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"Chi protesta per la Palestina ha ragione": il discorso di Joe Biden alla convention dei Democratici

di Simone Alliva   20 agosto 2024

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Joe Biden

Blinken: Israele ha accettato la proposta per il cessate il fuoco a Gaza. Mosca accelera l'offensiva nel Donetsk. Scontro tra Meloni e i magistrati: "Ci delegittima". Le notizie del giorno da conoscere

Biden passa testimone a Kamala Harris: "Salvare la democrazia"
"We love you Joe". I migliaia di democratici riuniti allo United Center di Chicago si stringono attorno a Joe Biden nella notte del suo addio alla corsa per la Casa Bianca e forse alla politica, dopo 50 anni. L'anziano presidente chiude la prima giornata della convention democratica con un'ovazione non solo da parte dei delegati ma anche da tutti gli oratori che hanno parlato prima di lui, dalla candidata Kamala Harris intervenuta a sorpresa a Hillary Clinton che ha infiammato la convention, subito dopo Alexandria Ocasio-Cortez.

Salito sul palco dopo l'intervento della first Lady Jill Biden - che ha ricordato le ore drammatiche di introspezione prima della decisione di ritirarsi e della figlia Ashley, che lo ha definito un "cuore coraggioso" - Biden è apparso commosso e si è persino asciugato le lacrime con un fazzoletto. Ma pochi minuti dopo aver iniziato a parlare e a ripercorrere tutte le conquiste della sua amministrazione è diventato un leone, come non si vedeva almeno da un anno. "Non c'è posto negli Stati Uniti per la violenza politica. La democrazia ha prevalso e adesso deve essere mantenuta", ha dichiarato attaccando il suo rivale Donald Trump in un discorso di 40 minuti. "Non si può amare il proprio Paese solo quando si vince", ha incalzato ribadendo che la minaccia del tycoon "è ancora viva e se perde si rischia un bagno di sangue". Un discorso quello del commander-in-chief con tutti i classici della sua retorica - dall'importanza della classe media alla necessità dei controlli sulle armi - tanto che secondo qualche analista era lo stesso intervento che avrebbe tenuto in caso di nomination. "Trump è un bugiardo, un perdente e un criminale condannato. L'America è prospera e vincente. Non c'è nessun Paese al mondo che non pensi che l'America deve guidarlo", ha attaccato ancora Biden.

Il presidente ha poi affrontato l'elefante nella stanza, la guerra a Gaza, assicurando che sta lavorando "24 ore su 24 per un cessate il fuoco" e ammettendo che "chi protesta ha le sue ragioni". Infine la chiusura del suo discorso per il passaggio di testimone. "Amo il mio lavoro ma amo di più il mio Paese, al quale ho dato il meglio, anima e cuore. Kamala è stata la migliore decisione che io abbia mai preso. È tosta, competente ed ha una straordinaria integrità", ha detto assicurando che "sarà il volontario migliore che lei e Tim abbiano mai visto" e scherzando che "i migliori presidenti sono stati vice".

Harris era salita a sorpresa sul palco qualche ora prima per rendergli omaggio. "Ti saremo grati per sempre", ha detto la candidata democratica che poi risalita sul palco alla fine del discorso del presidente con il quale si è scambiato un abbraccio affettuoso. Tra gli altri highlight della serata c'è stato l'intervento di Alexandria Ocasio-Cortez che da outsider si è conquistata di diritto un posto di primo piano alla convention. Ma la vera star della serata, forse a sorpresa, è stata Hillary Clinton, accolta da un'ovazione superata solo da quella concessa a Biden. A Trump " non interessa nessuno. Prende in giro Kamala Harris per il nome e la critica, mi suona familiare", ha detto l'ex segretaria di Stato che conosce le tattiche del tycoon forse meglio di chiunque altro per averle subite nel 2016. "Siamo più vicini che mai a rompere una volte per tutte il soffitto di cristallo dopo le crepe che abbiamo creato", ha aggiunto Clinton con una punta di nostalgia. "E dietro quelle crepe vedo Kamala Harris che ci tende la mano". L'ex candidata ha anche parlato dell'aborto, uno dei temi centrali di questa giornata che ha visto le toccanti testimonianze di tre donne, Amanda Zurawski, Kaitlyn Joshua e Hadley Duvall.

