Attualità
9 ottobre, 2025Il pontificato "sottovoce" di Prevost si ammanta del suo primo, sostanzioso documento ("Dilexi Te", “Ti ho amato”), di minor peso rispetto a una Enciclica ma che permette di valutare meglio le linee su cui si muoverà: un testo che mette i poveri al centro
“Oggi c’è la dittatura di un’economia che uccide”. “La società ha una malattia che la rende fragile e indegna”. “Aumenta la ricchezza ma senza equità”. “I diritti umani di fatto non sono uguali per tutti”. “Mentre cresce la povertà crescono anche le élite dei ricchi, che sembra vivano in un mondo a parte”. E ancora: “Lotta alle schiavitù e al lavoro forzato”, “difesa delle donne che soffrono esclusione e violenza”, “diritto all’istruzione”, “accompagnamento ai migranti”.
Parole nette. E il pontificato ‘sottovoce’ di Leone XIV si ammanta del suo primo, sostanzioso documento. È la Dilexi Te (“Ti ho amato”), un’Esortazione apostolica, documento di minor peso rispetto a una Enciclica ma che permette di valutare meglio le linee su cui si muoverà Prevost. Un testo che mette i poveri al centro, e richiama i cristiani, spesso distratti, a fare l’opzione preferenziale per i poveri, espressione un tempo contestata alla Teologia della Liberazione, ora sdoganata dai vertici ecclesiali.
Papa Leone giudica “insufficiente” l’impegno per rimuovere le cause strutturali della povertà in società segnate “da numerose disuguaglianze”, dall’emergere di nuove povertà “più sottili e pericolose”, da regole economiche che hanno fatto aumentare la ricchezza “ma senza equità”. Ed è proprio la mancanza di equità “la radice dei mali sociali”.
La Dilexi te in realtà è un testo a quattro mani. Deve moltissimo a Papa Francesco, che, come rivela Papa Leone sin dall’inizio, ci aveva lavorato personalmente negli ultimi mesi prima di morire e che aveva persino deciso il titolo. E se si chiede al Cardinale Michael Czerny quanto si deve a ciascuno dei due pontefici, il Prefetto del Dicastero vaticano per il servizio dello sviluppo umano integrale, che di questo testo è indiretto destinatario e di certo ha lavorato molto nella sua elaborazione risponde con decisione: “Questo documento è al 100 per cento di Papa Leone e al 100 per cento di Papa Francesco. È la dottrina della chiesa, esposta con le parole di oggi. E indica senza esitazione dove adesso Papa Prevost vuole condurre la chiesa e i cristiani”.
E in effetti grande rilievo l’Esortazione, che si compone di ben 121 paragrafi, pone a come i cristiani debbano approcciare il problema della povertà. Quasi il testo - che in realtà verrà esaminato con attenzione anche nelle cancellerie diplomatiche - fosse un documento interno che serve a richiamare in primo luogo quanti fanno parte dell’ovile cattolico, qualunque sia la propria coscienza di appartenenza. Ai credenti il Papa chiede di far sentire “una voce che denunci", perché “le strutture d’ingiustizia vanno distrutte con la forza del bene”. E fa un forte richiamo: l’attenzione ai poveri non nasce da benevolenza. “Non siamo nell’orizzonte della beneficenza” scrive Leone “ma della Rivelazione: il contatto con chi non ha potere e grandezza è un modo fondamentale di incontro con il Signore della storia”. “Per noi cristiani, la questione dei poveri riconduce all’essenziale della nostra fede”. E anche l’elemosina “non è un gesto di paternalismo, ma giustizia ristabilita”. Perché “mente chi dice di amare Dio e non ha compassione per i poveri”.
La Dilexi te è un testo incentrato su un unico tema, l’amore verso i poveri, e non essendo una Enciclica non tocca alcuni dei temi fondamentali dei nostri giorni, come guerre in corso nel pianeta o la questione ambientale. Ma di guerre in ogni caso parla. “Non ci sarà pace”, scrive il Papa, “se i poveri del pianeta continueranno ad essere messi da parte e aggrediti”.
E Prevost conclude indicando come desidera debba essere la Chiesa che i cardinali del mondo lo hanno chiamato a guidare. “Una Chiesa che non conosce nemici da combattere, ma solo uomini e donne da amare".
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