Il richiamo alla pace disarmata, ai ponti opposti ai muri. La spiegazione sulla scelta del suo nome sono già il programma. In netta antitesi a quello del presidente Usa. Dal Vaticano un baluardo contro nazionalismi e capitalismo tecnologico senza regole

Un Leone contro Trump: i nuovi unni alle porte del papa dei due mondi

Il primo Leone venne chiamato Magno. Una statura umana e spirituale imponente gli garantì, tra i posteri, l’onore di quell’aggettivo. Senza armi, senza eserciti, con la sola forza delle parole, nella primavera del 452 papa Leone I fermò Attila il Terribile, e dissuase gli Unni dall’assaltare l’Italia e la Sede della Chiesa. Condizioni politiche di certo favorirono quella stupefacente resa, ma come suggerisce la rappresentazione che Raffaello ha fatto dell’episodio quando lo ha affrescato nelle stanze vaticane, furono l’autorevolezza del Papa e la sua abilità diplomatica a ottenere il risultato, a influire così profondamente sulla Storia: quella con la S maiuscola, quella che avrebbe cambiato anche la nostra, di storia. Ma quali Unni dovrà combattere adesso il nuovo Leone, il 14esimo della serie? Quale Attila dovrà dissuadere dal continuare barbare conquiste, affermando con la forza le proprie volontà? Come influirà sull’attualità, inserendosi nei destini del mondo?

 

Il suo interesse geopolitico sarà necessariamente ampio, con lo sguardo e i viaggi percorrerà le varie nazioni, le tante e devastanti guerre in corso gli hanno già fatto pronunciare la frase che caratterizzerà il suo pontificato: «Occorre perseguire una pace disarmata e disarmante». Ma il primo confronto che il primo Papa nordamericano della storia dovrà necessariamente avere è con il governo della propria nazione, la più potente del Pianeta. Dovrà misurarsi con l’attuale capo degli Stati Uniti e con le idee che Donald Trump afferma con forza, e che hanno in pochissimi mesi scatenato la reazione, tra stupore e spavento, delle varie regioni del mondo. Azioni che hanno diviso i potenti: c’è chi lo contrasta, c’è chi lo teme e preferisce assecondarlo per subirne minor danni, e c’è chi (ristretta minoranza tra i potenti del Pianeta) condivide il suo operato. Tra il Leone di Roma e il leone di Washington, tra Prevost e Trump, tra il nuovo capo della Chiesa cattolica e il capo della potenza Usa, ci sarà scontro? Oppure si arriverà a una diplomatica convivenza? Ci saranno passi indietro, o a lato, di uno dei due? Chi convincerà chi, e quali temi saranno messi per primi sul tappeto, quali mosse i due faranno sullo scacchiere geopolitico? Anche papa Leone XIV, come Leone I, non ha armi né eserciti, ma la sua influenza sarà forte. La mitezza del suo aspetto, l’imbarazzo dei suoi gesti e del suo eloquio, che hanno così profondamente colpito la gente al suo primo apparire sulla loggia al centro della Basilica Vaticana, non devono essere scambiati per debolezze: al contrario, l’uomo è dotato di forza, determinazione e idee molto chiare, e ora che è diventato Papa le affermerà senza incertezze. Non solo in politica: soprattutto nella Chiesa. Il suo riprendere le vesti tradizionali di Papa quando si è mostrato al mondo, il suo rifiutarsi a un selfie chiesto da una giornalista nel suo primo incontro con i media, lo scegliere di tornare ad abitare nel Palazzo Pontificio non denotano una linea diversa da Francesco, bensì la sua scelta di non essere un clone di Bergoglio, l’affermare da subito una propria, netta e decisa, identità.

 

Il suo essere stato a capo di un Ordine diffuso in tutto il Pianeta, gli agostiniani, ne ha fatto un uomo di governo. L’essere stato per anni nella Curia Romana, e a capo di un Dicastero delicato come quello che sceglie i vescovi del mondo, ne ha fatto un uomo capace di gestione ecclesiale e di discernimento. Il suo essere stato missionario ne ha fatto un uomo di profonda pietà e conoscenza delle esigenze degli ultimi. L’essere discepolo di Sant’Agostino lo ha educato a una acuta conoscenza dottrinale e all’introspezione dell’animo umano. Un mix raro e davvero speciale, il suo, che ha convinto i cardinali di ben 71 nazioni – divisi tra loro per posizioni e sensibilità ecclesiastiche fortemente contrastanti – a eleggerlo in sole 24 ore nel ruolo più delicato e nevralgico della Chiesa cattolica. E adesso il mondo sta scoprendo, con curiosità e stupore, il carattere e la storia del Papa nuovo: il cardinale che andava a cavallo per il Perù per raggiungere luoghi impervi dove vivono cristiani, l’appassionato di baseball che gioca a tennis, lo statunitense con nonni neri e creoli e genitori di origine spagnola e francese, forse italiana (il fratello dice di ignorare quest’ultima origine), la mamma che cucinava bene e lasciava sempre un posto in più a tavola, lui che ha capacità di parlare molte lingue e ha studiato due discipline assai diverse tra loro, o in fondo molto simili, matematica e filosofia.

