quando inizialmente aveva chiesto l'evacuazione dei quartieri più orientali alla periferia della città, dove si trovavano circa 100.000 persone. Tuttavia, nel fine settimana Israele ha esteso l'ordine di sfollamento ad altre aree del centro di Rafah e lunedì ha aggiunto altri due quartieri nella metà occidentale di Rafah. Dall'inizio della guerra a Gaza, il 7 ottobre, sono state uccise più di 35.000 persone, per lo più donne e bambini, e quasi 79.000 sono state ferite; si ritiene che circa 10.000 siano intrappolate sotto le macerie degli edifici distrutti dai bombardamenti.

 

 

Blinken a Kiev: "Per dimostrare l'incrollabile sostegno dell'America". 

Il segretario di Stato americano Antony Blinken è arrivato oggi a Kiev, in Ucraina, dove avrà una serie di incontri, tra cui quelli con il presidente ucraino Volodymyr Zelensky e il ministro degli Esteri Dmytro Kuleba, per discutere l'andamento del conflitto armato con la Russia: lo ha reso noto il portavoce del dipartimento di Stato americano Matthew Miller. "Il segretario di Stato Antony J. Blinken è arrivato oggi in Ucraina per incontrare alti funzionari ucraini e sottolineare il sostegno duraturo degli Stati Uniti all'Ucraina. Mentre si trova in Ucraina, il segretario Blinken incontrerà il presidente Volodymyr Zelensky, il primo ministro Denys Shmyhal e il ministro degli Esteri Dmytro Kuleba per discutere degli aggiornamenti sul campo di battaglia, dell'impatto della nuova sicurezza statunitense e dell'assistenza economica", ha affermato Miller in una nota. "Sono tornato a Kiev oggi per dimostrare il nostro incrollabile sostegno all'Ucraina mentre difende la propria libertà dall'aggressione russa", ha scritto il segretario di Stato americano su X, a corredo di una foto del suo arrivo in stazione nella capitale Ucraina. 

 

 

Voto di scambio e mascherine, si aprono altri fronti sull'indagine in Liguria

La sanità privata, i laboratori convenzionati e anche le forniture di mascherine e dispositivi di protezione. Eccoli i nuovi fronti emersi nel corso dell'indagine che ha terremotato la Regione Liguria con indagati e arresti eccellenti. Secondo gli inquirenti nelle mire di presunti illeciti non c'erano solo il porto di Genova, le grandi opere come il tunnel sub portuale e la diga foranea, il paradiso patrimonio Unesco di Palmaria o le spiagge pubbliche dove costruire lussuosi resort. Indagando su un sospetto voto di scambio tra le comunità riesina e calabrese e la lista del presidente Giovanni Toti, gli investigatori hanno anche scoperto una presunta maxi frode da un milione e 200 mila euro sulle forniture sanitarie durante il Covid. In particolare per le mascherine, introvabili in piena pandemia e preziose come l'oro nella fase due ovvero per la riapertura di scuole e luoghi pubblici, ma anche camici e sovrascarpe per gli ospedali. Punto di riferimento per diventare fornitori delle scuole, dunque della Regione, per l'accusa era Domenico Cianci, amministratore di decine di condomini a Rapallo e re delle preferenze alle regionali del 2020. Nelle intercettazioni si sentono due persone, non indagate, che spiegano: «Cianci ok? (...) e con Cianci se si arrivasse a Toti, per le mascherine, visto che abbiamo anche le mascherine da bimbo, adesso... sarebbe... sarebbe un bel colpo, eh?», «perché ora le stanno cercando da fare paura». E l'altro interlocutore: «ma per le scuole, dici?». E dall'altro lato la conferma: «perché li si parla di milioni di pezzi... visto che lui vuole una mano... una mano lava l'altra e tutte e due lavano il viso...». Ma dal vaso di pandora escono altri filoni di indagine su cui la Procura vuole fare luce. Sempre legato alla pandemia c'è l'ipotesi del falso circa i dati: sono indagati per falso Matteo Cozzani, ex capo di gabinetto, e lo stesso Toti. Per la procura avrebbero mentito sui dati degli anziani per ottenere più vaccini. Dalla struttura commissariale se ne accorsero però e riuscirono ad allineare i numeri mandando il numero corretto di dosi. I magistrati stanno scandagliando il fronte della sanità, la cui delega è stata in capo a Toti fino ad ottobre 2022 quando fu nominato assessore Angelo Gratarola. I pubblici ministeri, insieme alle Fiamme gialle, stanno passando al setaccio tutte le erogazioni fatte alla fondazione Change e al partito di Toti da parte di imprenditori legati alle cliniche private e ai laboratori di analisi convenzionati. Uno dei maggiori, per esempio, è il gruppo Europam dei petrolieri Costantino che ha donato 200 mila euro.

