Trattenuti per giorni negli scali. Senza effetti personali e senza poter contattare un avvocato o fare una doccia

Per i migranti l’aeroporto è la nuova prigione. Ma per la prima volta un tribunale condanna lo Stato

Mathieu (il nome è di fantasia per tutelarne la condizione giuridica) è fuggito qualche anno fa dal suo Paese di origine, il Congo, piombato in una situazione di violenza e repressione generalizzata. Arrivato in Marocco, si è poi affidato a un intermediario che ne ha organizzato il viaggio verso l’Europa aggregandolo con altri due connazionali congolesi. Con un biglietto aereo di sola andata Casablanca - Roma, i tre uomini sono arrivati all’aeroporto di Fiumicino. Da qui è cominciata la loro odissea, per cui Mathieu è stato risarcito di recente dal tribunale di Roma, che ha stabilito per la prima volta in Italia «l’illegittimità del trattenimento degli stranieri nelle zone aeroportuali indipendentemente dall’illegittimità del provvedimento di respingimento», sottolinea un parere al riguardo dell’Associazione per gli Studi Giuridici dell’Immigrazione. Ma andiamo con ordine.

 

È il 28 novembre del 2020, Mathieu e gli altri due connazionali si dirigono nella zona di transito aeroportuale per il controllo dei documenti. All’ingresso vengono fermati da tre uomini della polizia di frontiera che chiedono loro di mostrare i passaporti e i biglietti aerei e poi li fanno attendere in una sala d’attesa. Passano diverse ore, e i tre uomini vengono accompagnati in una stanza più grande, con un bagno, una doccia e una grande vetrata attraverso la quale vengono sorvegliati dagli agenti di frontiera. Ma nel frattempo trascorrono anche i giorni, cinque per essere esatti, prima che Mathieu riesca a contattare l’avvocata dell’Asgi Giulia Crescini, a cui l’uomo rappresenta di essere stato trattenuto in condizioni di limitazione della libertà personale nella zona di transito aeroportuale di Fiumicino, di trovarsi in condizioni di grave disagio psicologico e difficili condizioni fisiche e, infine, di temere per la propria incolumità in caso di rientro in Marocco.

 

Da subito, Crescini si attiva, chiedendo alla polizia di recepire senza altro ritardo la richiesta di protezione internazionale, e di interrompere le operazioni di rimpatrio, rilasciando i tre cittadini congolesi. È quello che avviene il 4 dicembre, quando Mathieu, dopo sei giorni di trattenimento in una stanza dell’aeroporto di Fiumicino, trascorsi mangiando panini e senza avere alcuna possibilità di fare una doccia – non avendo con sé gli effetti personali che gli erano stati sequestrati – viene rilasciato e trasferito in un centro di accoglienza di Roma, ottenendo in seguito dalla competente commissione territoriale il riconoscimento della protezione internazionale. Ma c’è di più.            

              

Qualche settimana fa il tribunale civile di Roma ha condannato il Ministero dell’Interno al risarcimento del danno subito dall’uomo. «Dichiara la responsabilità del Ministero dell’Interno per l’ingiustificato periodo temporale di trattenimento dell’attore e di restringimento della sua libertà personale», si legge nella sentenza che porta la firma del giudice Pietro Persico. «L’uomo è stato trattenuto presso l’area di transito dell’aeroporto di Roma Fiumicino, senza che la limitazione della sua libertà sia convalidata dal giudice e senza che sia mai notificata la decisione di trattenimento», ha spiegato in punta di diritto l’avvocata dell’uomo, Giulia Crescini: «La limitazione della libertà personale protrattasi per 6 giorni è illegittima. In più l’uomo è stato trattenuto in locali del tutto inadeguati, in violazione dei suoi diritti fondamentali alla dignità personale, alla alimentazione e alla comunicazione con l’esterno». E poi ha aggiunto: «Il trattenimento, in spregio alla tassatività delle ipotesi di privazione della libertà personale, è stato disposto e protratto de facto senza un ordine e una convalida giudiziaria, bensì sulla base di una decisione informale unilateralmente assunta dalla polizia di frontiera».

 

Quello di Mathieu non è tuttavia un caso isolato. È una pratica, quella del trattenimento oltre misura di un cittadino richiedente asilo nelle zone di transito degli aeroporti, per cui il Comitato europeo per la prevenzione della tortura e dei trattamenti umani degradanti (Cpt) ha già censurato in passato le autorità italiane. «Si raccomanda che le autorità italiane garantiscano – scrive in un report il Comitato – che ogni cittadino straniero che viene privato della sua libertà nelle strutture di detenzione di Roma Fiumicino per più di 24 ore sia trasferito in una struttura di detenzione più adatta nelle vicinanze che offra accesso alla luce naturale e all’esercizio all’aperto». E poi la delegazione ha riferito anche i reclami ricevuti da alcune persone trattenute per ciò che riguarda la fornitura di cibo. «Un cittadino straniero che era stato nella zona di detenzione per circa 20 ore e un altro che vi aveva già trascorso 40 ore hanno affermato di non aver ricevuto alcun cibo», si legge nel report.

 

Indipendentemente dal governo in carica, comunque, questa pratica non si è mai arrestata. Gli allarmi sulla violazione dei diritti fondamentali giunti dal Garante delle persone private delle libertà, Mauro Palma, nell’ultima relazione consegnata al Parlamento, sono rimasti inascoltati. Risalgono a quel periodo, cioè alla fine del 2022, gli ultimi dati aggregati forniti in maniera ufficiale dal Dipartimento di Pubblica Sicurezza del Ministero dell’Interno al Garante. Sono state 3.896, in totale, le persone trattenute, alcune delle quali anche per più giorni, nelle zone di transito aeroportuali. Allo stesso modo, oltre 2.000 sono stati i cittadini stranieri trattenuti allo stesso modo nelle zone di frontiera marittime, di cui 1.800 solo all’interno del porto di Bari. Tornando agli aeroporti, invece, il primato dei trattenimenti spetta a Fiumicino (1.148), scalo che è seguito in questa speciale classifica da Milano Malpensa (1.050 persone).

 

Per ciò che riguarda Malpensa, i dati più aggiornati sono riferiti al giugno del 2023 e sono stati ottenuti dopo una visita dai legali dell’Asgi. «Quando abbiamo visitato il 20 giugno del 2023 gli uffici e le sale di permanenza che si trovano al piano terra dell’aeroporto in prossimità dell’Area B degli arrivi, luoghi che appartengono al gestore aeroportuale e sono concessi in gestione alla Polizia di Frontiera», dice a L’Espresso l’avvocato Nicola Datena «ci è stato comunicato che nei primi sei mesi dell’anno i respingimenti effettuati erano stati 546 e, tra queste persone respinte, 14 sono state trattenute nella zona di transito per circa 48 ore; 3 persone dopo una permanenza di tre giorni, e un uomo proveniente da Santo Domingo è stato respinto dopo una permanenza di quattro giorni». E poi aggiunge: «Nonostante il ministero riferisca che non si consumi alcuna forma di privazione della libertà personale nelle zone di transito, le persone in attesa di esecuzione del respingimento permangono in aree presidiate dalle forze dell’ordine, senza finestre e illuminate unicamente da luce artificiale, senza libero accesso ai propri effetti personali e al proprio telefono cellulare».

LEGGI ANCHE

L'E COMMUNITY

Entra nella nostra community Whatsapp

L'edicola

Un Leone contro Trump - Cosa c'è nel nuovo numero dell'Espresso

Il settimanale, da venerdì 16 maggio, è disponibile in edicola e in app