 

Anche il presidente Usa che ha vinto il voto dei cattolici, convincendoli che era meglio lui della candidata Kamala Harris, sta studiando l’uomo. Trump ha ottenuto, secondo l’analisi dei flussi elettorali, il 56 per cento dei voti cattolici, solo il 41 ha scelto la democratica Harris. Per questo non può rischiare di inimicarsi i cattolici Usa, ma il Papa è nordamericano e avrà influenza su di loro più di qualsiasi altro fosse stato eletto Pontefice: si scoprirà presto se il confronto del Presidente con il quattordicesimo Leone sarà al calor bianco, oppure sotterraneo e rispettoso, su temi sui quali c’è certamente disaccordo: l’emigrazione, la povertà, la gestione dell’ambiente, la solidarietà tra nazioni, l’aiuto ai Paesi poveri, la guerra. E Prevost ha indicato da subito una scottante priorità del suo Pontificato, argomento che lega strettamente l’industria Usa più moderna con il nome antico da lui preso. «Mi sono chiamato Leone – ha spiegato ai cardinali  – perché Leone XIII con la sua storica enciclica Rerum Novarum affrontò la questione sociale nel contesto della prima grande rivoluzione industriale, e oggi la Chiesa deve rispondere a un fattore che sfida la dignità sia umana che del lavoro: quella dell’Intelligenza Artificiale». Un Papa nuovo, dunque, che è sorprendente e per molti aspetti ancora imprevedibile. Per provare a capirlo meglio L’Espresso ha fatto un giro d’orizzonte fra tre continenti, da una parte all’altra dell’Oceano, registrando le prime reazioni dei media.

America del Nord, Usa 

Stefano Pitrelli, The Washington Post

In America c’è stato uno shock, uno shock enorme. Nessuno si aspettava un Papa nordamericano, è arrivato totalmente a sorpresa: nulla lo aveva fatto presagire dal di fuori, salvo rari raffinati osservatori. Ovviamente non ho modo di sapere da chi esattamente sia stato eletto, ma oltre a presupporre voti americani e latinoamericani, dove il futuro Papa ha vissuto una parte significativa della sua vita, una fonte affidabile mi suggerisce che i cardinali africani, invece di orientarsi come ci si aspettava verso un candidato conservatore, abbiano finito per appoggiare Prevost. Un Papa che si presenta in spagnolo, è stato fatto notare, è un Papa che abbraccia la propria identità missionaria – e magari la predilige? Come si rapporterà Papa Leone a Trump, è presto per dirlo. In modo contrastante? Oppure assumerà un atteggiamento più da mediatore? Lo scopriremo tra non molto, anche se i primi segnali dati all’interno di una Chiesa a sua volta divisa sembrerebbero lasciare intuire il volto di un Papa con una volontà pacificatrice.

Robert Moynihan, Inside the Vatican

La percezione negli Usa è che questo sarà un Papa storico. I rapporti con Trump? Il nostro Presidente è imprevedibile, oggi dice una cosa domani un’altra. Ha una moglie, Melania, che è cattolica, cattolico è il vicepresidente Vance. Incidono. E Trump ci tiene molto ad avere una autorevolezza morale, per questo tenterà di avere con il Papa un rapporto, una amicizia da ostentare. Ma le posizioni sono distanti. Non a caso Steve Bannon, il vecchio assistente di Trump, ha denunciato con forza che Prevost non privilegia l’America. Credo che per gli Stati Uniti questo sarà il tempo di una scoperta interiore, per vedere chi siamo e di che qualità sono la nostra fede e la nostra cultura.

