Attualità
13 novembre, 2025I numeri del Rapporto sul Benessere equo e sostenibile. Nel 2024 il rischio di povertà è al 18,9%, superiore del 2,7% rispetto al 16,2% dell’Ue
In Italia le condizioni di benessere economico restano inferiori alla media europea. Secondo il Rapporto sul Benessere equo e sostenibile diffuso dall’Istat, il rischio di povertà nel nostro Paese si attesta al 18,9%, contro una media europea del 16,2%, mentre la disuguaglianza del reddito netto risulta più elevata (indice di 5,5 in Italia rispetto a 4,7 nella media europea).
Ma il documento evidenzia anche alcuni elementi positivi: il sovraccarico del costo dell’abitazione risulta inferiore di 3,1 punti percentuali rispetto all’Europa (5,1% contro 8,2%), e anche gli indicatori relativi alla deprivazione materiale e sociale e alle difficoltà economiche delle famiglie mostrano risultati leggermente migliori.
Nel 2024 il reddito disponibile lordo pro capite è aumentato del 2,7% in termini nominali rispetto all’anno precedente, mentre l’inflazione è rallentata, fermandosi all’1%. Nel lungo periodo, l’indice di disuguaglianza mostra un lieve miglioramento: il rapporto tra il reddito del 20% più ricco e quello del 20% più povero è sceso da 5,8 nel 2014 a 5,5 nel 2023.
Anche il peso dei costi abitativi si è ridotto nel tempo: nel 2024 risulta insostenibile per il 5,1% della popolazione, contro l’8,5% del 2014, con un miglioramento di 0,8 punti percentuali rispetto al 2023. Restano invece sostanzialmente stabili, sia rispetto all’anno precedente sia nel confronto decennale, gli indicatori di rischio di povertà (18,9%), grave deprivazione materiale e sociale (4,6%), deprivazione abitativa (5,6%) e bassa intensità lavorativa familiare (9,2%).
Sul fronte della povertà assoluta, il quadro resta critico. Dopo essere stata pari al 6,9% nel 2014, l’incidenza è cresciuta in modo quasi continuo, ad eccezione del 2019 (7,5%), quando il Reddito di cittadinanza e il miglioramento dei consumi delle famiglie meno abbienti avevano temporaneamente invertito la tendenza. Dal 2022, con la spinta inflazionistica, il fenomeno è tornato a crescere, raggiungendo il 9,7%, livello rimasto pressoché invariato nel 2023 (9,7%) e nel 2024 (9,8%).
La percezione soggettiva della situazione economica mostra andamenti altalenanti. La quota di famiglie che dichiarano un peggioramento della propria condizione è scesa dal 34,8% del 2016 al 25,8% del 2019, per poi risalire durante la pandemia fino al 35,1% nel 2022. Negli ultimi due anni la tendenza si è invertita: la quota è scesa al 33,9% nel 2023 e al 29,5% nel 2024, pur restando superiore ai livelli pre-Covid.
Infine, diminuisce in modo costante la percentuale di persone che affermano di arrivare a fine mese con grande difficoltà, passata dal 17,9% del 2014 al 5,8% del 2024. È tuttavia l’unico indicatore che registra un lieve peggioramento rispetto al 2023, con un aumento di 0,3 punti percentuali
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