Accade oggi
Il parlamento di Israele ha votato contro la creazione di uno stato palestinese
La Consulta apre al fine vita. Per la Cnn Biden potrebbe farsi da parte. L'Eurocamera sostiene Kiev con il voto contrario di Lega e M5s e le spaccature di sinistra e Pd. Nordio: "Ho letto l'ordinanza su Toti. Non ho capito nulla". I fatti da conoscere
Knesset vota no alla creazione di uno Stato palestinese
La Knesset ha votato a stragrande maggioranza una risoluzione che respinge la creazione di uno Stato palestinese. Ne danno notizia i media israeliani tra cui The Times of Israel. La risoluzione è stata co-sponsorizzata da partiti della coalizione del primo ministro Benjamin Netanyahu e da partiti di destra dell'opposizione e ha ricevuto il sostegno del partito centrista Unità Nazionale di Benny Gantz. La risoluzione contraria al progetto dello Stato Palestinese è passata con 68 voti a favore e 9 contrari. "L'istituzione di uno Stato palestinese nel cuore della Terra d'Israele rappresenterà un pericolo esistenziale per lo Stato d'Israele e i suoi cittadini, perpetuerà il conflitto israelo-palestinese e destabilizzerà la regione", si legge nella risoluzione.
Cnn: Biden "più ricettivo" alle richieste di ritirare la candidatura
Il presidente degli Stati Uniti Joe Biden avrebbe cambiato atteggiamento nei confronti delle esortazioni sempre più pressanti a rinunciare alla candidatura presidenziale, e sarebbe "più ricettivo" alle istanze di collaboratori ed esponenti del Partito democratico che gli chiedono un passo indietro. Lo ha dichiarato all'emittente televisiva Cnn un "consulente anonimo del Partito democratico", dopo che ieri Il presidente è nuovamente risultato positivo al Covid-19.
Secondo la fonte, "la Casa Bianca e la campagna di Biden hanno cambiato orientamento", e nei colloqui privati con esponenti del Campidoglio - inclusi i leader democratici di Camera e Senato - Il presidente esibirebbe ora una linea meno intransigente rispetto a quella riservata ai media e agli eventi pubblici, dove Biden ha ribadito sinora la propria determinazione a non fare alcun passo indietro. "È passato dal dire: 'Kamala non può vincere' a 'Credete che Kamala possa vincere?'", ha dichiarato Il funzionario anonimo, riferendosi alla vicepresidente Kamala Harris, che probabilmente subentrerebbe a Biden come candidata del Partito democratico alla Casa Bianca nel caso di un ritiro del presidente. "Non è ancora chiaro quale sara' la sua decisione, ma sembra ascoltare", ha aggiunto la fonte.
L'Eurocamera sostiene Kiev. Lega e M5s votano contro, Pd e sinistra divisi
A Strasburgo tutto riparte da Kiev e la nuova legislatura Ue dedica il suo primo voto al rinnovo del sostegno europeo all'Ucraina e alla condanna del recente viaggio a Mosca del primo ministro ungherese Viktor Orban, ma maggioranza e opposizioni italiane si spaccano. A favore del testo, che chiede agli Stati membri di aumentare il loro sostegno militare a Kiev "per tutto il tempo necessario e in qualsiasi forma necessaria", si schiera tutta la delegazione di Forza Italia e tutto il Partito Democratico, con l'eccezione di Cecilia Strada e Marco Tarquinio.
Il testo incassa il sostegno anche di Fratelli d'Italia, che però si distingue dalle altre delegazioni votando contro tutti gli emendamenti di condanna alla condotta del premier magiaro. Contrari alla linea di sostegno a oltranza della causa ucraina gli eurodeputati della Lega - tra cui il generale Roberto Vannacci - che definiscono il testo un "attacco politico strumentale". Il fronte dei no, oltre ai sovranisti della Lega, spazia fino agli eurodeputati del Movimento 5 Stelle, la sinistra di Ilaria Salis e Mimmo Lucano, e i tre eurodeputati italiani dei Verdi: Cristina Guarda, Leoluca Orlando e Benedetta Scuderi. Un voto in controtendenza con la loro famiglia politica: il gruppo dei Verdi Ue vota infatti largamente a favore della risoluzione, lasciando isolata la delegazione italiana, priva in aula del capodelegazione Ignazio Marino. Scintille anche in casa Pd. Con le eccezioni delle astensioni di Pina Picierno ed Elisabetta Gualmini, il Pd sceglie di non sostenere una parte del testo che permette l'uso di armi occidentali sul territorio russo "per rivendicare con forza il ruolo storico, politico e diplomatico dell'Europa".
