Attualità
13 ottobre, 2025La Commissione parlamentare d’inchiesta sull’uccisione in Congo dell’ambasciatore italiano punta a superare depistaggi e processi inconcludenti
Dopo mesi di buio, una piccola luce riaccende la speranza sulla ricerca di verità per il delitto di Luca Attanasio. La tragica vicenda torna al centro dell’attenzione politica con la richiesta formale al Senato di istituire una Commissione di inchiesta parlamentare sull’agguato nella Repubblica democratica del Congo che, il 22 febbraio del 2021, costò la vita, oltre che al diplomatico italiano, a Vittorio Iacovacci, il carabiniere che gli faceva da scorta e all’autista del World food programme Mustapha Milambo.
La proposta avanzata dal senatore Marco Lombardo, voluta e sostenuta fortemente dalle famiglie delle vittime, rappresenta un momento di grande impegno istituzionale per provare a dipanare depistaggi e omissioni e arrivare ai mandanti e al movente dell’imboscata. La volontà di presentare una proposta di legge, istitutiva di una Commissione d’inchiesta, mira a superare iniziative che finora si sono limitate a dichiarazioni di intenti e a commemorazioni istituzionali. L’organo parlamentare avrà la possibilità di attivare procedure che possano ottenere risposte finora rimaste inevase, anche per un altro caso: la morte sospetta in Colombia del cooperante delle Nazioni Unite Mario Paciolla.
Intanto, anche il ministero degli Esteri italiano, si sta muovendo in questa direzione. Una svolta concreta a quasi cinque anni dall’agguato all’ambasciatore italiano nella RdC nel pieno svolgimento delle sue funzioni. Un triplice delitto avvolto nel mistero, pieno di fitte ombre e verità nascoste che L’Espresso ha documentato con la sua inchiesta sul terreno. Le testimonianze raccolte potrebbero presto essere recepite dalla Procura di Roma. Sono stati infatti presi contatti dall’Italia con una delle fonti de L’Espresso, che ha contribuito ad approfondire i retroscena dietro l’imboscata del 22 febbraio 2021.
Questa interlocuzione, accompagnata dalla volontà di offrire protezione alla fonte, rappresenta una prima, significativa tappa verso la ricostruzione di quanto realmente accaduto durante la missione del diplomatico nella regione del Kivu con il convoglio del World food programme. Parallelamente, il pubblico ministero, Sergio Colaiocco, sta valutando nuovi elementi avanzati dalle parti offese che potrebbero chiarire aspetti finora rimasti occultati.
Grazie alla Commissione parlamentare sarà possibile verificare e approfondire queste piste, affinché si possa arrivare all’identificazione dei soggetti che volevano l’ambasciatore morto, oltre agli esecutori materiali, che di certo non sono i cinque imputati condannati a Kinshasa, in un processo farsa, nel 2024. Le richieste delle famiglie di Luca Attanasio e Vittorio Iacovacci sono chiare e ferme: «Ad oltre quattro anni dall’omicidio, nessuna verità è stata ancora accertata sui mandanti e sul movente di questa carneficina. La giustizia congolese ha mostrato limiti evidenti nel processo dell’aprile 2023, lasciando aperte molte questioni irrisolte», sostengono il padre del diplomatico, Salvatore Attanasio e il fratello del carabiniere, Dario Iacovacci.
Sul percorso verso la giustizia, pesa la sentenza di non luogo a procedere del Giudice dell’udienza preliminare del tribunale di Roma, Marisa Mosetti, che ha riconosciuto l’immunità agli unici imputati del procedimento italiano, i funzionari del Wfp, Rocco Leone e Mansour Rwagaza (per il quale era stato già chiesto lo stralcio “per irreperibilità”).
Una decisione avallata dalla Farnesina, con un parere favorevole sulla richiesta dei difensori di Leone e Rwagaza, che ha di fatto impedito la celebrazione di un processo credibile. Il silenzio sulle gravi omissioni nella procedura di sicurezza e le reticenze da parte del governo, a cominciare dalla mancata costituzione come “parte civile”, ha favorito l’impunità per le persone accusate di “omesse cautele e omicidio colposo” e ritenute responsabili della morte di Attanasio e delle altre persone che hanno affrontato la missione senza le necessarie misure di protezione.
Anche da Assisi, nell’ambito degli eventi della marcia per la pace PerugiAssisi, l’associazione Articolo 21 ha acceso i riflettori sulla vicenda durante l’assemblea che l’ha preceduta nella sede della Regione Umbria, per fare pressione sugli organi politici, ribadendo l’urgenza e l’importanza dell’approvazione celere ed unanime della Commissione.
«L’omicidio di un ambasciatore e della sua scorta non può essere trattato come un fatto di cronaca nera, ma rappresenta un attacco al nostro Stato e alla sua dignità» ribadisce Salvatore Attanasio che invita a «rompere gli indugi e attivare un mezzo efficace per accertare la verità, verificare i numerosi atti d’indagine, ascoltare testimoni e protagonisti, contribuendo così a fare giustizia».
Un passo necessario, fondamentale per onorare la memoria dei caduti e ridare credibilità all’immagine delle istituzioni italiane. Sebbene i nodi siano ancora molti e le risposte manchevoli, c’è ancora una speranza concreta che non finisca tutto nell’oblio. L’istituzione dell’organo parlamentare di inchiesta è l’ultima occasione per la politica di dare un segnale chiaro e forte della volontà di svelare le verità nascoste del delitto Attanasio: l’uccisione dell’ambasciatore, del carabiniere Iacovacci e dell’autista Milambo non può e non deve restare impunita.
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