Attualità
7 novembre, 2025“Verrebbe naturale pensare di continuare a pretendere giustizia, di cercare ulteriori riconoscimenti della crudeltà o dello stalking. Ma continuare a combattere quando la guerra è finita è, in fondo, un atto sterile"
Con la rinuncia della procura generale di Verona all’appello contro la condanna all’ergastolo di Filippo Turetta, si chiude la vicenda processuale sul femminicidio di Giulia Cecchettin. Niente udienza di secondo grado, quindi, che si sarebbe dovuta tenere il prossimo 14 novembre per vedere riconosciute le aggravanti della crudeltà e dello stalking.
Un capitolo che si chiude anche per il padre di Giulia, Gino Cecchettin: “Non esiste una giustizia capace di restituire ciò che è stato tolto, ma esiste la consapevolezza che la verità è stata riconosciuta e che le responsabilità sono state pienamente accertate. Come padre — dice — ho scelto da tempo di guardare avanti, perché l'unico modo per onorare Giulia è costruire, ogni giorno, qualcosa di buono in suo nome”.
Il 18 novembre del 2024, a un anno preciso dal ritrovamento del corpo di Giulia Cecchettin, il padre Gino ha dato vita a una fondazione in suo nome per combattere la violenza di genere. “Verrebbe naturale pensare di continuare a pretendere giustizia, di cercare ulteriori riconoscimenti della crudeltà o dello stalking — prosegue —. Ma continuare a combattere quando la guerra è finita è, in fondo, un atto sterile. La consapevolezza che è il momento di fermarsi, invece, è un segno di pace interiore e di maturità, un passo che andrebbe compiuto più spesso".
"La giustizia ha il compito di accertare i fatti, non di placare il dolore. Quel compito spetta a noi: a chi resta, a chi decide di trasformare la sofferenza in consapevolezza e la memoria in responsabilità". Per Gino Cecchetin, "Giulia merita di essere ricordata non solo per la tragedia che l'ha colpita, ma per ciò che ha rappresentato: la sua dolcezza, la sua intelligenza, la sua voglia di vivere e di amare in libertà. Il dolore non si cancella, ma può diventare seme".
"Mi auguro — conclude — che tutti impariamo a riconoscere e a respingere ogni forma di violenza, e che la cultura del rispetto diventi un impegno condiviso, nella quotidianità e nelle istituzioni. Solo così il sacrificio di Giulia potrà generare un cambiamento reale, profondo, duraturo. Ringrazio di cuore tutti coloro che, in questo cammino difficile, mi sono stati accanto con rispetto, discrezione e affetto. L'amore per Giulia continuerà ad accompagnarmi, come una guida silenziosa, ogni giorno della mia vita".
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