Uno straniero a Parigi

Alle Olimpiadi le fake news sono più torbide delle acque della Senna

di Riccardo Romani   9 agosto 2024

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Violente polemiche, allarmi su l’escherichia coli e altre bufale: per colpire i Giochi il fiume sudicio che avvelenava gli atleti era preda troppo ghiotta per farsela scappare. E una volta scatenato il gossip è impossibile fare retromarcia

Claire Michel ha avuto il primo conato di vomito poche ore dopo aver terminato la gara nel triathlon olimpico, mercoledì scorso. Claire è un’atleta belga molto esperta, ha 36 anni, è tra le migliori al mondo.  Il triathlon olimpico consiste in 1.5 km a nuoto, 40 in bicicletta e 10 di corsa. Non è desueto vedere atleti che dopo l’arrivo, siano colti da conati di vomito per lo sforzo.

 

Ma non Claire, non stavolta almeno. Al vomito, una volta raggiunto il Villaggio Olimpico, si è aggiunta una forte diarrea. La voce ha iniziato a circolare e siccome Claire aveva nuotato dentro la Senna, la voce ha preso le sembianze di un’ipotesi. E formulare un’ipotesi nello scenario dei Giochi di Parigi, dove c’è di mezzo la Senna, è un po’ come accedere una sigaretta mentre si fa il pieno al distributore. Qualche ora dopo l’ipotesi era una notizia: Claire Michel ha contratto l’escherichia coli, un batterio insidioso di cui la Senna sarebbe ricchissima. Questo dato, unito al fatto che la gara di triathlon era stata posticipata di un giorno proprio per verificare la qualità delle acque, si è trasformato nel detonatore di una polemica violentissima. In poche ore anche altri atleti, mai identificati avrebbe denunciato malesseri vari.

 

L’acqua della Senna è un po’ il tallone d’Achille di questa Olimpiade. Quando nel 2017 Parigi ottenne il l’organizzazione dei Giochi, la prima sfida lanciata fu proprio questa: ripulire il fiume della capitale perché i parigini possano tornare a nuotarci, come accadeva nella prima Olimpiade, quella del 1900. Peccato che Parigi – che manco aveva la metropolitana - sia un po’ cambiata, nel frattempo.

 

Ma l’orgoglio francese è duro come un marciapiede, tanto più che il primo immaginare la pulizia della Senna era stato Napoleone nel 1800. Anche Chirac quando era sindaco nel 1990, aveva promesso l’impossibile. “Tre anni e nuoteremo nella Senna”. Ne sono passati trenta e ancora il 70% dei parigini dice che non immergerebbe neppure un dito nel fiume.

 

 

Ma coi Giochi sono arrivati i soldi. Ne sono arrivati talmente tanti da permettersi prima di ripulire il fondale da carcasse di moto, televisori e quant’altro e poi di costruire ex novo un bacino da 45.000 metri cubi (circa 20 piscine olimpiche) piazzato sotto il ponte di Austerlitz che serve a filtrare l’acqua e tenerla depurata dal sistema fognario e dalle impurità trascinate dalle correnti quando c’è maltempo.

 

L’ingegnere che ha disegnato questa sorta di Mose fluviale si chiama Samuel Colin-Canivez e prova a rassicurarci: «Bisogna capire che sotto a Parigi esiste una rete fognaria vecchia di duecento anni ora affiancata a tubature azionate con software modernissimi. Non sempre tutto fila liscio. In più se piove entrano in gioco i roditori. Il bacino-filtro costruito ci consente però di monitorare con una certa precisione la qualità dell’acqua».

 

L’obiettivo post-Olimpiade è convincere i parigini a tornare a fare il bagno nella Senna. Nel 2025 verranno aperte 25 piscine pubbliche.

Insomma, la sindaca Hidalgo, che si è tuffata in acqua alla viglia dei Giochi per fare la réclame, immagina che anziché a Rimini – col riscaldamento climatico – magari la gente prenoti sulle spiagge di fronte al Louvre. Vuoi mettere?

 

Dunque rinviare di un giorno il triathlon fu solo “precauzione”. E allora come si spiega la cartella clinica di Claire Michel?

 

 

L’Olimpiade, tra le altre cose, rappresenta anche un immenso bersaglio che va colpito in ogni modo possibile. Da chi? Da chi detesta i francesi. Dagli oppositori di Macron. Da chi voleva i Giochi altrove. L’acqua sudicia della Senna è una preda troppo ghiotta per farsela scappare. Una volta scatenato il gossip è impossibile fare retromarcia.

 

La verità però è che Claire Michel non ha mai contratto l’escherichia coli. Non è neppure mai entrata in ospedale. È stata lei stessa a dichiararlo con un post su twitter, dicendo che aveva contratto un virus prima della gara. Niente a che vedere con la Senna. Poco importa se mezzo mondo sia convinto che il fiume sia una latrina e gli organizzatori dei banditi.

 

Un po’ come la storia del Villaggio dove l’assenza di aria condizionata avrebbe rovinato la preparazione di alcuni atleti italiani. Che non vi sarebbe stata l’aria condizionata si sa dal 2017, una scelta di “sostenibilità” dovuta però anche alle richieste di molti atleti che in passato si erano ammalati proprio a causa dell’aria fredda. Insomma, un’altra fake troppo prelibata per non essere risputata nel vortice del web per impalare i francesi.

 

Ora la Senna è di nuovo protagonista nella 10km di nuoto in acque libere. Molti atleti sanno perfettamente che la qualità dell’acqua non è migliore o peggiore rispetto a decine di gare passate disputate in acque aperte vicine a porti e foci di fiumi.

 

Gli organizzatori di Los Angeles 2028 sono a Parigi a studiare come si fa un’Olimpiade e sono molto affascinati dall’idea di ripulire anche il loro di fiume. Hanno solo qualche perplessità sul fatto che ogni tanto da quelle parti sul fondo ritrovano qualche cadavere. Più che fake news in quel caso si può scrivere il soggetto per una serie su Netflix.