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28 luglio, 2025La sentenza n. 135 del 2025 della Corte costituzionale stabilisce che il limite retributivo dovrà ora essere definito con decreto del presidente del Consiglio dei ministri, previo parere delle commissioni parlamentari competenti
È saltato il limite massimo di 240 mila euro di stipendio annuale per magistrati e dirigenti della Pubblica amministrazione. La Consulta ha dichiarato incostituzionale la parte del decreto legge n. 66 del 24 aprile 2014, varato dall'allora governo Renzi, che poneva il tetto salariale per i dipendenti pubblici, di fatto riducendo il salario per alcune categorie di dipendenti della Pa, in particolare quella dei giudici, ma anche per gli amministratori con deleghe nelle società controllate.
La sentenza n. 135 del 2025 della Corte costituzionale stabilisce che il tetto dovrà ora essere definito con decreto del presidente del Consiglio dei ministri, previo parere delle commissioni parlamentari competenti. La pronuncia non ha effetti retroattivi, ma le sue prescrizioni si applicheranno solo dal giorno successivo alla pubblicazione della sentenza in Gazzetta Ufficiale.
Inizialmente, il limite retributivo era stato introdotto con il cosiddetto decreto Salva Italia, nel 2011, che ancorava il tetto allo stipendio del primo presidente della Cassazione. In chiave di risparmio per la spesa pubblica, l'esecutivo guidato da Matteo Renzi l'aveva definito con la cifra fissa, appunto, di 240 mila euro.
Per i primi anni in cui la norma è stata applicata, essa è stata considerata non costituzionalmente illegittima poiché considerata una misura straordinaria e temporanea, giustificata dalla situazione di eccezionale crisi finanziaria in cui versava il Paese. Ma, negli anni, quella legge ha definitivamente perso il requisito di temporaneità.
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