Uno straniero a Parigi

Tra sesso, giochi e videotape a Parigi è di scena l’intolleranza

di Riccardo Romani   1 agosto 2024

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Le Olimpiadi sono un grande baule che si riempie di storie, buttate dentro senza troppa delicatezza. Da Steven van de Velde condannato per stupro, fischiato in campo e in corsa per la medaglia, alla giapponese Shoko Miyata, espulsa dalla federazione perché trovata a bere alcol. Sino al caso limite: le prese di posizione spericolate di due ministri della repubblica sulla pugile Imane Khalif

Ogni volta che Steve alza la palla per prepararsi a battere, dalle tribune si leva un boato di disapprovazione. Perlopiù insulti.

È una giornata torrida a Parigi, il piccolo Colosseo eretto all’ombra della Torre Eiffel è l’arena più suggestiva dei Giochi ma la sfida di beach-volley che va in scena non sembra proprio all’insegna del tradizionale spirito olimpico. C’è un motivo.

Steve van de Velde, olandese, 29 anni, candidato per una medaglia assieme al compagno Matthew Immers, è uno stupratore. Il fatto risale a dieci anni fa. Dopo aver conosciuto una ragazza inglese via facebook, Steve decide di farle visita. Consumano ripetuti rapporti sessuali. La ragazza ha 12 anni.

Steve dice di aver commesso l’errore più grande della sua vita e in Inghilterra nel 2016 viene condannato a 4 anni di carcere. Dopo 13 mesi ottiene di tornare in Olanda, dove un mese dopo torna in libertà. Che Steve partecipi a un’Olimpiade non va giù a un sacco di gente. Alcune associazioni che aiutano le vittime di violenze sessuali hanno chiesto l’immediata estromissione. Il quotidiano tedesco Bild ha persino indetto un sondaggio tra i lettori: “Deve essere cacciato?” Come se situazioni complesse e delicate tipo questa, si possano risolvere spingendo un pulsante da casa, una via di mezzo tra Grande Fratello Vip e Temptation Island.

 

Il Comitato Olimpico Internazionale se ne lava le mani: le convocazioni sono a discrezione dei comitati locali, chiedete agli olandesi. E quelli rispondono che Steve ha pagato il suo debito con la giustizia e dunque che problema c’è? Nel dopo partita Steve non parla coi giornalisti. Manda avanti il compagno Matthew che si dice molto deluso da tutti quegli insulti: “Però – dice - ci danno la carica per andare avanti e vincere”.

 

L’Olimpiade è come un grande baule che si riempie fino all’orlo di storie che vanno buttate dentro senza troppa delicatezza. Se pensi di volerci ficcare dentro a forza anche qualche pregiudizio, quel baule non si chiuderà mai. Chi siamo noi per giudicare Steve van de Velde? Tredici mesi in galera per stupro sono un infamia? Sono i Giochi Olimpici mica la Corte Tribunale dell’Aia.

Certo, qualche domanda sorge spontanea.

 

Prendiamo Shoko Miyata, capitana 19enne della squadra giapponese di ginnastica. L’hanno scovata mentre fumava e beveva alcolici. La Federazione giapponese l’ha immediatamente espulsa, pregiudicando le velleità di medaglie della squadra. È già tanto se le consentiranno di continuare a gareggiare.

In questo labirinto di regole morali e sensibilità assai diverse, si va a sbattere ogni tre metri. Charlotte Dujardin, sei medaglie olimpiche per la Gran Bretagna nel dressage, è stata espulsa dalla squadra perché è affiorato un video in cui frusta le zampe del suo cavallo. Pensate a come devono sentirsi le attiviste che difendono le vittime degli stupri.

 

 

Ma questa è l’Olimpiade, una riproduzione in miniatura del mondo là fuori ed è così che arriviamo al caso del giorno: la storia di Imane Khalif la ragazza algerina che oggi affronta la nostra Angela Carini negli ottavi di finale del torneo di pugilato, categoria 66 kg. Il problema è il livello di testosterone alto, un tema in cui lo sport mondiale non ha ancora trovato la quadra. 

 

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Lo scorso anno Imane venne esclusa dal mondiale organizzato dalla International Boxing Federation, organizzazione gestita da un russo di nome Umar Kelmer, amico personale di Putin, sovvenzionato dalla Gazprom e bandito dal CIO assieme alla sua federazione, perché truccava i match distribuendo buste piene di contante ai giudici. Non esattamente la figura più qualificata per definire i diritti a partecipare di Imane Khelif.

 

Secondo il CIO l’algerina possiede invece un livello di testosterone che rientra nei limiti previsti dai regolamenti. Questi sono i fatti. Ma poi ci sono le suggestioni, a volte così forti da provocare le prese di posizione spericolate di due Ministri della Repubblica. 

 

Imane diventa immediatamente un “trans”, un “uomo” che bara per vincere facile. Ma Imane Khelif non si è mai definita una “trans” e non esistono esami che lo attestino. E per dirla tutta, il suo bagaglio genetico non può essere un tema da trattare all’aperitivo. 

 

Di Imane e della sua “condizione” si discute da mesi nell’ambiente olimpico, forse ci siamo accorti di lei solo perché affronta un’atleta italiana. Potevamo allora accorgerci pure che domenica scorsa Steve ven de Velde ha affrontato la coppia azzurra formata da Carambula e Rangheri. Nessuno ha detto nulla. Questione di sensibilità.