Schiavizzati per lavori estenuanti, costretti alla prostituzione o all'accattonaggio. Il fenomeno riguarda anche più di 4 mila minori. La denuncia nell'ultimo report di Save the Children, Piccoli schiavi invisibili: «Parliamo di bambini traditi dagli adulti che abusano della loro fiducia e calpestano i loro sogni»

«Va bene ci andrò. Qualsiasi cosa che mi faccia evitare di sposare questo vecchio e mi permetta di andare via da questo posto va bene». Così aveva risposto Precious, 19 anni, alla donna che le aveva offerto aiuto per lasciare la Nigeria, quando ancora immaginava che in Europa avrebbe potuto studiare e costruirsi una vita nuova. Invece, per sfuggire al matrimonio forzato a cui la famiglia l’aveva destinata pur di ripagare un vecchio debito, è finita in Libia. Dove è stata costretta a prostituirsi: «Quella donna mi aveva mentito. Allora ho pianto. Ho detto che non potevo vivere questo tipo di vita. Ho lasciato la Nigeria per lo stesso motivo».

 

La testimonianza di Precious, che è un nome di fantasia utilizzato per tutelare la sua identità, è solo una delle tante raccolte da Save The Children, per realizzare il rapporto Piccoli Schiavi Invisibili: la punta dell’iceberg, pubblicato il 25 luglio in vista della giornata internazionale contro la tratta di esseri umani. Con l’obiettivo di accendere i riflettori su un fenomeno - il reclutamento con l’uso della forza o di altre forme di coercizione per fini di sfruttamento - che spesso resta silenzioso e sotto traccia ma che distrugge la vita di milioni di persone.

 

Secondo la ricerca Global Estimates of Modern Slavery: Forced Labour and Forced Marriage, redatta dall’Organizzazione internazionale per le migrazioni nel 2022, sono quasi 50 milioni nel mondo le vittime della schiavitù moderna, cioè di quella forma di assoggettamento per cui a causa di minacce, violenza, coercizione, inganno o abuso di potere una persona è costretta al lavoro o al matrimonio forzato.

 

Solo in Europa, tra il 2017 e il 2021, le vittime di tratta registrate sono state circa 29 mila. In poco più di un caso su due, la tratta avviene per sfruttamento lavorativo, nel 43 per cento dei casi per sfruttamento sessuale, mentre il restante 4 per cento è sottoposto ad altre forme di sfruttamento, l’accattonaggio ad esempio. Come si capisce consultando il database del Counter Trafficking Data Collaborative, sebbene nella maggior parte dei casi le vittime di tratta siano persone adulte, di sesso femminile, ad essere costretti allo sfruttamento sessuale o lavorativo sono anche molti minori, oltre 4 mila in cinque anni. E mentre tra i più piccoli le vittime sono quasi in egual misura sia bambini che bambine, dagli 11 anni in poi la prevalenza femminile è netta.

I minori vittime della tratta, si legge dal rapporto Piccoli Schiavi invisibili, sono soggetti a forme di controllo psicologico, fisico e sessuale più frequenti rispetto agli adulti. In particolare, il 69 per cento subisce una forma di controllo psicologico, il 52 per cento è minacciato e ingannato attraverso false promesse, il 46 per cento è soggetto a controllo fisico. Abusi che in tanti casi si sovrappongono tra loro, rendendo molto difficile per una persona riescire a tornare libera: «Non possiamo chiudere gli occhi di fronte al fenomeno della tratta e dello sfruttamento minorile, un dramma diffuso nel mondo, ma presente anche nel nostro Paese. Parliamo di bambini, bambine e adolescenti traditi dagli adulti che abusano della loro fiducia e calpestano i loro sogni», spiega Raffaela Milano, direttrice ricerca e formazione di Save the Children: «È necessario che alla commozione e allo sdegno per questo e per altri drammi faccia seguito un'azione continuativa e capillare di contrasto al traffico e allo sfruttamento degli esseri umani, nonché un impegno deciso a sostegno delle giovani vittime accolte nel sistema di protezione affinché, dopo aver vissuto una delle esperienze più devastanti che un ragazzo o una ragazza possono trovarsi ad affrontare, siano accompagnate nella costruzione di un futuro diverso e libero».