America del Sud

Nestor Pongutà Puerto, Radio Tv Colombia

In America Latina Prevost è percepito come il secondo Papa latinoamericano, per i venti anni trascorsi nel nostro continente. Andando avanti avrà anche contestazioni, ma se un Papa non è contrastato vuol dire che non sta facendo niente. Al balcone di San Pietro aveva vesti pontificali e scarpe nere: non è come altri cardinali che hanno il mondo in testa, lui il mondo lo ha nelle scarpe, perché lo ha percorso. Bergoglio aveva elaborato una strategia geniale: ha mandato avanti Zuppi e Tagle, perché si parlasse di loro, ma aveva preparato Prevost, che conosceva sin da quando era in Argentina e che in soli due anni ha creato cardinale e portato a Roma, incontrandolo ogni sabato per il suo incarico di scegliere i vescovi. Con la sua elezione la strategia di Francesco ha trionfato, e ora Bergoglio può riposare in pace. Non a caso il principale compagno di San Francesco si chiamava Frate Leone.

Macarena Pizarro, Chilevision TV, Cile

In Cile l’elezione di Papa Leone è stata ricevuta molto bene. Dal vicino Perù sono arrivate notizie di una sua mancanza di vigilanza sugli abusi pedofili, ma sono state velocemente smentite con documentazione. Caratteristiche del papato saranno la lotta per la pace, per la gestione dell’Intelligenza Artificiale e la vicinanza alla gente. Penso che il rapporto con Trump e gli Stati Uniti rappresenti una sfida per Prevost: tutti gli occhi saranno su di lui, e una parte del mondo spera che funga da contrappeso all’esagerato agire di Trump.

Europa

Jean Marie Guenois, Le Figaro, Francia

In Francia c’è stata unanimità: gli ambienti di sinistra, quelli di centro e anche i tradizionalisti hanno accolto bene l’elezione di Papa Leone. Lui, e sembra incredibile, ha rassicurato e calmato tutto il mondo cattolico francese, che è fortemente diviso: alcuni erano entusiasti di Francesco, altri invece scioccati per le sue posizioni su immigrazione ecc. Sia la sinistra sia i tradizionalisti sono contenti di Leone, e questi ultimi non solo per il suo atteggiamento verso la liturgia in latino. Papa Leone avrà sicuramente contestazioni: si è identificato con il Concilio Vaticano II ma in realtà è una sintesi di tutti i Papi della modernità, quindi la sinistra lo contesterà perché non sufficientemente politicizzato, la destra perché troppo sbilanciato sul sociale.

Andrea Vreede - Nos TV, Olanda

Credo sia il Papa giusto, adatto a questo momento non solo della storia della Chiesa ma del mondo moderno. L’Olanda è un Paese fortemente secolarizzato, il cristianesimo non vi ha molto spazio. Leone parla come Francesco, quindi piace alla gente, ma molto meno ai nostri cardinali, che sono più sulla linea Ratzinger. Prevost seguirà una linea sinodale, missionaria, aperta, per evangelizzare ma non per fare proselitismo. Le riforme fatte da Francesco spesso sono state un po’ caotiche, lui darà loro ordine. C’è chi dice che sui temi Lgbtq+ sarà più duro di Francesco, ma in realtà nessuno sa niente perché raramente si è espresso al riguardo: ha parlato di più di lavoro, poveri, emarginati. Spero sarà un Papa inclusivo.

Alicia Romay - La Razon, Spagna

Da me sono tutti molto contenti, perché parla spagnolo, e lo ha utilizzato sin dal primo giorno. Ha vissuto in Perù, e la lingua crea legami potenti tra le nazioni. È un Papa percepito come vicino, semplice, umile. E gli agostiniani in Spagna sono un gruppo enorme, si occupano di educazione, gestiscono scuole, e sono molto conosciuti e apprezzati. In Spagna Prevost è venuto spesso, facile immaginare che da noi, la terra madre dell’America Latina, Papa Leone XIV compirà uno dei suoi primi viaggi.

Magdalena Wolinska-Riedi - Ewtn TV, Polonia

Nel mio Paese Papa Leone è stato percepito con tratti simili a quelli di Giovanni Paolo II, quando è apparso coraggioso e pieno di energie al balcone di San Pietro. La gente gli dà molta fiducia, e spera che con i suoi appelli possa contribuire alla pace nel mondo. Probabilmente sarà un Pontificato con problemi. Subirà contestazioni, hanno già iniziato a tirar fuori cose sul suo passato. E, nonostante le parole che il Presidente statunitense sta adoperando, non credo che tra lui e Trump ci sarà molta sintonia.

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