Attualità
21 novembre, 2025Dopo le inchieste di Report continua la bufera sull'autorità: i lavoratori chiedono l'azzeramento dell'intero collegio, ma per ora i quattro membri non fanno un passo indietro
Il Garante della privacy che vìola la privacy. A fare un passo indietro non è il collegio dell’Authority, finito al centro delle polemiche dopo le inchieste di Report, ma il segretario generale Angelo Fanizza, scelto poco più di un mese fa dal presidente Pasquale Stanzione. Il motivo delle dimissioni: una richiesta, indirizzata a un dirigente, di acquisizione di dati delle mail dei dipendenti, nel pieno della caccia alla fonte che aveva inoltrato alla trasmissione condotta da Sigfrido Ranucci le chat di Agostino Ghiglia, membro del collegio eletto dal Parlamento con i voti di Fratelli d’Italia.
Nella lettera si chiede di “mettere su uno o più dvd (…) posta elettronica, accessi Vpn, accessi cartelle condivise, spazi di rete condivise, sistemi documentali, sistemi di sicurezza”, aggiungendo l’indicazione di “evitare che si verifichi la sovrascrittura log su tutti i sistemi”.
Dopo le dimissioni del segretario generale è arrivata una nota: “In relazione alle notizie di stampa riportate oggi, il collegio del Garante per la protezione dei dati personali afferma la propria totale estraneità rispetto alla comunicazione a firma dell'ex segretario generale - alla quale, peraltro, non è mai stato dato seguito - riguardante una richiesta di dati dei dipendenti relativi all'uso dei sistemi informatici — si legge —. Il Garante ricorda che, come da suo costante orientamento giurisprudenziale, l'accesso da parte del datore di lavoro a taluni dati personali dei dipendenti relativi all'utilizzo dei sistemi informatici può costituire violazione della privacy”.
Poco prima, era stata Report ad annunciare il passo indietro di Fanizza: ”Poche ore fa è stato reso noto all'interno dell'Autorità un documento riservato in cui il segretario generale Angelo Fanizza chiedeva al dirigente del dipartimento informatico di provvedere urgentemente all'estrazione della posta elettronica, degli accessi vpn, degli accessi alle cartelle condivise, degli spazi di rete condivisi, dei sistemi documentali, dei sistemi di sicurezza. La richiesta di Fanizza di spiare i lavoratori dell'Autorità risale al 4 novembre, due giorni dopo la prima puntata dell'inchiesta di Report”.
Secondo quanto emerge, il collegio sarebbe stato subito informato della lettera inviata da Faniza soltanto il 13 novembre, più di una settimana dopo. Ma i dipendenti chiedono comunque il passo indietro dei quattro membri e, per questo, negli scorsi giorni hanno convocato un’assemblea interna. Per ora il passo indietro del collegio non c’è stato, ma i lavoratori continuano a chiederne l’azzeramento.
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