Attualità
22 ottobre, 2025La sorella e senatrice di Avs, Ilaria Cucchi: "Da quando è morto, le nostre carceri sono peggiorate, nel disinteresse quasi totale della società e nel disinteresse totale del governo"
Per la senatrice di Avs Ilaria Cucchi, oggi ”è una giornata molto significativa": il 22 ottobre di 16 anni fa moriva suo fratello, Stefano Cucchi, picchiato a morte da due carabinieri. Una vicenda lunga e complessa, iniziata nel 2009, che soltanto nel 2019 ha portato alla condanna a 12 anni per “omicidio preterintenzionale” di Alessio Di Bernardo e Raffaele D’Alessandro. Nel mezzo, una lunga serie di depistaggi.
"Sedici anni fa moriva mio fratello Stefano. Moriva come ultimo tra gli ultimi, moriva di carcere. Ed è proprio per questo che da quel momento ho sentito il dovere di dare voce a coloro che troppo spesso non ne hanno una", ha dichiarato Ilaria Cucchi, intervenendo su Rainews24. Che continua, dagli scranni dell'Aula, a impegnarsi per ottenere un sistema penitenziario più giusto: "Da quando è morto, le nostre carceri sono peggiorate, nel disinteresse quasi totale della società e nel disinteresse totale del governo. Perché i problemi degli ultimi per la destra non contano nulla. Questi giorni per me sono particolarmente difficili, rivivo quel dolore che è lo stesso dolore che colpisce i familiari delle vittime del carcere, della giustizia, dell'indifferenza e che ha finito per far ammalare anche i miei genitori. Entrambi sono morti, e anche loro nel mese di ottobre".
Cucchi ha insistito con l'attacco al governo, e in particolare nei confronti del Guardasigilli. "Mi chiedo: dov'è il ministro Carlo Nordio, che in campagna elettorale prometteva di mettere mano al problema delle carceri?". Il ministro e il centrodestra, ha continuato, "hanno solo introdotto solo nuovi reati, riempiendo ancora di più gli istituti penitenziari. Carceri che vuole ampliare, come se questo fosse la soluzione al sovraffollamento, alla sofferenza. Nelle carceri io ci vado spesso, sono luoghi invivibili, terribili e disumani. Ma la sofferenza non riguarda solo i detenuti, tocca anche gli agenti di polizia penitenziaria. Spesso si trovano a gestire situazioni per cui non sono preparati, non è il loro mestiere, e finiscono per soffrire a loro volta".
Poi, un'ulteriore accusa: nonostante l'attenzione che lei o associazioni come Antigone rivolgono quotidianamente allo stato di salute dei penitenziari, la situazione carceraria italiana non fa che peggiorare. "Guardando al percorso che abbiamo fatto in questi 16 anni, io e la mia famiglia e tutti coloro, a partire dall'avvocato Fabio Anselmo, che mi hanno accompagnato, pensavo di essere riuscita a fare dei passi avanti, invece mi sembra tutto tempo sprecato, perché il problema, non solo non è stato risolto, si è aggravato. È tempo di ascoltare quelle voci che non hanno più la forza di farsi sentire".
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