Fiammetta Borsellino: "Non ci sono morti di serie A e di serie B. Sulle stragi tanti buchi neri, ma mai perdere la fiducia nello Stato"

La figlia del giudice ucciso da Cosa nostra nel giorno in ricordo delle vittime di mafia: "Il diritto alla verità appartiene a tutti. Su mio padre hanno indagato procure inadeguate"

La giornata in ricordo delle vittime innocenti delle mafie è anche un’occasione per cercare risposta alle domande ancora inevase sulle storie delle tante persone - servitori dello Stato ma anche semplici cittadini - morte per mano della criminalità organizzata. “Buchi neri”, come li ha definiti Fiammetta Borsellino parlando all’ex cinema Edison di Palermo, nel corso dell’iniziativa “Le Università contro le stragi del 1992/1993 per costruire il futuro”, che coinvolge gli atenei di Palermo, Roma, Milano e Firenze. “Il diritto alla verità appartiene a tutti. Questo Paese è caratterizzato da tantissimi buchi neri che, ancora, non riescono ad avere una soluzione. Quando non si riesce a fare luce su questi buchi neri, ad essere compromesso è il vostro stesso futuro - ha detto agli studenti la figlia del giudice ucciso da Cosa Nostra il 19 luglio del 1992 -. Non si può vivere nella menzogna su fatti così gravi. Perciò si parla di ferite che ancora sanguinano”. Per i giudici di Caltanissetta, quello sulla strage di via D’Amelio - in cui ha perso la vita Borsellino e gli uomini della scorta - è stato “il più grave depistaggio della storia repubblicana” (quattro processi, falsi pentiti, indagini inquinate). A proposito: lo scorso dicembre quattro agenti di polizia, che lavoravano nel pool di Falcone e Borsellino, sono stati rinviati a giudizio.

"Non ci sono morti di serie A e di serie B"

“A indagare su via D’Amelio sono state messo in campo delle procure inadeguate - ha proseguito Fiammetta Borsellino -. Dopo la morte di Falcone mio padre non è stato ascoltato, è stato lasciato solo. Oggi posso dire che la partita verso la verità è stata giocata male da chi questa verità doveva cercarla. Ci sono stati una vasta gamma di inquinamenti, che hanno caratterizzato non soltanto la fase investigativa ma anche quella processuale”. Una vicenda, quella processuale intorno alla morte di Borsellino e intorno ai depistaggi, che sembra un labirinto senza uscita. Alcuni nomi sono noti (come quello degli ex procuratori Pietro Giammanco e Arnaldo La Barbera, o quello del falso pentito Vincenzo Scarantino), altri lo sono meno. “Non ci sono morti di serie A e di serie B - ha continuato la figlia del giudice - ma tutti coloro che hanno sacrificato la loro vita nella lotta alla mafia, sono stati tutti costruttori di quella che io chiamo ‘la torre della civiltà’. La memoria è fondamentale perché si fa attraverso la conoscenza e la competenza, non è fatta di proclami ma di azioni concrete”.

"No alla sfiducia nello Stato"

Nelle parole di Fiammetta Borsellino non c’è solo disincanto: “Le mancate verità sulla strage di via D’Amelio - ha spiegato - non devono però alimentare la sfiducia delle persone nello Stato. Sarebbe l’errore più grave che si potrebbe fare, perché se oggi siamo qui a parlare di depistaggi, se siamo qui a parlare di errori giudiziari è perché ci sono state procure che fortunatamente, dopo anni, hanno cominciato un lavoro difficilissimo. Questo vuol dire che c’è uno Stato sano. Non avere fiducia nello Stato significa tradire la principale eredità morale che questi uomini ci hanno lasciato”. E poi una critica diretta all'allora procuratore capo di Caltanissetta, Giovanni Tinebra, che nell’ambito dell’inchiesta su via D’Amelio avrebbe ricevuto una lettera dal pm Ilda Boccasini che “aveva espresso dei dubbi sul collaboratore Vincenzo Scarantino”, ma “il magistrato - secondo Fiammetta Borsellino - prese la lettera e le mise nel cassetto, lasciandola lì”.

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