Attualità
21 ottobre, 2025Per ora il fascicolo è contro ignoti. Il team legale: "Un primo traguardo per accertare le responsabilità degli attacchi e degli abusi da parte di Israele contro la missione umanitaria e pacifica della Gsf"
Dopo gli esposti e le denunce che si sono susseguite negli scorsi giorni, la procura di Roma ha ora aperto un’indagine “sugli attacchi dei droni, gli arresti illegittimi, i maltrattamenti e gli abusi subiti dagli attivisti della Global Sumud Flotilla”, come rendono noto i legali dei membri della missione umanitaria. Le indagini, per ora contro ignoti, sono seguite dai pm Lucia Lotti e Stefano Opilio.
I reati configurati, continua il team legale, vanno "dal tentato omicidio, al naufragio, agli atti di pirateria e contro la sicurezza marittima, al sequestro di persona, fino ai maltrattamenti e alla tortura". L'apertura del fascicolo segna "un primo traguardo per accertare le responsabilità degli attacchi e degli abusi da parte di Israele contro la missione umanitaria e pacifica della Gsf, il cui scopo è stato quello di rompere il blocco illegittimo imposto da Israele a Gaza e volto ad affamare la popolazione civile”. Non è escluso che nei prossimi giorni i membri della Flotilla possano venire convocati dalla procura guidata da Francesco Lo Voi per testimoniare e raccontare quanto accaduto, in mare e nelle carceri israeliane.
L’ultima denuncia depositata è stata quella di Antonio La Piccirella, che ha accusato le autorità israeliane di una “completa violazione dei diritti umani”. Al porto di Ashdod, dove sono stati portati i membri della Gsf nelle ore successive all’abbordaggio in acque internazionali, i “militari, armati, hanno identificato gli attivisti, poi li hanno privati di tutti gli effetti personali, dopodiché li hanno perquisiti imprimendo gratuita violenza fisica”. E poi, come si legge nelle 17 pagine della denuncia, “hanno ammanettato gli attivisti dietro la schiena con delle fascette di plastica molto strette e li hanno obbligato gli stessi a stare piegati, faccia a terra”.
Le indagini dei pm romani — partite sulla scia di esposti degli attivisti ma anche dei parlamentari a bordo — sono solo il primo step della strada giudiziaria appena imboccata. Perché, ai sensi dell’articolo otto del codice penale, per i delitti politici compiuti all’estero, sarà poi necessaria una richiesta al ministero della Giustizia.
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