Solo in Europa, nel 2022, si stimano oltre 60 mila morti legate allo stress da caldo, un fenomeno che entro il 2050 riguarderà la metà della popolazione europea

Onu, le temperature estreme sono la nuova normalità e il caldo sarà sempre di più un "killer silenzioso"

Le immagini dal satellite diffuse dall'Agenzia spaziale europea sembrano la scena del crimine di un film, con chiazze di rosso acceso sparse ovunque sul continente. Il mosaico, ottenuto da cinque passaggi orbitali consecutivi del Copernicus Sentinel-3, rileva la temperatura della superficie terrestre attraverso l’energia termica emessa dal suolo, spesso superiore rispetto a quella percepita. I picchi sono impressionanti: 54°C a Siviglia, 45°C a Madrid, 45°C a Roma, 49°C a Foggia. Calde in modo anomalo anche le acque del Mediterraneo, con il Tirreno che raggiunge i 28°C. La causa, spiega l'Agenzia, è il formarsi di un "sistema di alta pressione, noto come cupola di calore che intrappola aria calda e secca, intensificando il caldo. Quando si sposta verso est, richiama masse d’aria ancora più roventi dal Nord Africa, facendo salire le temperature a livelli pericolosi". 

 

Secondo l’Organizzazione meteorologica mondiale (Omm) delle Nazioni Unite, le ondate di calore sono tra i fenomeni naturali più letali, "un killer silenzioso". Solo in Europa, nel 2022, si stima che oltre 60 mila persone siano morte a causa dello stress da caldo. Entro il 2050, questo rischio riguarderà circa metà della popolazione europea, in particolare nell’Europa meridionale. Ma gli effetti, drammatici, sono visibili già oggi. Nel pomeriggio di mercoledì 2 luglio, due persone sono morte per un malore legato al caldo eccessivo, entrambi in Sardegna. Un uomo di 75 anni è deceduto a Budoni, sulla costa nord-orientale e un 60enne pochi chilometri più a sud, a San Teodoro.

 

La causa di queste ondate di calore, ricordano gli esperti dell'Omm, è il cambiamento climatico provocato dalle attività umane, che rende eventi climatici estremi come il caldo anomalo più frequenti e più intensi. Lo dimostra il Sesto Rapporto di valutazione dell’Ipcc (Gruppo intergovernativo sul cambiamento climatico), secondo cui il Mediterraneo, l’Europa meridionale e l’Italia sono tra le aree più vulnerabili al riscaldamento globale e si stanno scaldando a un ritmo più veloce rispetto alla media mondiale. Il rapporto sottolinea che l’adattamento ha dei limiti e che contenere il riscaldamento entro +1,5°C è cruciale per evitare trasformazioni irreversibili. Per riuscirci, scrivono gli scienziati, servono azioni urgenti, equità sociale, coinvolgimento delle comunità locali e un cambiamento strutturale nei modelli economici e di sviluppo. Se la temperatura globale aumentasse di 3°C rispetto ai livelli preindustriali, le morti legate al caldo potrebbero triplicare rispetto a uno scenario di +1,5°C. La scarsità d’acqua colpirebbe fino al 54% della popolazione dell’Europa meridionale e circa 170 milioni di europei si troverebbero esposti a condizioni di siccità estrema, contro i 120 milioni previsti con un riscaldamento contenuto a 1,5°C.

 

Lo scenario immaginato a 1,5°C, però, resterà probabilmente solo ipotetico. Uno studio pubblicato a giugno 2025 da Earth System Science Data e firmato da 61 scienziati (tra cui membri dell’IPCC), afferma che l’obiettivo non è più raggiungibile. Il carbon budget residuo per restare sotto quella soglia ammonta a 130 miliardi di tonnellate di CO₂, ovvero meno di tre anni di emissioni ai ritmi attuali. Se si punta a restare entro i 2°C, restano solo 25 anni. D'estate la mappa termica d'Europa sembra una scena del crimine, ma su chi sia colpevole ci sono pochi dubbi. Abbiamo lasciato la nostra impronta ovunque.

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