Il nostro Paese è stato superato anche dall'Ungheria di Orban: a certificarlo è lo studio Rainbow Europe pubblicato ogni anno da ILGA Europe. Il "merito" è anche delle crociate contro le famiglie arcobaleno e le persone transgender portate avanti dal governo e dalla Destra

L'unica cosa che cresce liberamente in Italia è l'omotransfobia. Scivoliamo agli ultimi posti in classifica, a certificarlo lo studio Rainbow Europe sui diritti Lgbt, pubblicato ogni anno da ILGA Europe, piattaforma per la Commissione Affari sociali del Parlamento europeo che riunisce ben 422 organizzazioni non governative Lgbt. Il nostro paese si posiziona al trentaseiesimo posto su 49, stretto tra Lituania e Georgia (lo scorso anno era al trentaquattresimo) 

 

Il governo di Giorgia Meloni soffoca i diritti e le libertà individuali e l'Italia viene superata anche dall’Ungheria di Orban, che è 30esima. La destra porta così il paese in compagnia dei candidati all’adesione UE (Albania, Bosnia-Erzegovina, Kosovo, Moldavia, Montenegro, Macedonia del Nord, Serbia, Ucraina).

 

I motivi della discesa sono vari e ben dettagliati dal report. Ci sono le parole di arsenico che la politica fa scivolare nella mente e nel cuore di chi ascolta: "'ideologia gender", "la lobby lgbt", la fake news "genitore 1 e genitore 2", pronunciate dalla Presidente del Consiglio Giorgia Meloni: "Un problema serio in Italia", si legge nel report: "A gennaio, la Ministra per la Famiglia, la Nascita e le Pari Opportunità ha definito la maternità surrogata un crimine e ha affermato che i bambini hanno il diritto di avere “una mamma e un papà”.  A marzo, il deputato di Fratelli d'Italia Federico Mollicone aveva affermato che la genitorialità omosessuale non era “normale” e che la maternità surrogata era un crimine peggiore della “pedofilia”. Ignazio La Russa, presidente del Senato, ha detto che gli dispiacerebbe avere un figlio gay. Il senatore Lucio Malan ha condiviso un post sui social media in cui equipara gli uomini gay ai "pedofili".

 

Il report ricorda naturalmente il caso del Generale Roberto Vannacci, oggi orgogliosamente candidato nella Lega per le Europee. Ma è la vita quotidiana delle persone Lgbt e raccontare l'anno orribile della comunità: secondo quanto riportato da Arcigay oltre a centinaia di aggressioni si contano tre suicidi e tre omicidi. 

 

C'è poi la scuola che dovrebbe fare da argine all'odio, ma i corsi contro il bullismo omotransfobico vengono ostacolati dallo stesso governo mentre il binomio ProVita e Fratelli d'Italia diffida tutte le scuole che tentano di concedere le 'carriere alias' ai propri studenti con varianza di genere, ossia uno strumento che esiste dal 2003, inquadrato come un profilo burocratico, alternativo e temporaneo. Un nome scelto sostituisce, ad esempio sul libretto elettronico, il nome anagrafico, quello scritto nei documenti ufficiali e dato alla nascita in base al sesso biologico

 

Per quanto riguarda l'occupazione lavorativa, da uno studio dell'UNAR (Ufficio nazionale antidiscriminazioni razziali della Presidenza del Consiglio) è emerso che una persona Lgbt su quattro ha subito discriminazioni. E anche fuori, alla luce del sole, la comunità Lgbt si sente sicura dove un tempo era intoccabile: i Pride. Partecipanti aggrediti e molestati e Bologna, Chieti, Milano, Pavia, Palermo. Ma l'Italia si è distinta, soprattutto negli ultimi mesi, per una ferocia singolare tutta dedicata alle famiglie omogenitoriali. L’Espresso aveva già raccontato a metà marzo della direttiva del ministro dell'Interno Matteo Piantedosi, che aveva fatto pressione sulle Procure italiane affinché togliessero diritti e doveri ai figli e ai genitori delle famiglie arcobaleno. L'ordine di scuderia è stato recepito dalle procure che senza distinzione tra madri che hanno avuto figli tramite un percorso di procreazione medicalmente assistita e padri che hanno ricorso alla gestazione per all'estero, hanno deciso di impugnare le trascrizioni che consentivano ai genitori di tutelare i propri figli lasciandoli in un limbo di tribunali, carte, avvocati. «Togliere un genitore legale a minori anche a distanza di sei anni dalla nascita: un atto vergognoso e indegno di un paese civile», aveva commentato a L’Espresso Alessia Crocini, Presidente di Famiglie Arcobaleno. Del perché, a distanza di 6 anni, la Procura che era già in possesso di questi atti abbia deciso di impugnarli resta materia da analisti della storia politica di questo paese. Si capirà forse con il tempo per quale ragione un governo che vive di retorica sulla natalità, sulla difesa della famiglia, su “prima i bambini”, abbia deciso di lasciare questi figli indifesi facendo partire una persecuzione fatta di notifiche, controlli casa per casa: prego fornisca i documenti, per lo Stato questo non è suo figlio, mi segua in questura. 

 

Nel frattempo l'intolleranza cresce a ritmi che si vorrebbe vedere associati ai nuovi posti di lavoro, all'aumento dei redditi, alla spesa per la ricerca scientifica e la cultura. Al contrario, è l'odio a crescere. L'odio e la povertà di chi per odiare non ha neppure le forze.