Attivisti con la kefiah, esponenti politici, artisti impegnati, ma anche persone comuni da tutta Italia e oltre: da qualche giorno “Taverna Santa Chiara”, nel cuore del centro storico di Napoli, il ristorante che riporta la scritta “eretici, folli, santi”, si è trasformato in un presidio permanente di chi sta dalla parte dei palestinesi e contro il genocidio. È successo dopo l’episodio di sabato 3 maggio, una polemica accesa avvenuta tra la titolare della taverna Nives Monda e una coppia di turisti israeliani. I due stavano magnificando la loro terra con altri turisti spagnoli e Monda, da sempre impegnata in politica, è intervenuta: “Ho ricordato che il loro Paese sta consumando un genocidio a Gaza, con 50mila civili uccisi” spiega. I due israeliani sono montati su tutte le furie: hanno acceso la videocamera del telefono per riprendere la scena e urlato “antisemita” e “sei dalla parte dei terroristi” alla ristoratrice che li ha invitati a lasciare il posto.

“Siamo stati cacciati” sostiene Geluah Moses, la donna della coppia. Il video ha fatto il giro del web e presto, molto presto sono arrivate per Monda minacce di morte e macabri auguri di stupro da parte di hater di varie parti del mondo. Il caso è diventato anche politico e sta dividendo la sinistra, cittadina e non: mentre la ristoratrice incassava la solidarietà di Laura Boldrini - che si è recata sul posto - e Sandro Ruotolo del Partito democratico, nonché dell’ex sindaco Luigi de Magistris, il sindaco Gaetano Manfredi e l’assessora al Turismo Teresa Armato, entrambi del Pd, hanno manifestato la loro vicinanza ai due turisti invitandoli a un tour a spese dell’amministrazione, scatenando le ire dei movimenti e della società civile; martedì 6 è stato organizzato un sit-in davanti alla sede del Municipio, con oltre 1000 partecipanti che hanno chiesto a gran voce le dimissioni di Manfredi e Armato, al grido di “Palestina libera!”. Il giorno dopo Monda ha incontrato in Comune il sindaco e parte della giunta, in un momento organizzato dai consiglieri Rosario Andreozzi e Sergio D’Angelo: “Non voglio chiarire nulla e non voglio scuse, le scuse sindaco e assessore dovrebbero farle alla città e al popolo palestinese” dice la ristoratrice. “Desidero che Manfredi si esprima contro il genocidio”.
Riavvolgendo il nastro, trascorrere un’oretta nei pressi della taverna fa capire come stia diventando, per qualche giorno, il quartier generale della causa palestinese e la protagonista della vicenda un simbolo. Un uomo dichiara di aver preso un treno da Firenze solo per stringerle la mano, i passanti la salutano a pugno chiuso mentre un'altra persona si mette in collegamento con la Svizzera perché la figlia vuole salutare in videochat la donna. Monda è piuttosto provata, tanto che per qualche giorno ha deciso di chiudere il ristorante dopo la baraonda recente con giornalisti, curiosi e simpatizzanti a prendere d’assalto il locale, presidio slow food solitamente frequentato e apprezzato: in una Napoli invasa dai visitatori e da pizzetterie mordi e fuggi, “Taverna Santa Chiara” viene considerata un’oasi di buon cibo e ritmi “lenti”. “Mi hanno chiamata da Gaza: una donna mi ha detto che se più gente facesse gesti del genere la loro situazione potrebbe cambiare” racconta Monda. Forse, quindi, l’episodio da traumatico può trasformarsi in un sostegno alla causa? “Non so, spero che muova certe acque. Io intanto devo pensare alla serenità dei miei soci e di chi lavora nel ristorante, nonché della mia famiglia e dei miei figli: le minacce continuano ad arrivare a raffica”. Le prime sono pervenute un quarto d’ora dopo che la coppia israeliana ha lasciato il locale: questo fa pensare che i due fossero in collegamento con una rete pronta ad attivare la campagna di “shitstorm” contro l’esercizio, inondato presto da centinaia di insulti e recensioni negative e bollato come antisemita. Messaggi “da Israele, chiaramente, ma anche dal Brasile e Stati Uniti, con una ex deputata del Pd che ha attivato un link per facilitare chi volesse boicottare il mio ristorante. Ho fatto partire le querele”.
Un altro aspetto piuttosto strano è legato a una telefonata che Monda ha ricevuto da Bari, prima tappa della vacanza italiana dei due israeliani. Le responsabili dell’associazione “Donne in nero di Bari”, un gruppo locale vicino alla causa palestinese, ha riferito che Moses, durante una loro manifestazione, le avrebbe provocate, definendole “terroriste e amiche di Hamas”, mentre il marito riprendeva la scena con lo smartphone come accaduto a Napoli. Una coppia di provocatori seriali? “Questo non posso giurarlo, ma il mio locale, per una politica di trasparenza, dichiara da quando è aperto la sua appartenenza: aderiamo alla campagna sugli spazi liberi dall’apartheid israeliana, siamo contro il governo Netanyahu e il genocidio in atto”. Per questo respinge l’accusa di aver cacciato la coppia, e sicuramente non sulla base della loro origine: “Ritengo diffamante definirmi antisemita. Ma sono antisionista e trovo illegale negare il genocidio. Comunque allontanerei chiunque stesse provocando disturbo a chi lavora e ai clienti. Hanno alzato in modo molesto la voce e i toni: tra i turisti spagnoli c’erano anche dei bambini, mi sembrava giusto proteggerli dalla lite”. Ora è decisa a lanciare un messaggio contro l’odio: “Al di là del merito, bisogna difendersi dalla potenza del web. Io ho amici che mi hanno protetta e manifestato solidarietà, ma se un minore o una persona fragile, senza scudi sociali, dovesse subire simili assalti non so come potrebbe reagire”.