Ma il blitz della pattuglia dem non basta: la formulazione incassa infatti il sostegno di tutto il gruppo socialista, liberale e popolare e rimane nel testo finale che gli eurodeputati del Partito democratico scelgono comunque di sostenere. Nonostante la posizione comune sulla questione ucraina, la prima sessione di voto a Strasburgo è anche l'occasione per il primo scontro tra la nuova formazione dei Patrioti per l'Europa e l'attivista italiana Ilaria Salis. "C'è una deputata che picchia le persone con un martello. La violenza viene dalla sinistra, e chiederei che venga fatta luce su questa persona per evitare che in quest'aula siano portate armi", dichiara poco prima del voto l'eurodeputato austriaco dei Patrioti, Georg Mayer. Parole che innescano subito uno scontro con il gruppo The Left: "L'estrema destra ha già mostrato il suo vero volto, Salis ha difeso i diritti fondamentali ed è stata imprigionata da Orban per questo. È un onore averla qui, e con noi combatterà il vostro regime", replica immediatamente la capogruppo delle sinistre, la francese Manon Aubr.
Nordio: "Ho letto l'ordinanza su Toti. Non ho capito nulla"
"Non posso minimamente e non devo commentare l'ordinanza del tribunale della libertà di Genova, in questo caso. Noi enfatizziamo la presunzione di innocenza, siamo convinti che il garantismo consista - lo abbiamo già detto varie volte - nell'enfatizzazione della presunzione di innocenza prima della condanna e nell'esecuzione della certezza della pena, una volta che la condanna è intervenuta. Siamo anche convinti che nessuna inchiesta può e deve condizionare la legittimità di una carica politica o amministrativa che è stata determinata dalla volontà popolare. Vi è un'assoluta indipendenza tra i due processi. Per quanto riguarda l'iniziativa del Consiglio superiore della magistratura, questo ha imposto al ministero il dovere di acquisire l'ordinanza del tribunale, e quindi la conosciamo e l'abbiamo. Non la posso né criticare, né commentare. Posso dire che l'ho letta con grande attenzione e che, a suo tempo e anche di recente, ho letto e riletto con grande attenzione la Fenomenologia dello spirito di Hegel e sono riuscito a capirla. Ho letto questa ordinanza e non ho capito nulla”. Lo ha detto il ministro della Giustizia Carlo Nordio durante il question time alla Camera rispondendo a un’interrogazione Noi moderati-Maie “sulla sussistenza dei presupposti per l’esercizio di iniziative ispettive in relazione alla vicenda giudiziaria del Presidente della Regione Liguria”.
Consulta: "Saranno i giudici a decidere i margini del fine vita"
Fine vita e suicidio assistito, la Consulta affida ai giudici di stabilire i margini di un "trattamento di sostegno vitale". "Caso per caso sarà una toga a decidere il via libera dalla vita stessa. E chi lo accompagnerà in questo percorso non commetterà reati". Lo scrive questa mattina Repubblica, anticipando le conclusioni di una sentenza che presto sarà resa pubblica. Si tratta, scrive il quotidiano, di una sentenza "interpretativa di rigetto", nel senso che precisa l'ampiezza della stessa decisione della Corte sui "trattamenti vitali di sostegno".
La Corte interpreta le quattro condizioni fissate nel 2019 che hanno reso possibile il suicidio assistito. La terza stabiliva che a rivendicare questo diritto poteva essere chi è "tenuto in vita a mezzo di trattamenti di sostegno vitale". Ed era capace, recitava la quarta, "di prendere decisioni libere e consapevoli". Ora la Consulta allarga il riferimento ai "trattamenti di sostegno vitale". Solo una macchina in caso di paralisi totale, come per chi è tetraplegico? Oppure anche l'indispensabile "sostegno" di un'assistenza continua per ogni minuscolo gesto quotidiano? Qui sta la svolta della Corte, conclude Repubblica, che affida alla figura del giudice il potere di stabilire il margine di sofferenza per quel "trattamento di sostegno vitale", al punto da aprire la porta alla possibilità di mettere fine alla vita con un "io lo voglio".