 

Blinken incassa da Netanyahu il sostegno sulla tregua: "Ora tocca ad Hamas"
"Israele accetta la proposta americana. La sostiene. Ora spetta ad Hamas fare lo stesso". Sembra segnare un punto a favore dell'intesa il pressing del segretario di Stato Usa Antony Blinken sul premier Benjamin Netanyahu per bloccare lo stallo sui colloqui per la tregua e la liberazione degli ostaggi. Per la nona volta dall'inizio della guerra, Blinken è arrivato nel Paese: nell'agenda il punto numero uno era l'incontro con il premier, durato tre ore nel suo ufficio di Gerusalemme, sui negoziati che, per il segretario di Stato, "potrebbero essere l'ultima" possibilità. "Questo è un momento decisivo, probabilmente la migliore, forse l'ultima, opportunità per riportare a casa gli ostaggi, per ottenere un cessate il fuoco e per mettere tutti sulla strada migliore per una pace e una sicurezza durature", aveva anticipato Blinken incontrando in mattinata il presidente israeliano Isaac Herzog.

L'inviato di Joe Biden ha chiesto con forza a Hamas e Israele di non "far deragliare" gli sforzi. In serata il segretario di Stato ha incontrato i parenti degli ostaggi di nazionalità americana chiedendogli di non farsi sconfortare dalle dichiarazioni negative di Hamas poiché invece la sensazione è "positiva" e "l'accordo sul rilascio può andare avanti". Poi ha tenuto una conferenza stampa a Tel Aviv che sostanzialmente ha fornito il risultato della sua visita in Israele, perlomeno per quello che la diplomazia può dichiarare apertamente. Blinken ha confermato il sostegno degli Usa a Israele e affermato che il primo ministro ha accettato l'ultima proposta degli Stati Uniti presentata la scorsa settimana a Doha nel tentativo di trovare una formula che sia Israele che Hamas possano accettare. Quindi, ha detto, ora Hamas "deve fare lo stesso". Secondo la dichiarazione ufficiale, l'incontro con Netanyahu è stato "molto costruttivo", il premier israeliano infatti "ha mostrato elasticità". Quindi Blinken ha elencato gli impegni cruciali della sua visita: "Primo, la sicurezza di Israele. Lo scopo del dispiegamento di ulteriori forze nella regione è quello di dissuadere l'Iran dall'attaccare, non di intensificare l'escalation". Poi, "raggiungere un accordo per il rilascio degli ostaggi, un cessate il fuoco e ridurre la sofferenza dei cittadini di Gaza che desiderano rifugio e sicurezza", ha affermato Blinken.

Dal canto suo, Netanyahu ha dichiarato che il meeting "è stato bello e importante", sottolineando che "si stanno facendo sforzi per liberare il numero massimo di ostaggi vivi già nella prima fase dell'accordo". Queste le dichiarazioni ufficiali. Dietro le quinte la forte preoccupazione per il proseguimento dei colloqui è stata rappresentata da indiscrezioni trapelate dallo stesso team negoziale israeliano: "La questione del corridoio Filadelfia, l'asse di 14 chilometri che corre tra Gaza e l'Egitto, è ancora aperta". Poiché non è stato chiarito se "l'elasticità di Netanyahu" si riferisse alla disponibilità di inviare nei prossimi giorni il team di mediatori al Cairo, all'accoglimento della proposta americana, o anche alle tre questioni spinose su cui finora il premier si è dimostrato inamovibile suscitando la bocciatura totale dei leader di Gaza. Ossia, il controllo da parte dell'Idf dell'asse Filadelfia, del valico di Rafah e del corridoio Netzarim, che taglia da nord a sud la Striscia. La pressione degli Usa, secondo indiscrezioni, su questi tre punti è stata eccezionale. Ora Blinken continuerà il suo lavoro diplomatico in Egitto e poi in Qatar. Ma per completare il compito in Israele ha chiesto che venga fermata la violenza dei coloni in Cisgiordania. E ha annunciato che Israele ha accettato l'avvio del piano di vaccinazioni anti-polio a Gaza "nelle prossime settimane". 

 

In crisi a Kursk, Mosca accelera l'offensiva nel Donetsk
Mentre le forze ucraine continuano la loro operazione nella regione russa di Kursk - bombardando tra l'altro un terzo ponte - sul proprio territorio si trovano a far fronte a una situazione sempre più drammatica nella regione orientale di Donetsk, dove centinaia di civili vengono evacuati in queste ore dalla città di Pokrovsk davanti alla veloce avanzata delle truppe di Mosca. La Russia, intanto, torna a condannare l'ingresso di reporter occidentali nella regione di Kursk - tra i quali anche giornalisti di media americani - ricordando che un procedimento penale per attraversamento illegale del confine è già stato aperto nei confronti di due inviati della Rai. L'attività di rappresentanti di media occidentali in questo territorio è una "prova del loro coinvolgimento diretto nell'attuazione di un'aggressione ibrida su larga scala contro la Russia", ha detto la portavoce del ministero degli Esteri russo, Maria Zakharova, secondo la quale i loro resoconti perseguono tra l'altro "la protezione dei crimini di Kiev, la manipolazione dell'opinione pubblica e la creazione del contesto necessario per un ulteriore sostegno occidentale alle forze armate ucraine".

Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha affermato che le sue truppe stanno raggiungendo i loro obiettivi nell'offensiva, lanciata quasi due settimane fa. Mentre un ufficiale del Comitato investigativo militare russo, intervistato dal noto conduttore televisivo Vladimir Solovyov, ha detto che le forze ucraine hanno bombardato e danneggiato un terzo ponte lungo il fiume Seym, sempre nella regione russa, con l'obiettivo di ostacolare l'afflusso di truppe e armamenti impiegati da Mosca per ostacolare l'avanzata degli ucraini. In un'altra regione di confine russa, quella di Rostov sul Don, 18 vigili del fuoco sono rimasti feriti nell'incendio divampato fin da ieri in un deposito di petrolio nella cittadina di Proletarsk che, secondo le autorità locali, è stato provocato dall'attacco di un drone ucraino.

Nell'area è stato proclamato lo stato d'emergenza. Blogger di guerra russi riferiscono intanto di un'accelerazione nell'offensiva russa nel Donetsk, forse facilitata dal ritiro di alcune delle migliori unità ucraine, impiegate nell'incursione a Kursk. Il ministero della Difesa di Mosca ha annunciato la conquista di un altro villaggio, quello di Artyomovo. Ma l'obiettivo più ambito è Pokrovsk, un centro di oltre 50.000 abitanti a nord-ovest del capoluogo Donetsk, situato su una arteria strategica che rifornisce le truppe ucraine e le città del fronte orientale. Le autorità locali riferiscono di 500-600 persone che fuggono dalla città ogni giorno. Ma ora è stata disposta l'evacuazione forzata delle famiglie con bambini, ha detto il governatore, Vadym Filashkin, definendo la decisione "necessaria e inevitabile". Il capo dell'amministrazione militare della città, Serhii Dobriak, ha sottolineato che considerando il ritmo dell'avanzata dell'esercito russo, i residenti di Pokrovsk hanno a disposizione non più di una o due settimane per andarsene. Il consigliere del presidente russo Vladimir Putin per la politica estera, Yuri Ushakov, ha ribadito che, fino a quando durerà l'offensiva ucraina a Kursk, l'apertura di un processo negoziale per la fine delle ostilità sarebbe "inappropriata", e che comunque rimangono valide le condizioni poste dallo stesso Putin in giugno per un cessate il fuoco: ritiro degli ucraini dalle quattro regioni annesse dalla Russia e rinuncia del governo di Kiev ad entrare nella Nato. Ma il premier indiano sembra volere lo stesso provare a fare da mediatore. Dopo avere incontrato a Mosca Putin in luglio, dicendogli che New Delhi è "pronta" a "fornire qualsiasi aiuto" per la pace, Narendra Modi visiterà nei prossimi giorni Kiev, secondo quanto annunciato dalla diplomazia indiana. Da domani al 23 agosto è atteso invece in Russia e Bielorussia il premier cinese Li Qiang

 

È scontro con Meloni. Le toghe in trincea: "Ci delegittima"
"Vogliono delegittimarci adombrando presunti complotti". Si riaccendono nel pieno della pausa estiva le tensioni tra le toghe e il governo ma stavolta lo scontro è frontale tra l'Associazione nazionale dei magistrati e Giorgia Meloni. Con l'agenda politica ferma ad agosto, è il "caso Arianna Meloni" a infiammare il confronto, riacceso dalla reazione dell'Anm che replica ai timori manifestati dal presidente del Consiglio, la quale ha commentato preoccupata l'allarme del direttore del Giornale e l'ipotesi di un asse fatto da quotidiani ostili, sinistra e pm militanti contro sua sorella. "Quello in corso è l'ennesimo attacco alla magistratura, volto a delegittimarla adombrando presunti complotti. Un esercizio pericoloso che indebolisce le istituzioni repubblicane e danneggia l'intero Paese", sostiene il sindacato alludendo all'allarme lanciato dal quotidiano di Alessandro Sallusti, secondo il quale la leader della segreteria politica di Fratelli d'Italia, Arianna Meloni, potrebbe essere presto indagata per traffico di influenze sulle ultime nomine del governo in un'inchiesta che minerebbe la tenuta del governo.

