Attualità
3 novembre, 2025Intanto, sono sempre di più i tribunali che sconfessano il decreto Piantedosi. A ottobre annullato il sequestro di un'imbarcazione umanitaria di Mediterranea Saving Humans
La ong SOS Humanity ha vinto la sua prima causa contro il governo italiano, che aveva feramto illegalmente la nave Humanity 1, e ora punta a ottenere un risarcimento per i danni finanziari causati.
L’ong procederà forte della decisione della corte d’Appello di Catanzaro di giugno 2025, la quale ha riconfermato quanto stabilito un anno prima dal tribunale civile di Crotone: il fermo della Humanity 1 era illegittimo; l’organizzazione aveva svolto le operazioni di ricerca e soccorso (SAR) rispettando il diritto internazionale; il Centro di coordinamento dei soccorsi libico e la cosiddetta “guardia costiera libica” non possono essere considerati attori legittimi nelle operazioni SAR. I ministeri dell’Interno, dei Trasporti e dell'Economia ricorrenti in appello non impugneranno la sentenza dei giudici di Catanzaro, che diventa quindi definitiva.
 
“Il successo della nostra azione legale contro l’illegittima detenzione della nostra nave di salvataggio ha il valore una pietra miliare”, ha dichiarato Janna Sauerteig, esperta politica di SOS Humanity, nel comunicato diramato dall’associazione tedesca. “Due diverse corti italiane – prosegue Sauerteig – hanno validato il fatto che stiamo agendo in totale accordo con il nostro obbligo di assistere le persone in difficoltà in mare, come prescritto dalle convenzioni del diritto internazionale di cui l’Italia fa parte”. E conclude: “Il verdetto ha sancito inoltre che la pratica italiana di sequestrare imbarcazioni per il soccorso muovendo accuse false e basate sul decreto Piantedosi è del tutto illegale”.
Il fermo della Humanity 1 risale al 4 marzo 2024 ed è durato 20 giorni. La nave aveva appena portato in salvo a Crotone 77 sopravvissuti, ignorando – secondo l’accusa – le istruzioni delle autorità libiche e mettendo in pericolo vite umane. In un procedimento accelerato, il giudice del tribunale civile di Crotone si è pronunciato, a giugno 2024, in favore dell’organizzazione civile di ricerca e soccorso con base a Berlino e ha tracciato un primo, importante solco proseguito un anno dopo dal giudizio della corte d’Appello di Catanzaro.
 
UNA PRASSI ITALIANA
Ma quella di bloccare le navi di ong attive nel soccorso dei migranti in mare è, come spiegava Sauerteig, una prassi e non un comportamento episodico delle autorità italiane. Ed è ora enfatizzata dalle disposizioni del decreto Piantedosi (n.1/2023), che finisce per criminalizzare le associazioni che svolgono operazioni SAR.
Ne sa qualcosa, infatti, anche Mediterranea Saving Humans, altra ong verso cui il Viminale ha disposto un fermo amministrativo di due mesi di una nave per il soccorso e il pagamento di una multa di 10 mila euro, dopo aver tratto in salvo – il 23 agosto scorso – dieci naufraghi soccorsi al largo della Libia. Il motivo? Aver attraccato nel vicino porto di Trapani anziché arrivare in quello assegnato a Genova – distante oltre 600 miglia, cioè tre giorni di viaggio –, come indicato dal ministero dell’Interno. Nonostante le insistenze dell’equipaggio, che segnalava la necessità di urgenti cure mediche e psicologiche, il porto assegnato non è cambiato, e la nave ha scelto di approdare a Trapani.
“Disobbedire a un ordine illegittimo ed illegale è questione di dignità”, ha dichiarato l’organizzazione in un comunicato. Gli ha dato ragione a ottobre il tribunale di Trapani, i cui giudici hanno decretato che “la trasgressione delle indicazioni delle autorità” proveniva “da un esclusivo spirito solidaristico, a tutela dei soggetti fragili che si trovavano a bordo”. La pronuncia segue la sentenza n.101/2025 della Corte Costituzionale, che a luglio è intervenuta per fare chiarezza sulla disciplina contro le ong disposta dal Decreto, ribadendo il primato del soccorso in mare per garantire un “porto sicuro” e il rispetto dei “diritti fondamentali delle persone nel più breve tempo possibile”.
DI NUOVO IN AZIONE
E mentre Mediterranea si trova a processo per difendersi dalle accuse di “favoreggiamento aggravato dell’immigrazione clandestina”, che le sono state rivolte a seguito di una donazione ricevuta dalla compagnia armatoriale danese Maersk Tankers, le sue navi hanno già ripreso a salvare vite in mare. Il 2 novembre, proprio la nave liberata, Mediterranea, ha soccorso 65 persone: 37 in mattinata, stipate su un’affollata imbarcazione in vetroresina a rischio naufragio, a 40 miglia al largo delle coste libiche; 28 nel pomeriggio su un gommone che stava affondando, bloccato in mare da tre giorni senza più acqua né cibo. Altre 27 sono state soccorse oggi a sud-est di Lampedusa. Tutte e 92 fuggivano dagli orrori dei centri di detenzione libici, parte di un sistema criminale finanziato da Bruxelles e da Roma.
Proprio il 2 novembre, l’Italia rinnovava il proprio Memorandum di collaborazione con la cosiddetta guardia costiera libica, noto come Memorandum Italia-Libia. Un accordo che ha consentito di istituire, addestrare e armare – anche dotandola di motovedette – la cosiddetta “guardia costiera libica”, incaricata di interrompere, usando la forza, il viaggio in mare dei migranti. Anche sparando contro le navi delle ong, come accaduto a settembre sia ai danni della Ocean Viking di Sos Mediterranée che della Sea-Watch 5 di Sea Watch.
“Il Memorandum ha consentito detenzioni arbitrarie, torture, violenze sessuali, lavoro forzato e altre violazioni gravi dei diritti umani”, spiegano in una nota congiunta gli eurodeputati Ilaria Salis, Cristina Guarda, Domenico Lucano, Ignazio Marino, Leoluca Orlando e Benedetta Scuderi. Con tale nota, si annunciava la presentazione alla Commissione europea di un’interrogazione sul Memorandum, su iniziativa di Avs, Pd, M5S e altre forze progressiste europee.
 
LEGGI ANCHE
L'E COMMUNITY
Entra nella nostra community Whatsapp
L'edicola
Schiava virtuale - Cosa c'è nel nuovo numero de L'Espresso
Il settimanale, da venerdì 31 ottobre, è disponibile in edicola e in app



