Il corteo dei manifestanti contro il decreto sicurezza era diretto verso Palazzo Montecitorio, a Roma, ma è stato subito bloccato e manganellato da poliziotti in assetto antisommossa. Il presidio è partito da piazza Barberini alle 14 di lunedì 26 maggio, i partecipanti sono arrivati via del Tritone, dove sono stati respinti. Sul posto anche alcuni parlamentari dell’opposizione, tra cui Matteo Orfini (PD): “Siamo qui per testimoniare la nostra contrarietà a un provvedimento autoritario e per sostenere la mobilitazione di sabato”. Durante le cariche delle forze dell'ordine l'assessore municipale Luca Blasi è rimasto ferito.

La discussione in Aula

Nel frattempo, alla Camera è iniziato l’esame della legge di conversione, che interviene su sicurezza pubblica, sgomberi, ordinamento penitenziario e contrasto all’usura. Le opposizioni denunciano gravi forzature nel metodo: il testo è stato trasformato in decreto d’urgenza, con una “doppia tagliola” che ha impedito la discussione e l’esame degli emendamenti in commissione. “È un abuso procedurale e un insulto al Parlamento”, ha detto Riccardo Magi (+Europa), ricordando che la Corte costituzionale esaminerà a ottobre un conflitto di attribuzione sul testo. In Aula, tra proteste e banchi della maggioranza semivuoti, si attende ora la probabile fiducia. Le opposizioni promettono battaglia anche al Senato. Alla fine della discussione, come prevedibile, il ministro dell'Interno Matteo Piantedosi ha posto la questione di fiducia sul Dl Sicurezza, con il testo identico a quello licenziato dal governo e, come accade raramente, non modificato dalle Commissioni che l'hanno esaminato. Il provvedimento verrà votato dalla Camera in settimana per poi passare al Senato dove dovrà ottenere il via libera entro il 10 giugno.