Dallo smaltimento alla produzione: negli impianti di Anagni e Colleferro, nel Lazio, due fabbriche rischiano un cambio di destinazione che suscita dubbi a livello etico, ambientale e di sostenibilità economica. Dopo anni dedicati allo smaltimento di esplosivi e armi esauste, la Knds Ammo Italy, filiale italiana della multinazionale franco-tedesca Knds, ha avviato le procedure per l’avvio di una linea di produzione di nitrogelatina. Si tratta di un propellente ad alto potenziale, utilizzato nella fabbricazione di munizioni e ordigni bellici. Knds Italy beneficerà di 24,5 milioni di euro, la fetta più ampia dei 41 milioni della prima tranche del piano Asap (Act in Support of Ammonition Production), presentato dalla Commissione europea al fine di «supportare e accelerare l’immediato aumento delle capacità di produzione di munizioni e missili nell’Unione», una delle priorità per il riarmo europeo. L’impianto potrà produrre a pieno regime 150 chili di nitrogelatina all’ora, utilizzabile nella fabbricazione di polveri d’artiglieria e munizioni. Sebbene la produzione non partirà prima di febbraio 2026, per fermarla si sono già mobilitati attivisti e cittadini.
Kdns è uno dei player chiave della difesa europea: nata come joint venture tra la francese Nexter e la tedesca Krauss-Maffei Wegmann, conta 10.000 dipendenti e 3,3 miliardi di fatturato. Knds Ammo Italy (ex Simmel) è una Spa, controllata al 100 per cento da Knds France. Andando a scorporare l’azionariato della casa madre, il 50 per cento è in mano all’agence des partecipations de l’Etat, il “ministero delle partecipazioni statali” francese e il restante 50 per cento appartiene invece alla famiglia Bode-Wegmann, che con la Krauss-Maffei Wegmann è nel settore della difesa tedesca fin dal 1860.
In Italia, la filiale della multinazionale franco-tedesca ha colto l’occasione per rilanciare lo stabilimento ex-Winchester, che possiede da circa un anno. Alla fine di questo intervento, dopo decenni di ridimensionamento dell’industria bellica sull’area industriale a Sud di Roma, verranno costruiti undici capannoni, su un’area di 35 ettari. Un investimento predatorio, secondo il comitato della Valle del Sacco e diverse realtà del mondo associativo e politico: i gruppi ambientalisti hanno già annunciato l’opposizione a un piano che percepiscono come calato dall’alto e poco trasparente. «Non abbiamo la possibilità di fare controlli: i documenti del progetto sono stati rimossi dal sito della Regione, dal momento che il procedimento autorizzativo per Knds non è ancora stato avviato formalmente», ci dice Alberto Valleriani, presidente del comitato, contrario al rilancio della fabbrica.
La questione ecologica non è secondaria: il territorio è stato dichiarato Sin (Sito d’Interesse Nazionale, area gravemente contaminata e bisognosa di bonifica) nel 2005. La politica, specialmente Fratelli d’Italia, spinge per una riperimetrazione. Ma i comuni di Anagni e Colleferro, dove Knds ha i suoi stabilimenti, restano tra i più contaminati a livello di ß-HSH (Beta esaclorocicloesano), una molecola che può inquinare falde acquifere e terreni, provocando tumori. Le bonifiche del Sin poi sono ferme, malgrado decenni di annunci. Inoltre, c’è la questione sicurezza: il 9 ottobre 2007, nell’allora fabbrica Simmel di Colleferro, durante la lavorazione di alcune munizioni un incidente uccise un operaio e ne ferì altri 14. Adesso, in molti si preoccupano del trasporto degli esplosivi fuori dalla fabbrica. Di questo e del protocollo di sicurezza abbiamo chiesto riscontro all’ingegnere Bruno Pirozzi, il direttore dello stabilimento, che però non ci ha risposto.