 

 

Duello Meloni-Schlein, gli esclusi pronti al ricorso

Tutti contro il confronto tv. Le altre opposizioni puntano contro il duello a Porta a Porta fra la presidente del consiglio Giorgia Meloni e la segretaria del Pd, Elly Schlein, il 23 maggio. Verdi e Sinistra hanno fatto sapere di aver contattato il M5s per valutare l'ipotesi di un ricorso all'Agcom. E Giuseppe Conte ha spiegato perché ritiene che il faccia a faccia sia un «inganno» per gli elettori: «Rappresenta un leader che si mette a capo della maggioranza e uno a capo dell'opposizione. Non è la realtà» perché il voto è proporzionale e ogni forza corre per se stessa: «Aspettiamo che si pronuncino gli organi competenti». Anche dal centrodestra sono arrivate critiche: «Sarebbe meglio fare all'americana, con tutti i leader in scena - ha detto al Messaggero il vicepremier e leader di FI, Antonio Tajani - Non ci sono leader di serie A e leader di serie B. E c'è una competizione plurale». Ma per Conte «la truffa» non si nasconde solo nel confronto. E' anche nel fatto che sia Meloni sia Schlein si sono candidate sapendo che non andranno a Bruxelles: «Ho depositato una proposta di legge - ha annunciato - Se verrà approvata, non potranno essere candidati coloro che ricoprono la carica di deputato, senatore e componente del governo». Un attacco anche al Pd, che Schlein ha dribblato: «Siamo concentrati sulla nostra campagna per le Europee». Per le forze che guardano il duello Meloni-Schlein da fuori, in ballo c'è il rispetto dei regolamenti definiti da Vigilanza e Agcom per garantire in Rai e sulle emittenti private parità di trattamento tra le forze politiche. L'Agcom si riunirà mercoledì per il consueto monitoraggio settimanale sulla par condicio. E potrà fare un passaggio sul confronto in programma da Bruno Vespa, anche su sollecitazione della Rai, che avrebbe chiesto un parere. Il consiglio dell'Autorità potrebbe quindi elaborare una risposta che, probabilmente, ribadirà comunque quanto previsto dai regolamenti: il confronto è possibile a patto che venga dato uguale spazio agli altri leader. Anche perché l'Agcom non è chiamata a intervenire in via preventiva, ma a prendere provvedimenti in caso di violazioni già avvenute. E poi la questione è da definire. Prima di tutto perché, visti i ricorsi in ballo, le liste dei candidati non sono ancora "bollinate", e quindi manca la platea ufficiale dei papabili per le presenze in tv. E anche perché Porta a Porta ha fatto sapere di essere al lavoro per garantire parità e di aver già invitato per un altro faccia a faccia Conte e Matteo Salvini. Il leader della Lega si è detto "disponibile" a confrontarsi "ovunque e con chiunque". Conte sembra orientato al No: «Questa impostazione del confronto televisivo è profondamente sbagliata", ha spiegato. Il suo rifiuto potrebbe quindi scombinare gli equilibri e creare difficoltà a Rai e Porta a Porta in tema par condicio. Angelo Bonelli (Verdi) e Nicola Fratoianni (Si) hanno ipotizzato di fare un passo in più rispetto alle critiche: «Il confronto tv è una presa in giro e una truffa - è la posizione dei leader di Avs - perché non andranno mai in Europa e determinerà un danno fortissimo alla competizione. C'è un rischio di condizionamento delle elezioni. Stiamo valutando con altri gruppi politici iniziative all'Agcom». E Riccardo Magi di Più Europa ha lanciato un invito a Meloni e Schlein: «Si sottraggano a questo confronto a due e favoriscano il dibattito tra tutte le liste». Sarcastico il leader di Iv, Matteo Renzi: «Il loro obiettivo non è fare politica a Strasburgo: il loro obiettivo è far bella figura a Porta a Porta». Anche il segretario di Azione, Carlo Calenda, ha chiesto un cambio di schema: "Non ci sarà un confronto tra candidati, non ci sarà un confronto sui programmi. Come si farà a scegliere?».