Un'eventualità, per ora senza alcun riscontro, che la presidente del Consiglio reputa "molto verosimile", definendo "gravissima se fosse vero" e paragonandola a "uno schema visto e rivisto soprattutto contro Silvio Berlusconi". Riflessioni dure giunte dalla masseria pugliese di Ceglie Messapica, dove la premier, in vacanza proprio assieme alla sorella, ha puntato il dito contro "un sistema di potere che usa ogni metodo e ogni sotterfugio pur di sconfiggere un nemico politico che vince nelle urne la competizione democratica". I vertici dell'Anm, dopo oltre ventiquattro ore di silenzio, le definiscono però "dichiarazioni senza alcun riferimento a fatti concreti. Tesi fondate sul nulla". Sulla questione interviene nuovamente Matteo Renzi. Nel suo sos il Giornale - paventando il 'metodo Palamara' - ha citato le interrogazioni chieste dalle parlamentari di Italia viva, Raffaella Paita e Maria Elena Boschi, per vederci chiaro su un eventuale coinvolgimento della Sorella d'Italia su nomine Rai e di Ferrovie dello Stato.

"La mia critica al governo è politica - replica il leader di Iv - abbiamo un Paese in mano alla parentocrazia tra premier, sorelle e cognati. Questa concentrazione di parenti esiste solo in Italia e in Corea del Nord. Ma questo non c'entra nulla con l'eventuale avviso di garanzia a Arianna". Ma dietro le fila degli scudi, oltre a FdI, ci sono ora anche alcuni esponenti dell'Esecutivo. La ministra per le Riforme istituzionali, Elisabetta Casellati, commenta uno scenario "inimmaginabile, sconcertante e inquietante", comunicando la sua "solidarietà ad Arianna e Giorgia Meloni, per il loro continuo cammino a ostacoli". La titolare del dicastero al Turismo, Daniela Santanchè, usa parole più affilate: "A sinistra sul caso Arianna ora fanno tutti le verginelle. Compreso Renzi che, pur di essere ammesso nell'esclusivo campo largo, rinnega quanto vissuto sulla propria pelle. Altro che fantasmi. Qui l'unico fantasma è quello della giustizia". E non si fermano i commenti di dirigenti ed esponenti di Fratelli d'Italia. Il vicecapogruppo del partito alla Camera, Alfredo Antoniozzi, ricorda di aver sopportato "un ventennio tremendo ai tempi di Berlusconi, con una situazione che ha indebolito l'Italia". E invoca i provvedimenti annunciati sulla riforma della Giustizia: "Nessuno di noi vuole assolutamente mettere in dubbio l'autonomia della magistratura ma è altrettanto indispensabile che Nordio continui il suo lavoro e che la Costituzione venga rispettata e applicata". L'opposizione, in particolare il portavoce di Europa Verde e deputato di Verdi e Sinistra, Angelo Bonelli, liquida il caso come un "teorema falso", aggiungendo che "questo attacco preventivo manda un messaggio chiaro: noi di Fratelli d'Italia e famiglia Meloni siamo al di sopra di ogni sospetto. Così si avvia una campagna di delegittimazione della magistratura e delle opposizioni: roba da massoneria".

 

Santalucia: "Bufale per piegare i magistrati, il Csm ci difenda"
"Verosimile quanto ha scritto Sallusti, dice Meloni? No, assolutamente. Si aggiungono fantasie a fantasie e mere congetture a illazioni malevole e nocive". Così il presidente dell'Anm Giuseppe Santalucia a Repubblica. "Già lo stesso Sallusti afferma di non avere notizie - aggiunge - E io provo disagio a dover intervenire sui contenuti di un articolo che per ammissione stessa di chi lo ha scritto non si poggia su fatti concreti". Tra i magistrati "registro un comprensibile sentimento d'indignazione per il fatto che la magistratura venga chiamata in causa quale protagonista o co-protagonista di un fantomatico complotto, più che altro una bufala".

"Si lanciano allarmi sul nulla, con l'effetto di screditare per l'ennesima volta la magistratura - prosegue - E ricordo che l'allarme Crosetto non ha avuto alcun seguito. Ma io mi chiedo se non sia il caso di chiedere conto di simili atteggiamenti fortemente lesivi di un'istituzione come la magistratura. Il Csm, per Costituzione, è chiamato a tutelare l'autonomia e indipendenza, e quindi anche l'immagine della magistratura". Osserva Santalucia: "Ove mai dovesse esserci un provvedimento su Arianna Meloni, foss'anche per disturbo della quiete pubblica, avremmo la prova del complotto. Mi pare solo un modo per intimidirci e isolarci".

L'antipasto per far camminare più in fretta la separazione delle carriere? "È assolutamente probabile". Inoltre, rispetto al traffico di influenze "l'abbiamo detto in tutte le sedi possibili che agire su questo reato e sull'abuso d'ufficio era una cattiva idea. Certo che oggi è singolare che venga chiamato in causa proprio una fattispecie che ha subito una dura cura dimagrante che ne ha depotenziato la portata".