Attualità
9 ottobre, 2025La visione di Angelo Vassallo, il sindaco assassinato del Cilento, è oggi scienza. Con risultati tangibili e un metodo già esportato in Giappone e Stati Uniti
A quindici anni dal suo brutale assassinio, il seme piantato da Angelo Vassallo, continua a fiorire. Quello che, al momento della sua morte, era il sindaco di Pollica, aveva una visione audace: trasformare il piccolo comune nel cuore del Cilento, in provincia di Salerno, in un modello di sviluppo sostenibile. Un luogo dove la salute dell’uomo e quella del pianeta fossero due facce della stessa medaglia.
Oggi la sua eredità è più viva che mai. Pollica non è solo un borgo affascinante. Un luogo ormai riconosciuto a livello mondiale come qualcosa di unico: un modello di longevità dove gli abitanti vivono a lungo e in salute, spesso superando i cento anni. Portando oggi Pollica ad essere il comune che vanta, nel mondo, il più alto numero di centenari. Qui, insomma, si vive bene e per molto tempo. Un modello che oggi viene analizzato e studiato da scienziati, ricercatori e visionari.
Tra questi, Sara Roversi, fondatrice del Future food institute, che a Pollica ha messo in piedi il Paideia campus, laboratorio di biodiversità nel mondo reale dove si sviluppano programmi di apprendimento interdisciplinare, si supportano imprenditori nel settore agroalimentare e si lavora per la rigenerazione ecologica e culturale del territorio.
Il modello Pollica è recentemente volato a New York in occasione della Climate week. In quel contesto di esperti e addetti ai lavori top al Future food institute è stato assegnato il “Global trust builder award” nell’ambito dei Beam awards 2025, per la categoria “Global impact”. Il Paideia campus di Sara Roversi è stato premiato per l’impegno internazionale nel «coltivare fiducia attraverso la valorizzazione dei patrimoni viventi, la cultura, la decrescita e il coinvolgimento della comunità e del territorio». Pollica, dunque, si apre oggi al mondo con un messaggio semplice: si può vivere meglio, invecchiare in salute e ridurre i costi sociali e sanitari per l’intera comunità. Non si tratta di una formula magica, ma di un approccio scientifico e olistico che affonda le sue radici nella tradizione millenaria della dieta mediterranea. Della quale l’immagine più comune e “nazionalpopolare” è quella di un piatto di pasta e verdure. Ma la dieta mediterranea a Pollica è molto di più: un vero e proprio sistema, organizzato e coordinato come una filiera perfetta, che coinvolge agricoltura, pesca, relazioni sociali e rispetto per l’ambiente. Un’eredità culturale riconosciuta anche dall’Unesco, dove la straordinaria longevità degli abitanti ultracentenari è soltanto la punta dell’iceberg. Un legame tra salute e biodiversità che deriva da pratiche ancestrali e sostenibili. Basti pensare all’agricoltura rigenerativa, che produce cibo ma migliora anche la salute del suolo e dell’ecosistema circostante, o alla pesca sostenibile con la tradizionale rete menaica, che rispetta i cicli naturali del mare e che, a Pollica, è stata conservata come un bene prezioso.
Roversi sottolinea un concetto cruciale: «L’applicazione quotidiana di questi principi dimostra che la salute del cittadino e quella del pianeta sono intrinsecamente connesse. Si vive meglio, ci si ammala meno e si riduce l’onere per il sistema sanitario e la società». Questo è il cuore del metodo Pollica. Un laboratorio a cielo aperto di sviluppo ecologico integrale, che non si limita a un’unica disciplina, ma le unisce tutte in un approccio sinergico, oltretutto in piena sintonia con i principi dell’Enciclica Laudato si’ di Papa Francesco. Qui a Pollica tutto sembra andare controcorrente rispetto al resto del mondo. Da una parte sempre più urbanizzazione e grandi centri che attraggono la maggior parte delle risorse e dell’attenzione. Dall’altra il metodo Pollica, che va in controtendenza indicando come chiave di tutto la centralità delle aree marginali.
Il Future food institute promuove l’idea di trasformare questi territori, spesso considerati svantaggiati, in vere e proprie terre del futuro, dove si creano nuove opportunità economiche e sociali. Tutto questo con l’obiettivo di valorizzare i luoghi non solo per il loro passato ma per la loro capacità di offrire una qualità della vita superiore, dove si mangia in modo più sano, l’aria è più pulita, le relazioni umane sono più forti e il numero degli ultracentenari è da record.
Gli studiosi stanno ora lavorando per capire se il modello è replicabile. «Stiamo già lavorando a livello internazionale, in particolare in Giappone, per applicare i principi del metodo Pollica in altri contesti – assicura Roversi –. Non si tratta di replicare in modo sterile l’esperienza del Cilento, ma di estrarne i principi chiave e adattarli alle specificità locali. La visione del metodo Pollica non è quella di contrapporre le aree rurali alle grandi città. Anzi, il successo dipende dalla collaborazione tra questi due mondi. Il grande centro non sopravviverà senza chi si prende cura delle aree marginali. Le città dipendono dai territori rurali per risorse vitali come acqua, aria e cibo. Non possiamo pensare a Roma senza la sua campagna circostante o a New York senza il suo entroterra agricolo».
Oggi il metodo Pollica, ieri la visione di Angelo Vassallo. Tutto si basa sul lavoro comune tra pubblico e privato. La squadra unita – agricoltori, pescatori, istituzioni, cittadini, scienziati e imprese – potrebbe essere realmente la base dell’elisir di lunga vita, regalando al mondo il metodo per diventare tutti ultracentenari. E il bello è che non si tratta di teorie astratte, ma di scienza ormai dimostrata.
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