 

 

Segre: "Non mi aspettavo questo odio ma non ho paura"

«Ricevo minacce pazzesche, ma io ho visto di tutto. Come potrei avere paura a uscire di casa?». Liliana Segre parte da questo presupposto per descrivere quello che sta vivendo dal 7 ottobre, giorno dell'attacco di Hamas ad Israele, durante un evento al Memoriale della Shoah di Milano con il ministro dell'Interno Matteo Piantedosi. La senatrice a vita parla di «un'ondata spaventosa di odio e antisemitismo» che «non mi aspettavo - spiega - anche nei confronti di ebrei italiani che non c'entrano niente con le decisioni politiche di Israele e magari non le condividono». Affermazioni che trovano riscontro nei numeri, come quelli dell'osservatorio per la sicurezza contro gli atti discriminatori (Oscad). Stando ai dati elaborati dalle segnalazioni arrivate alle associazioni e alle forze dell'ordine, dal 7 ottobre all'1 maggio si contano almeno 345 episodi riconducibili all'antisemitismo, tra cui 41 'hate crimes', ossia crimini d'odio motivati da un pregiudizio, 175 casi di 'hate speech' e 112 casi di incitamento all'odio online. In questo lasso di tempo si sono svolte 1378 manifestazioni, di cui 1109 in solidarietà al popolo palestinese e solo 39 a sostegno dello Stato di Israele. E anche oggi sono comparse scritte antisemite con minacce alla comunità ebraica a Venezia che il sindaco Luigi Brugnaro ha definito «una vergogna che ho fatto subito coprire». «Nella discussione pubblica c'è una certa sottovalutazione. Ma dal 7 ottobre abbiamo avuto il 1000% di aumento di segnalazioni di sentimenti d'odio. Abbiamo alzato le barriere - avverte Piantedosi - ma il sentimento di antisemitismo può alimentare forme di terrorismo». Tutto questo, comunque, non spaventa Segre che anzi rivolge il pensiero agli odiatori: «Mi preoccupo per loro. Perché, più che gli odiati, sono loro che andrebbero protetti e curati da un'equipe medica - commenta la senatrice a vita -. Dico sempre che ho vissuto invano. Per 30 anni sono andata nelle scuole a raccontare ciò che era successo. E ritrovarmi a 94 anni a sentirmi dire 'stai attenta, stai a casa'... A me piace vivere, sono attiva, ho tante passioni, sono una mamma e una nonna. E dovrei stare a casa perché qualcuno vuole ammazzarmi? No grazie». E comunque «siamo sempre stati odiati e perseguitati. Ma nonostante la Shoah e tutto quello che possiamo raccontare, il popolo di Israele continua a vivere nell'indifferenza generale. Siamo accusati di tutto quello che noi per primi non vorremmo vedere» continua Segre, che ricorda alcuni passaggi della sua infanzia: «Sono molto vecchia ma non posso mai dimenticare l'indifferenza con cui la popolazione, salvo poco eletti, prese le leggi razziali. E non posso essere mai diversa da quella bambina che avrebbe dovuto fare la terza elementare ma che veniva espulsa da scuola. Poche bambine, come me, erano nella stessa situazione - conclude - e fu difficilissimo accettare di essere mandata via».